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lunedì 24 marzo 2014

Non buttiamoci giù


Nick Hornby ha la straordinaria capacità di conferire, sulla carta, credibilità a personaggi immaturi e un po' schiodati; trasferire la stessa levità sul grande schermo è invece operazione assai più complessa di quanto potrebbe apparire. Il francese Pascal Chaumeil, collaboratore abituale di Luc Besson, di certo non possiede lo stesso dono di Hornby, privo dello stesso gusto per il black humour resta a metà fra commedia e dramma senza imboccare con decisione nessuna delle due strade. Il film, senza essere una pietra miliare, è comunque godibile e ha il pregio di avere un cast estremamente ben assortito.


I personaggi entrano in scena uno alla volta: l'ex presentatore televisivo Martin, la casalinga fiaccata dalla solitudine e dalla quotidiana fatica Maureen, la giovane ribelle Jess e il rocker in crisi esistenziale J.J. si ritrovano la sera di capodanno in cima a un palazzo di Londra famoso per essere uno di quelli più frequentati dai suicidi. I quattro decidono di scendere insieme (A long way down, il titolo originale si riferisce sia a questa discesa verso il piano terreno che al tentativo di recuperare una vita "normale") e aiutarsi a vicenda, quais si trattasse di una famiglia elettiva. Nel libro si alterna frequentemente il punto di vista dei diversi personaggi, mentre nel film il mantenimento di una linearità di racconto fa sì che questo sia semplicemente diviso in capitoli dedicati a seguire un personaggio più da vicino degli altri.


Pierce Brosnan, in ottima forma fisica, mette le sue caratteristiche di attore brillante al servizio del personaggio del vacuo Martin, presentatore televisivo caduto in disgrazia a causa di uno scandalo sessuale. Toni Collette nel ruolo della derelitta Maureen conferma il proprio immenso talento. Una piacevole sorpresa è rappresentata dalla giovane londinese Imogen Poots, la sboccata ragazzina Jess in conflitto con il padre, un politico professionista (un Sam Neill poco riconoscibile - è un complimento); molto lanciato dopo Breaking Bad, Aaron Paul dà corpo a un credibile musicista divorato dal male di vivere. Cameo di lusso per Rosamund Pike, nel ruolo della stronzissima ex collega di Martin che massacra i quattro nel corso di una disastrosa intervista televisiva.
Nella crew tecnica si distingue il musicista italiano Dario Marianelli (V per vendetta, Anna Karenina, Jane Eyre, Quartet) che assembla un ottimo commento musicale.


Il film, rispetto al libro, ha la pecca di non approfondire il disagio mentale dei protagonisti, ma anche se la semplificazione può apparire fastidiosa, su un tema come questo è meglio mantenersi nel non detto piuttosto che addentrarsi su un terreno così periglioso senza saperne governare i chiaroscuri con la giusta dose di humour. Alcune scene, come la rissa nel resort sulla spiaggia, sono genuinamente divertenti, il monologo nel finale di Aaron Paul costituisce invece l'apice della parte drammatica.
Chaumeil è un fan, letterariamente parlando, di Hornby: probabilmente nel timore di distorcere troppo l'opera letteraria si dimentica di dare una spina dorsale al proprio film, che tuttavia si salva grazie all'ottima performance degli attori, ognuno bravo nella propria parte ma soprattutto capaci di una performance corale di grande affiatamento.
In definitiva il film mi è piaciuto più di quanto non si evinca da queste righe, una scelta che mi sento di consigliare per una serata poco impegnativa: un'ora e mezza di intrattenimento di qualità, non profondo ma nemmeno stupido, il che di questi tempi non è poco.


2014 - Non buttiamoci giù (A Long Way Down)
Regia: Pascal Chaumeil
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Dario Marianelli

giovedì 11 ottobre 2012

La morte può attendere - Waiting for Skyfall /20


Con l'inizio del nuovo millennio il mondo, ancora una volta è cambiato. L'11 settembre è stata la tragica dimostrazione che il terrorismo può davvero essere folle come e più quello immaginato nei film.
La morte può attendere è il film che chiude un ciclo, quello di Pierce Brosnan (ormai quarantanovenne e memore dei mugugni dei fans di fronte ad un Bond invecchiato), ma anche quello del "vecchio Bond": forse violento, ma mai privo di sicurezza in sè stesso e di quel certo tocco di humour britannico.
Più esplosioni, più morti, più sangue. L'assuefazione del pubblico alla violenza fa sì che per spettacolizzarla si debba arrivare agli estremi, così vediamo un Bond prigioniero e torturato, così lontano da "the winner who takes it all" che la domanda sorge spontanea: questo 007 ha ancora qualcosa a che vedere con l'originale?

