giovedì 28 ottobre 2010

Buried - Se telefonando...


Dopo una lunga pausa, dovuta parzialmente alla carenza di titoli validi, rieccoci a dire la nostra sul titolo del momento: Buried - Sepolto. Quale titolo più adatto per la serata di Halloween? Noi però, a scherzetti di questo tipo abbiamo sempre preferito un dolcetto (a volte anche in bottiglia).
Il film è una coproduzione ispano-australiana capitanata da un regista finora sconosciuto ai più: Rodrigo Cortés.
La trama è presto detta: il convoglio di Paul, camionista "contractor" in Iraq, viene assaltato da terroristi che lo prendono in ostaggio, lo chiudono in una cassa e lo sotterrano. Il film inizia da qui, con Paul che si risveglia nella cassa e inizia una singolare odissea telematica per farsi tirar fuori. Apprenderemo poi che il nostro deve racimolare nientemeno che cinque milioni di dollari per mantenere viva la speranza che lo vengano a liberare.

La sceneggiatura inizialmente pare ricalcare un livello di un ipotetico videogame: c'è un problema da risolvere (l'uomo deve uscire dalla cassa) e ci sono un certo numero di strumenti a disposizione: telefono cellulare, accendino, torcia, coltello e una matita. Tutto sta nel vedere l'utilizzo che il protagonista farà della propria dotazione. 
Invece nel corso del film  l'attenzione non si posa mai troppo sugli aspetti pratici, nonostante l'apparenza iniziale, al regista non importa nulla della verosimiglianza. La sceneggiatura offre in questo senso più buchi di un colapasta, ma - appunto - non è attraverso il metro del verosimile che va valutata la pellicola, bensì con quello dell'emozione, il che di per sè risponderebbe già a un bel pezzo della definizione di Cinema. 

Le risorse a disposizione del malcapitato Paul sembrano non esaurirsi mai, ma non è quello l'importante, ciò che conta è che il protagonista - e con lui lo spettatore - pensi che potrebbero esaurirsi da un momento all'altro; trovata interessante e intelligente che permette di mantenere alto il livello di tensione.  
La cassa di buon legno in cui è rinchiuso Paulie varia le proprie proporzioni in base ai suoi stati d'animo, ci pare, in particolare, in base alla quantità di speranza che gli resta.

Con un film di questo genere non faremo ai potenziali spettatori il torto di anticipare alcunchè della trama. Poichè il protagonista ed i personaggi (o meglio le loro voci) sono yankee ma la produzione è spagnola, tenteremo invece un'analisi comparata del modo di risolvere i problemi rispetto alle culture mediterranee:
  • E' evidente che Paul provenga da una cultura più civile della nostra poichè egli nemmeno per un minuto perde la fiducia nell'ordine costituito, demandando agli organi preposti la propria salvezza invece di, semplicemente, arrangiarsi.  
  • Gli States appaiono come Paese di infinite risorse, ma schiavo della procedura; l'inizativa personale è malvista, meglio attenersi ai protocolli previsti... Quale europeo si fiderebbe dei protocolli previsti, ammesso che esistano? 
  • Non solo: Paul sta al gioco e si fida addirittura della buona fede dei suoi rapitori, che pure dimostrano di essere spietati e non si curano di prospettargli alcuna garanzia. Au contraire sulle nostre sponde ci sembra si sia sempre guardato in bocca al cavallo, soprattutto quando regalato. 
  • Paul - inoltre - certamente proviene da un cultura maggiormente secolarizzata, infatti non prega. Chi di noi fra tronisti, pupe o secchioni che si sia, chiuso in una cassa nel deserto dell'Iraq senza serie prospettive di uscirne, si sente di affermare che rinuncerebbe a tentare una preghierina che - tanto - male non farà?
Tutte le scene si svolgono all'interno della cassa, dove il mondo esterno penetra grazie ai rumori, o alle voci trasportate da un telefono. Il regista merita una menzione speciale per essere riuscito a non annoiare neanche per un minuto del film, che pure si svolge in uno spazio piuttosto angusto. Rodrigo Cortés (Yul, 15 days, The contestant) si guadagna sul campo i rari galloni di autore virtuoso senza risultare stucchevole o autocompiacente.
Ryan Reynolds (una strana carriera in bilico fra diversi generi, da Maial College a Blade:Trinity, Amityville horror, Un segreto fra di noi, fino al più recente Wolverine- le origini. Le più accorte lo avranno ammirato nello spot Hugo Boss Bootled Night è convincente come volto, corpo e voce di un Paul che telefona compulsivamente a chiunque gli passi per la testa (in questo - finalmente! - simile a noialtri).


I costumi non ci sono, rileviamo solo pubblicità nemmeno troppo occulta per una  marca di accendini a benzina molto glamour ed una altrettanto famosa marca di smartphones d'oltreoceano. A questo proposito un particolare che abbiamo trovato divertente: l'agente dell'FBI ha difficoltà a rintracciare il numero di telefono chiamante, ma in compenso è lestissimo nel suggerire il modo più veloce per passare dalla chiamata a vibrazione a quella a suoneria, proprio come se sapesse quale modello viene utilizzato dal protagonista.

In definitiva, non sappiamo se consigliarvi o meno di dare fiducia a questo film. I personaggi sono stupidi, l'atmosfera claustrofobica e il protagonista si ostina a complicarsi la vita non dando le informazioni chiave ai suoi interlocutori, il che ci è risultato piuttosto snervante. Di contro è comunque buon cinema, l'ora e mezza di durata passa rapidamente, l'idea è originale e va di moda parlarne. A voi la scelta dunque!
Da parte nostra chiudiamo con una comunicazione di servizio: prima di recarvi in Paesi pericolosi è saggio fare un salto qui. Poi non dite che non lo sapevate!