mercoledì 12 gennaio 2011

Hereafter - How soon is now?



E' con una certa preoccupazione che siamo entrati in sala per darvi conto dell'ultima opera di Clint Eastwood, di cui non pensiamo siano necessarie presentazioni.
La preoccupazione era dovuta parzialmente al tema trattato (l'aldilà) e in altra parte alle numerose recensioni comparse in questi giorni, divise fra il "capolavoro" ed il "povero vecchio, ormai si sente un piede nella fossa". A nostro avviso l'opera resta di un gradino al di sotto delle sue migliori, quanto alla seconda ipotesi vi rimandiamo alla foto qui sopra, a voi il giudizio!
Sgombriamo dunque preventivamente il campo da malintesi, Hereafter non è un film sulla morte, nè su cosa ci attende dopo la morte. A dispetto di sguardi superficiali Eastwood  con questo film ci ricorda che viviamo qui, adesso e solo di questo dovremmo preoccuparci. Che il discorso provenga da un autore di 80 anni (assai ben portati peraltro) è forse un sintomo dei nostri tempi irrisolti e depressi?

Belle e azzeccate le scenografie, in particolare la casa da single di Matt Damon e quella da intellettuale di una Cecile de France sempre molto ben vestita. Il che, oltre a piacerci "a prescindere", è anche ben in accordo con il personaggio.
Per potenza visiva e senso della misura la sequenza dello tsunami è da storia del cinema e da sola varrebbe il prezzo del biglietto.

La trama segue tre personaggi che più diversi non potrebbero essere: George Lonegan (Matt Damon), un sensitivo americano che rifugge dal proprio "dono" di comunicare coi morti (o meglio con le loro anime), Marie Lelay, una giornalista francese (Cecile de France - belga a dispetto del nome - Il giro del mondo in 80 giorni con Jackie Chan) in vacanza nel sud est asiatico travolta dallo tsunami, che prova un esperienza di vita oltre la vita e Marcus, un ragazzino inglese (Frankie McLaren, e il gemello George) proveniente da una famiglia disastrata (la madre è eroinomane) e che perde il proprio fratello gemello per un incidente automobilistico. I destini di questi tre personaggi seguiranno per quasi tutto il film strade parallele, per poi incrociarsi nel finale.

Questi personaggi, ciascuno a modo proprio ossessionato dalla morte, sperimentano dapprima l'incomprensione: George, perchè non vuole sfruttare economicamente le proprie possibilità di mettersi in relazione con l'aldilà; emblematico che a nessuno interessi cosa LUI provi o quanto gli costi, i suoi clienti vogliono solo sapere cosa ne è dei cari estinti. Marie, dopo essere quasi annegata nello tsunami inizia a porsi ed a porre domande importanti, sempre percepite come fuoriluogo. Il suo fidanzato-capo le spiega infastidito come sia ovvio che dopo la morte non c'è nulla, chiunque abbia buon senso lo sa. Incompresi anche i gemelli, che amano - ricambiati - la propria madre così com'è (anche se non rinunciano a sperare che diventi migliore).
Il secondo tema è la difficoltà a comunicare (o di ascoltare?). Quanto a George nè il fratello nè la possibile fiamma Melanie (Bryce Dallas Howard, figlia del Ron regista, vista in Twilight: Eclipse, Spiderman 3 di Sam Raimi, Come vi piace di Kenneth Branagh e Manderlay di Lars Von Trier) riescono a capire che lui non vuole più praticare un "dono" che porta più dolore che serenità. Riguardo a Marie, nè la casa editrice per cui dovrebbe scrivere un libro, nè il fidanzato-capo (che ci mette pochissimo a sostituirla, e non solo in video) riescono a capire la sua ansia di ricerca, di risposte. Nessuno, infine, intorno a Marcus, sembra realmente capire la sua necessità di ritrovare l'unico punto fermo della sua vita, letteralmente strappatogli via.
Il destino fa sì che i tre protagonisti si incontrino a Londra, dove avverrà la catarsi finale ed i nodi si scioglieranno in un inno alla vita.

Riassumono bene il film due frasi di George: quando - per bocca del fratello - afferma che non si può vivere pensando sempre alla morte, e quando tenta di convincere Melanie che ci sono cose, nel passato nostro e dei nostri cari che è meglio restino non dette. La poverina non lo ascolta e uscirà sconvolta dall'esperienza del contatto con l'aldilà.