Madonna - Verity

Per la regia viene ingaggiato Lee Tamahori, uno che era partito bene (Once were warriors, L'urlo dell'odio, Scomodi omicidi), che da qui in poi inizia a perdersi (xXx2, Next), e gli viene messo a disposizione il solito budgettone (140 milioni di $ circa). Le location, almeno quelle, sono all'altezza: Islanda, Hawaii, Cadice, i soliti studi Pinewood a Londra.
Desmond Llewelyn, deceduto per un incidente d'auto alla venerabile età di 85 anni, lascia la sezione Q in mano al suo "giovane di bottega" interpretato dall'ex Monty Python John Cleese, che mette a disposizione di 007 alcuni gadget notevoli, come l'anello ad ultrasuoni in grado di frantumare qualsiasi tipo di cristallo e una Aston Martin (bentornata, era ora!) Vanquish equipaggiata con mitragliatrici a ricerca automatica del bersaglio, gli immancabili missili, pneumatici a chiodatura estraibile per arrampicarsi su superfici ghiacciate e un fantasmagorico sistema di telecamere e proiettori che rendono la superficie dell'auto praticamente invisibile.

Rosamund Pike - Miranda Frost

Le bond girls non abbondano: poco più di un cameo per Madonna nei panni di Verity, la istruttrice di scherma del villain Gustav Graves, la esordiente Rosamund Pike, che dimostra comunque di avere i numeri (The libertine, Orgoglio e pregiudizio,  mattatrice nel bel An education e più di recente in La versione di Barney) nel ruolo della doppiogiochista Miranda Frost. Halle Berry nel ruolo di Giacinta Johnson detta Jinx, la bond girl buona, si permette la prima scena di sesso con 007 e un remake della scena della uscita dal mare in bikini con cintura e coltello che rese famosa Ursula Andress in Dr. No.

Halle Berry - Jinx

In effetti il film segna il 40° anniversario dell'inizio del franchise, e viene infarcito di chicche: nella sezione Q vediamo lo zaino a reazione usato in Thunderball, il jet Acrostar ed il coccodrillo finto utilizzati in Octopussy, la scarpa con lama avvelenata usata da Rosa Klebb, l'assistente di Ernst Blofeld. Inoltre quando il nuovo Q consegna il tradizionale orologio a Bond, gli dice ironicamente "questo è il ventesimo" riferendosi sì alla tendenza tipica di 007 alla distruzione dell'equipaggiamento speciale, ma contemporaneamente al numero di film di 007 (questo è infatti il ventesimo della serie).

Moneypenny (interpretata da Goldeneye fino a qui da Samantha Bond, un nome un destino) riesce a baciare 007, ma solo manipolando il programma di realtà virtuale di Q.
Infine in un cameo appare Deborah Moore, la figlia di Roger (è una hostess che serve da bere a 007).

Samantha Bond - Moneypenny


I titoli di testa sono di Daniel Kleinman, forse meno ispirato che in Il mondo non basta, ma l'inizio con gli scorpioni che richiamano le torture di 007 e il continuo contrasto ice&fire con la modella di ghiaccio che si scioglie ed i personaggi del film visti riflessi in lastre gelate ne fanno comunque una bellissima introduzione al film.
Pierce Brosnan sull'onda del sostegno popolare, avrebbe voluto continuare ancora per  un film, ma la EON invece matura un piano diverso. Ancora una volta affinchè nulla cambi tutto deve cambiare. A causa della concentrazione per acquisizione delle case di produzione, la MGM è ormai in possesso anche dei diritti per fare il film tratto da Casino Royale, l'unico libro originale di Ian Fleming ancora non sfruttato. Nulla di meglio per ricominciare che poter sfruttare una base così solida.
Si apre così ancora una volta la corsa alla successione, che vedrà il vaglio di diversi candidati alla nascita di un nuovo Bond: giovane, inesperto e moderno.
Di questo e di molto altro parleremo nella prossima puntata!




