venerdì 13 settembre 2013

Mood indigo - la recensione


La schiuma dei giorni di Boris Vian è un romanzo che ha avuto un enorme successo, dopo la morte dell'autore, probabilmente troppo intelligente, contraddittorio, anarchico e controcorrente per piacere da vivo. Vian è stato maestro nel tratteggiare mondi surreali, bizzarri, poetici e spietati al tempo stesso. Molto difficile rendere in immagini l'opera di un maestro delle parole con la passione per i neologismi immaginifici, ma se c'è qualcuno a cui affiderei il compito è proprio Michel Gondry.


Mood Indigo è un tentativo di tradurre in immagini un universo letterario immaginifico e surreale, dotato di leggi fisiche e morali "solo un po'" diverse dalle nostre, nel quale i personaggi si muovono in modo coerente anche se - ai nostri occhi - bizzarro. La prima parte è tutta dedicata alla descrizione del mondo in cui si muovono i personaggi: la casa di "Colén" è stupenda, ricca di oggetti semianimati, e Omar Sy è spettacolare nella caratterizzazione dell'amico-domestico Nicolas, che si destreggia come un mago fra i lavori di casa, senza disdegnare le lezioni di ballo. Colin vive di una piccola rendita; quando l'amico Chick - un fan del filosofo Jean-Sol Partre - gli rivela di essersi innamorato decide di cercare anch'egli una ragazza di cui innamorarsi e la trova in Chloé (bellissima la sequenza del primo appuntamento con i due che visitano tutta Parigi seduti in una "nuvola" attaccata ad una gru).  I due convolano presto a giuste nozze, ma Chloé si ammala subito: le cresce una ninfea all'interno dei polmoni, che un sapiente dottore (lo stesso Gondry) cercherà di curare con fiori e vietando a Chloé di bere acqua, per negare alla ninfea il suo elemento vitale. Tutto inutile: la malattia degenera, rovinando tutto ciò che la circonda: Colin deve iniziare a lavorare per poter pagare le cure, Nicolas invecchia a vista d'occhio, la casa in cui abitano si rimpicciolisce e prende un aspetto paludoso. Nel frattempo l'amico Chick spende tutti i soldi donatigli da Colin per sposare Alise in opere e gadget di Jean-Sol Partre, al punto che la esasperata ragazza prima uccide il filosofo e poi dà fuoco a tutte le librerie frequentate dal fidanzato, nel disperato tentativo di recuperare la sua attenzione. Riusciranno Colin, Nicolas e Alise a trovare la soluzione per ribaltare gli eventi a loro favore?


Romain Duris (Dobermann, L'appartamento spagnolo, Arsenio Lupin) è Colin come te lo aspetteresti dopo aver letto il libro: lieve, irresponsabile, innamorato. Omar Sy è semplicemente perfetto nel ruolo di Nicolas, l'amico-domestico di Colin che gli tiene insieme la vita, Audrey Tautou sulla carta sembra una scelta azzeccata per il personaggio di Chloé, ma vista in sala non mi ha convinto del tutto: da Il favoloso mondo di Amélie sono passati 12 anni, forse un'attrice più giovane sarebbe stata più coinvolgente. Gad Elmaleh (Train de vie, Una top model nel mio letto, Midnight in Paris) è un magnifico Chick, il fan di Jean-Sol Partre che indossa la stessa montatura di occhiali del suo idolo, di cui colleziona non solo i libri, ma ogni tipo di souvenir, senza probabilmente più chiedersi il significato dei discorsi del filosofo. Aïssa Maïga è Alise, la nipote di Nicolas e fidanzata di Chick che finirà con l'uccidere Partre (un momento molto liberatorio anche per lo spettatore!).
Spettacolare la scenografia di Stéphane Rosenbaum (già con Gondry in L'arte del sogno), un aspetto davvero fondamentale per la riuscita del film. Belli i costumi di Florence Fontaine (anche lei una vecchia conoscenza di Gondry)

 

Il regista per questo film è stato accusato di eccesso di manierismo ai danni del racconto e del coinvolgimento dello spettatore. Personalmente non condivido: ogni scena, ogni singola inquadratura è curata, sorprendente, magica. Gli effetti speciali sono un sapientissimo mix di arte d'altri tempi e grafica computerizzata, il che contribuisce a trasporre efficacemente sullo schermo il mondo, o meglio l'atmosfera del mondo descritto nel libro, senza scadere nella filologia fine a se stessa. Temo che, come il libro, anche il film verrà probabilmente apprezzato postumo, visto che in patria nel primo week end di programmazione raccolse solo 47.000 spettatori. Di fronte al disinteresse di fronte a un prodotto di questa qualità (sia pure con dei limiti), capace di prendere vita e valore al di là del libro da cui è tratto viene da domandarsi se il problema non sia nel pubblico (che pure di solito non sbaglia).


Il tentativo di Gondry a mio avviso è riuscito: nel film c'è tutto quello che si trova nel libro, chiaramente in modo meno approfondito. Probabilmente presuppone un tipo di pubblico che sia in grado di apprezzarne le strizzate d'occhio "culturali", come ad esempio la caricatura di Sartre (che pure all'epoca sostenne con convinzione il romanzo di Vian, dimostrando di essere meno trombone di quello che si crede). Resta comunque un film con scenografie e riprese spettacolari, pieno di gadget divertenti (l'auto trasparente, il campanello-insetto, le scarpe ringhianti) ben scritto, ben recitato e che racconta la storia di un amore assoluto. Mi pare che Gondry abbia fatto assai di più che svolgere un compitino!


2013 - Mood Indigo - La schiuma dei giorni (L'Écume des jours)
Regia: Michel Gondry
Fotografia: Christophe Beaucarne
Production design: Stéphane Rosenbaum
Costumi: Florence Fontaine

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