Eastwood pare ammonirci: non ci è utile sapere se c'è e come è fatto il dopo... Quello che ci serve è capire che siamo comunque provvisori, e non è mai troppo tardi (citando gli Smiths: "quanto presto è ora?") per scegliere, con tutti i rischi che questo comporta, la vita.

sabato 1 gennaio 2011

L'esplosivo piano di Bazil - Shot of love


Dopo cinque anni, torna a dirigere un nuovo film Jean-Pierre Jeunet. Forte di alcuni titoli memorabili nel passato (l'abrasivo Delicatessen, ma anche il sanguinario Alien la clonazione oltre al celeberrimo Il favoloso mondo di Amélie), come tutti i grandi autori Jeunet ama sviluppare alcune tematiche che gli sono care: la famiglia - spesso d'elezione più che di sangue - il rapporto con la morte e, soprattutto, la casualità che rende la vita imprevedibile e affascinante.
Se dovessimo condensare in un aggettivo l'universo immmaginario di Jeunet non avremmo dubbi: strambo!  Strambi sono i personaggi, strambo il mondo in cui vivono: un universo al margine del mondo reale. Non per questo però i sentimenti sono meno profondi ed i dolori meno veri; non fa e non si fa sconti Jeunet: la vita è dura anche quando è magica!

Bazil, il protagonista interpretato da Dany Boon (qui sempre convincente dopo l'ottima prova in Giù al nord), da bambino perde il padre artificere in Africa saltato su una mina antiuomo, fuggito dall'orfanatrofio lo ritroviamo commesso in un negozio di dvd (come, nella realtà, fece Quentin Tarantino, solo un caso o una strizzata d'occhio?). Una sera, coinvolto per caso in una sparatoria, sopravvive ma gli resta una pallottola conficcata nel cervello. In seguito al ricovero in ospedale perde tutto: casa, lavoro e fiducia nella vita. L'incontro con una comunità di barboni riciclatori di rifiuti gli regalerà una famiglia e nuova speranza ("devi toglierti quella pallottola dalla testa figliolo", ovviamente non in senso letterale). Bazil viene per caso (o per magia?) a scoprire che le due fabbriche che hanno prodotto la mina che uccise il padre ed il proiettile che si porta nella testa si trovano proprio nella sua città e proprio una di fronte all'altra, come in una infinita guerra di trincea. Escogita dunque un piano, aiutato dai suoi improbabili quanto versatili amici, per abbattere le due multinazionali produttrici di sofisticati strumenti di morte.
Ovviamente Bazil non si abbasserà al livello dei suoi nemici, che verranno perduti dalla loro stessa avidità e destinati ad essere ridicolizzati e messi a nudo attraverso la nuova arma: internet (Jeunet precorre il fenomeno wikileaks con apprezzabile anticipo).

Come sempre nei film di Jeunet la scenografia è semplicemente adorabile. Bellissimo il contrasto fra le abitazioni, con interni in perfetto stile "steampunk", underground, tecnologici e retrò al tempo stesso per la banda dei barboni, uno stile techno-minimal per uno dei due direttori delle fabbriche d'armi e perfetta casa borghese per l'altro (interpretato da André Dussollier, presenza costante nei film di Jeunet, i meno giovani lo ricorderanno come uno dei tre scapoloni - il pilota d'aerei - di Tre uomini e una culla di Coline Serrau).

Jeunet ci presenta un mondo dove il male è presenza costante, ci sono dittatori che escogitano colpi di stato, fabbricanti d'armi senza scrupoli, malviventi che si sparano per strada. C'è anche chi, come Bazil, non ha più nulla, nè padre, nè madre e una minaccia costante per la sua vita dentro al suo corpo.
Eppure questa strana famiglia di barboni dimostra di avere ciò che il denaro non può comprare: l'amore ed il sostegno di una famiglia, sia pure "di risulta", come i personaggi ripetono spesso. Come tutto il materiale che toccano sono imperfetti, mutilati nell'anima o nel corpo, aggiustati alla meglio. Però, insieme ai difetti, ognuno di loro ha un talento e la volontà dimetterlo a disposizione di chi ama. 
Si prende così com'è, il materiale di risulta, lo si aggiusta e - a volte - se ne può trarre una vera e propria opera d'arte, come Petit Pierre lo strambo l'inventore sa fare costruendo con le posate un robot che chiede l'elemosina!