2002 - Die another day (La morte può attendere)
Regia: Lee Tamahori
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Lindy Hemming

lunedì 8 ottobre 2012

Il mondo non basta - Waiting for Skyfall /19


Il mondo non basta è il film più genuinamente "007" della serie di Pierce Brosnan e per molti versi rappresenta un ritorno al passato. La storia avrebbe potuto benissimo essere scritta da Fleming ed interpretata da Sean Connery (ai suoi tempi). Il titolo stesso è una dichiarazione programmatica di "bondismo". The world is not enough è infatti la traduzione inglese del motto Orbis non sufficit, che altro non è se non il motto cavalleresco della famiglia Bond (come già si era scoperto in On her majesty's secret service). Divertente notare come la finzione filmica si intrecci con la storia reale: il motto della famiglia Bond, quella che diede i natali al Sir Thomas Bond, baronetto e dignitario di corte della regina madre Henrietta Maria (madre di Carlo II) è davvero Orbis non sufficit. A Sir Thomas è dedicata la celebre Bond street a Londra, ed il motto e lo stemma di famiglia erano riportati su una vetrata della chiesa  di St. Giles Camberwell, distrutta nel XIX secolo. Per la cronaca il motto riprende parte dell'epitaffio tombale di Alessandro Magno: "Un sepolcro ora è sufficiente a colui per il quale il mondo non fu abbastanza".

Maria Grazia Cucinotta - Cigar Girl

Il plot, anche se un po' cupo, è classicamente bondiano e narra di un doppio inganno per ragioni di vendetta personale e di predominio sulle risorse energetiche mondiali attraverso un attacco nucleare, tanto per non farsi mancare nulla.
La regia fu affidata a Michael Apted (Chiamami aquila, Gorky Park, Gorilla nella nebbia, ultimamente Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero), ma solo dopo aver vagliato Joe Dante (Gremlins I e II, Matinée, La seconda guerra civile americana) e Peter Jackson, che all'epoca era ancora lontano dalla fama del Signore degli anelli ma è notoriamente un fan sfegatato di 007.
Le location sono inusuali ed interessanti, da Bilbao a Londra, Baku in Azerbaijan e Istanbul (in cui Bond non tornava dai tempi di Dalla Russia con amore).


Serena Scott Thomas - Dr. Molly Warmflash


In questo film si conclude il contratto di product placement con la BMW, che dopo la Z3 in Goldeneye e la 750i in Tomorrow never dies, qui presenta la spider "grossa" Z8, equipaggiata con lanciamissili e telecomandabile attraverso il portachiavi. Altri gadget interessanti sono un bastone con impugnatura-pistola, un grimaldello celato in una carta di credito (non è la prima volta che 007 si serve di un oggetto di questo tipo, evidentemente un equipaggiamento standard dell'MI6), un orologio dotato di sparacavo riavvolgibile, occhiali da sole dotati di lenti a raggi x e che in più nascondono un telecomando per detonatore.
Nella scena di inseguimento sul Tamigi 007 utilizza la cosiddetta "Q boat", un piccolo motoscafo corazzato, equipaggiato con ogni genere di arma e capace di immergersi per percorrere brevi tratti sott'acqua.


Denise Richards - Dr. Christmas Jones

Le Bond girls tornano numerose: Maria Grazia Cucinotta nel ruolo della Cigar girl, letale assassina in tuta di pelle al soldo del cattivissimo Renard (un ottimo Robert Carlyle). Serena Scott Thomas, sorella minore della più celebre Kristin, interpreta la dottoressa Molly Warmflash, impegnata nella valutazione sanitaria di 007; una questione che ovviamente Bond "metterà a nudo".
Denise Richards, ex modella, attrice e futura moglie di Charlie Sheen interpreta l'improbabile fisico nucleare in canottiera ed hot pants Christmas Jones, la bond girl "buona". Il ruolo le varrà ben due Razzie Awards (premio dato alle peggiori performance dell'anno, tradizionalmente il giorno prima della cerimonia degli Oscar).
L'ambigua Elektra King interpretata da Sophie Marceau è definitivamente di un altro livello. Anche se il personaggio della King è di origine azera, la Marceau non rinuncia a mostrare al mondo perchè le donne francesi sono famose come seduttrici: un letale mix di sex appeal, felinità, manipolazione e purissima cattiveria che non può non conquistare. Una delle migliori Bond girls di tutti i tempi, che si rigira gli uomini come le pare e piace.

Sophie Marceau - Elektra King

I titoli di testa sono ancora di Daniel Kleinman, che sfrutta il tema "petrolio" ricoprendone i corpi delle ballerine, con riflessi di volta in volta oro, verde, rosa sempre a ricordare i colori dell'olio minerale. Le pompe di estrazione del greggio ricordano in qualche modo i martelli che camminano del video di The Wall dei Pink Floyd, insomma un capolavoro! Il tema musicale è affidato ai Garbage, che regalano una delle più belle canzoni di sempre, da cui trarranno un memorabile videoclip che già da solo sarebbe un film.
Il pregio più grande di The World is not enough è senza dubbio l'equilibrio: tutti gli ingredienti che hanno fatto grande 007, glamour, azione, intreccio, bellissime donne, sono dosati con sapienza.
Le critiche negative si concentrarono sulla inverosimiglianza dell'intreccio, che poteva confondere qualche spettatore disattento, evidentemente la EON non ritenne di prenderle in considerazione, visto che il capitolo successivo, La morte può attendere, ha una trama esageratamente inverosimile. Il XX secolo si chiude dunque con un grande acuto nel franchise di 007. Il nuovo millennio porterà alcuni cambiamenti, di cui parleremo nelle prossime puntate, non perdetevele!





1999 - The world is not enough (Il mondo non basta)
Regia: Michael Apted
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Lindy Hemming

giovedì 4 ottobre 2012

Il domani non muore mai - Waiting for Skyfall /18


Dopo il grande successo ottenuto da Goldeneye la EON - capitanata ormai da Barbara Broccoli e Michael G. Wilson dopo la morte di Albert "Cubby" Broccoli - decise di inizare a gocare pesante e portando il budget per il film successivo alla stratosferica cifra di 110 milioni di dollari. Dopo il rifiuto di Martin Campbell a proseguire nella serie, come regista venne selezionato Roger Spottiswoode (sceneggiatore di 48 ore con Eddie Murphy e regista di film come Sotto tiro, Con Air, Fermati o mamma spara, Turner e il casinaro), a cui era già stata prospettata la possibilità di girare uno 007 ai tempi di Timothy Dalton.
Forse per raccogliere fondi a sufficienza per coprire lo sfrozo di budgeting, questo è il film di Bond in cui il product placement è più evidente, auto, moto, telefoni, navi, nulla sfugge alla sponsorizzazione bondiana; in compenso l'impero del tycoon dell'informazione Elliot Carver, il villain della situazione, (un ottimo Jonathan Price) ricorda in modo un po' inquietante quello di Rupert Murdoch. Senza arrivare a tanto, però gli scandali scoppiati nel 2010 parlano da soli!

Sea Shadow STEALTH boat

Il Bond degli anni 90 è più eurocentrico: il film è ambientato prevalentemente a Londra, Amburgo e solo parzialmente a Hong Kong. La scena prima dei titoli di testa, ambientata in Afganistan, in realtà fu girata sui più tranquilli Pirenei.
L'era dello 007 di Brosnan è probabilmente quella con i gadget tecnologici più divertenti, grazie anche allo sviluppo dell'elettronica che rende quasi verosimile anche l'impossibile!
In questo capitolo la sezione Q sforna: un telefonino (Ericcsson) capace di colpire gli avversari con una scossa elettrica ad alto voltaggio ed equipaggiato inoltre con: antenna-grimaldello, scanner di impronte digitali, schermo con comandi per la guida a distanza di una BMW 750i equipaggiata con vari dispositivi di difesa ed attacco. Per la prima (e finora unica) volta Bond si serve di una berlina tre volumi invece di una spider o una coupé.

Cecilie Thomsen - Prof. Inga Bergstrom

La partnership con la BMW era effettivamente iniziata già in Goldeneye in cui compariva brevemente una spider Z3 che non aveva avuto però molto spazio nello svolgersi degli eventi.
Bellissime le scene di inseguimento con Bond che guida l'auto sdraiato sotto al sedile posteriore e da antologia l'inseguimento in moto con Brosnan e la Yeoh che compiono evoluzioni da scooter ammanettati insieme a bordo di una BMW R1200C (una delle più brutte moto di sempre della casa bavarese).
Nel film compare la Sea Shadow, una sorta di catamarano realizzato con tecnologie STEALTH, si tratta di un vero progetto sperimentale degli anni 80 della marina USA. La barca è recentemente andata all'asta per un valore di 3 milioni di dollari circa, ma purtroppo una condizione di vendita impedisce al proprietario di utilizzarla per navigare.

Teri Hatcher - Paris Carver

Interessanti le bond girls: la modella danese Cecilie Thomsen interpreta la professoressa che tutti sognamo: Inga Bergstrom, l'insegnante di danese di 007. Teri Hatcher, futura famosa casalinga disperata è Paris Carver ex amante di 007 e sfortunata moglie del cattivone. La Hatcher durante le riprese era incinta di tre mesi  e si dovette ricorrere a qualche trucco di luce e sartoria per nascondere le rotondità incipienti. Il ruolo principale andò a Michelle Yeoh attrice cinese-malese (Miss Malesia 1983) che ama eseguire i propri stunt senza controfigura. Nonostante oltre a questo film la Yeoh abbia preso parte a La tigre e il dragone e Memorie di una geisha e si sia presa il lusso di rifiutare il ruolo di Seraph in Matrix reloaded, non è mai riuscita a sfondare davvero e, almeno in Italia, è famosa più che altro per essere la compagna di Jean Todt, ex direttore sportivo della Ferrari.
Fra i cattivi l'henchmen principale è Götz Otto, attore già comparso in Schindler's List di Spielberg, che quando al provino gli chiesero di presentarsi in venti secondi senza scomporsi ne impiegò cinque per dire "Sono grosso, cattivo, biondo e tedesco" e conquistarsi il posto!

Michelle Yeoh - Wai Lin

I titoli di testa sono ancora appannaggio di Daniel Kleinman che ne innova decisamente lo stile. Bella l'apertura con lo specchio che si rompe, le ballerine vengono mostrate disposte tipo batteri nei vetrini. Suggestiva anche la collana con diamanti che si aprono a formare i satelliti di un pianeta. Il tema è cantato da Sheryl Crow, ed è una canzone classicamente bondiana, questa caratteristica non permette però alla bella musicista americana di sfoderare la rock attitude che l'ha resa celebre.

Pierce Brosnan ormai si è guadagnato la stima di tutti,e non si può certo definirlo solo un bravo indossatore (anche se questa è una dote importante, come abbiamo visto nel passato). Il James Bond degli anni 90 spinge sulla tecnologia: la serie di 007 non è certo nuova nuova a pericolose  navi, sottomarini e satelliti-arma, l'evoluzione tecnica però fa sì che ciò che questi oggetti hanno perduto in esotismo lo guadagnino in credibilità, e quindi in possibilità di identificazione da parte dello spettatore.

Il film fu un successo, ripagando (quasi di quattro volte) la EON dello sforzo finanziario notevolissimo per produrre in un solo anno e con ottimi risultati qualitativi un film che battesse il ferro ancora caldo di Goldeneye.
Rinnovata la stabilità dell'azienda e la fiducia della MGM, Barbara Broccoli potè dunque dedicarsi con cura alla produzione del capitolo successivo, uno dei migliori della serie, dall'evocativo titolo di Il mondo non basta. Nella prossima puntata vi spiegherò cosa evoca e vi racconterò qualche dettaglio sulla sua produzione, molto più impegnativa rispetto al capitolo precedente.




1997 - Tomorrow never dies (Il domani non muore mai)
Regia: Roger Spottiswoode
Scenografia: Allan Cameron
Costumi: Lindy Hemming


martedì 2 ottobre 2012

Goldeneye - Waiting for Skyfall /17


Dopo i risultati insoddisfacenti di Licence to kill la EON si trovò ad affrontare un periodo in cui le difficoltà sembravano sommarsi: da un lato si riaprì una battaglia legale sul copyright della serie 007, dall'altro Albert Broccoli aveva ormai passato la soglia degli 80 anni, il materiale originale scritto da Fleming da cui trarre spunto per le sceneggiature era stato sfruttato fino all'osso. Il diciassettesimo film di Bond, inizialmente previsto per il 1990 con Timothy Dalton protagonista subì continui slittamenti, finchè nel 1994 l'attore ormai demotivato rescisse il contratto. Non ultimo problema, nell'opinione di molti critici il personaggio di 007 era troppo legato alle atmosfere della guerra fredda e non avrebbe potuto trovare spazio nel rinnovato assetto geopolitico seguente la caduta del muro di Berlino.

Serena Gordon - Caroline

Ancora una volta la EON seppe dimostrare a tutti i detrattori che si sbagliavano. La produzione del film venne affidata alla figlia di Albert, Barbara Broccoli, che aveva collaborato col padre fin dai tempi di Octopussy, ed al figliastro Michael G. Wilson (figlio della prima moglie di Broccoli  e dell'attore Lewis Wilson) già co-sceneggiatore di diversi film di 007. Come nuovo protagonista venne ingaggiato Pierce Brosnan, già preso in seria considerazione come successore di Roger Moore, famoso per l'innata eleganza ed ironia. Quanto al plot, lo sceneggiatore Michel France seppe sfruttare benissimo il periodo caotico ed euforico seguente alla disgregazione dell'Unione Sovietica, dimostrando che un rinnovato 007 avrebbe potuto benissimo trovare posto anche nel mondo moderno. Il titolo, Goldeneye, è il nome della villa jamaicana in cui Fleming passava alcuni mesi tutti gli anni e dove scrisse tutti i libri di James Bond. Oggi la villa, a quanto mi risulta, appartiene a Chris Blackwell, proprietario della Island Records (label discografica di  Roxy Music, Brian Eno, Grace Jones, Marianne Faithfull, Tom Waits e U2), che l'ha trasformata in un hotel. Chi programmasse un viaggio ai caraibi dia pure un' occhiata qui.

Izabella Scorupco - Natalya Simonova
Il mondo rispetto agli anni 80 era cambiato: più politicamente corretto ma non per questo meno violento. Colpo da maestro: il nuovo M (il capo del misogino Bond) è donna e madre, alterna a grande freddezza e durezza un certo senso di materna protezione. Lo scambio di battute con Bond in questo senso pone le basi per un rinnovato rapporto fra 007 e l'MI6. Judi Dench si guadagna in poche battute un ruolo che la renderà popolarissima.
A parte questo, gli stilemi di Bond restano tutti: come auto personale di 007 viene recuperata l'Aston Martin DB5, una vera icona. La sezione Q, interpretato come sempre da Desmond Llewelyn, continua a sfornare gadget letali ed ultratecnologici (un binocolo con trasmissione immagini integrata, una cintura con cavo d'acciaio, un orologio - Omega - che nasconde un laser per tagliare i metalli ed un trasmettitore radio collegato con un detonatore di mine, una biro che cela una potente carica esplosiva).

Famke Janssen - Xenia Onatopp
Le Bond girls non possono mancare: Serena Gordon, attrice televisiva inglese, interpreta Caroline, psicologa incaricata di valutare 007 presto sedotta grazie ad una corsa in auto ed a una bottiglia di Bollinger (lo champagne preferito dal nostro). Minnie Driver non si può considerare una vera e propria Bond girl perchè compare nel ruolo di Irina, donna di un mafioso russo. L'interpretazione è magistralmente esilarante e non le si può negare la citazione!
Famke Janssen attrice olandese con una passato da modella per Victoria's Secret interpreta una henchmen memorabile: Xenia Onatopp, assassina sadica che ama stritolare le proprie vittime con le gambe. In realtà sarebbe molto più temibile essere presi a calci, perchè la giunonica Famke dall'alto del proprio metro e ottantatre manovra lunghe leve che terminano con piedi taglia 46!
Il ruolo di Bond girl principale spetta invece a Izabella Scorupco, ex cantante di origina polacca ma cresciuta in Svezia. Bellissima e di eleganza innata interpreta la coraggiosa programmatrice russa Natalya Simonova.

Minnie Driver - Irina
 I titoli di testa cambiano finalmente autore: Daniel Kleinman reinterpreta in chiave moderna lo stile che da sempre contraddistingue questa parte dei film di Bond. Il tema principale è la caduta del comunismo,  rappresentata da statue di Lenin e Stalin che vengono demolite da figure femminili. Bellissima l'apertura con la camera che "vede" la pallottola arrivarle addosso e poi ne segue la traiettoria e la chiusura dei titoli  attraverso la canna di una pistola.
Il tema del film, molto riuscito, è affidato alla bravura compositiva di Bono e The Edge degli U2 ed alle capacità interpretative di Tina Turner, quando si dice voler andare sul sicuro! 

Nonostante qualche gufata della vigilia (Brosnan, di origine irlandese, era stato apostrofato da certa stampa britannica come "James O'Bond") il nuovo 007 è un mix irresistibile di eleganza (vestiti made in Italy firmati Brioni) e capacità atletica. Quello di Brosnan sarà "action Bond" con incredibili evoluzioni, ad esempio lo stunt che apre la pellicola con il bungee jumping giù dalla diga è stato fatto realmente e fu record del mondo.
Ancora una volta il passaggio di attore protagonista è avvenuto positivamente: restando fedele a sè stesso più che mai, il rinnovato 007 è perfetto per i suoi tempi e pronto per nuove avventure, perchè come scopriremo nella prossima puntata, Il domani non muore mai!




1996 - Goldeneye 
Regia: Martin Campbell
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Lindy Hemming