giovedì 30 agosto 2012

La spia che mi amava - Waiting for Skyfall /10


L'anno successivo all'uscita di The man with the golden gun il produttore Harry Saltzman incontra alcune difficoltà finanziarie che lo portano a cedere ad Albert Broccoli la propria quota di partecipazione nella EON, la casa di produzione di tutti i film "ufficiali" di 007. A partire dal 1975 Broccoli resta dunque l'unico proprietario dei diritti cinematografici per l'agente segreto più famoso al mondo. Lungi dal "lasciare", Broccoli raddoppia il budget per il nuovo film a 14 milioni di sterline. Il film esce nel 1977, tre anni dopo l'episodio precedente e si caratterizza per essere il primo con una sceneggiatura originale (solo il titolo, infatti è ripreso da un racconto di Fleming, dal contenuto del tutto diverso).

 

La sezione gadget e veicoli tona ad essere abbastanza nutrita: dal lato inglese abbiamo un orologio da polso (Seiko, se ben ricordo) con telescrivente tipo Dymo integrata (divertente!), una racchetta da sci-lanciarazzi e un visore per microfilm portatile celato dentro un portasigarette.
I servizi russi dotano i propri agenti con sigarette al narcotico, mentre il cattivo Stromberg dispone di una enorme petroliera che in realtà è una nave mangia-sottomarini (ne può contenere addirittura tre!)
La sezione Q, sempre capitanata da Desmond Llewelyn, fornisce a 007 una moderna Lotus S1 sommergibile, dotata di diversi armamenti. Bond inoltre si esibisce alla guida (in divisa da marina doppiopetto) di uno dei primi scooter d'acqua, anche se non si può propriamente parlare di una dotazione speciale.

Caroline Munro - Naomi

Le locations, grazie al budget tornano ad essere varie ed esotiche: le scene sottomarine sono girate (come di consueto per la EON) alle Bahamas e in parte a Malta, ma il prologo è ambientato a St.Moritz, molte scene sono girate in Egitto e in Sardegna.

Torna ad esserci un certo numero di Bond girls: anche se il ruolo preponderante è quello del Maggiore Amasova, non si fanno disprezzare nè Olga Bisera, disinvolta attrice di film di serie B (o C, o D...) di origine jugoslava nel ruolo di Felicca assistente del trafficante Max Kalba, nè la splendida inglese Caroline Munro, che interpreta Naomi, una tirapiedi del cattivo principale, Stromberg. La Munro aveva un certo nome nelle produzioni horror, avendo fra l'altro lavorato con Christopher Lee (ossia "L'uomo dalla pistola d'oro") in 1972 - Dracula colpisce ancora!

Olga Bisera - Felicca

La parte della leonessa la fa il maggiore Anya Amasova, anche identificato come agente XXX (quanti anni prima che il titolo andasse a Vin Diesel?), con esplicito riferimento alla classificazione dei film a luci rosse negli Stati Uniti. Il ruolo di questa donna autonoma e pericolosa viene sostenuto in modo piuttosto convincente da Barbara Bach, una modella e attrice newyorkese che aveva però lavorato quasi sempre in Italia (con registi come Castellari e Corbucci). Bellissima donna, nel 1981 sposerà nientemeno che Ringo Starr, ed è un sodalizio che dura ancor oggi. Al maggiore Amasova dobbiamo la rivelazione del vero nome di Q, cioè maggiore Boothroyd. Per la cronaca nella stessa scena si scopre anche che il nome di battesimo di M è Miles.

Barbara Bach - Anya Amasova

I titoli di testa sono sempre firmati da Maurice Binder che potenzia lo stilema delle sagome nere su sfondo saturo e, come in The man with the golden gun, utilizza delle ginnaste per compiere evoluzioni più che allusive sulla canna di una pistola. La canzone del film (nomination all'Oscar poi vinto da You light up my life ) è composta e cantata da Carly Simon. La canzone è leggermente atipica rispetto al consueto canone 007 perchè il titolo (Nobody does it better) è diverso da quello del film, che viene però ripreso nel testo.

Dopo Guy Hamilton la regia viene affidata a Lewis Gilbert (che aveva già diretto il controverso Si vive solo due volte, quello con Connery truccato da giapponese), che mantiene lo stile ""funny bond" caratteristico degli anni 70.
La fotografia è affidata a Claude Renoir (nipote e collaboratore in più occasioni di Jean), che aveva al suo attivo diverse collaborazioni con Vadim, fra cui il famoso Barbarella.

Roger Moore ormai ha definitivamente conquistato i fan della serie di 007 (anche se i sostenitori di Connery non saranno d'accordo), mantenendo il proprio stile piacione e scanzonato, oltre che dimostrando film dopo film ottime doti di indossatore (qui lo vediamo con diversi outfit, dal beduino all'ammiraglio passando per  le amate giacche doppiopetto.
Albert Broccoli ormai è padrone e signore della EON, che nel tempo in effetti diventerà l'azienda di famiglia. L'aumento di budget si è rivelato un ottimo affare, dal momento che il film è andato benissimo. Squadra che vince non si cambia, tutti riconfermati per il capitolo successivo, che nei titoli di coda viene annunciato essere Solo per i tuoi occhi, mentre invece sarà Moonraker, e la prossima settimana scoprirete perchè!


1977 - The spy who loved me (La spia che mi amava)
Regia: Lewis Gilbert
Scenografia: Ken Adams (nomination all'Oscar vinto da Star Wars)
Costumi: Rosemary Burrows

venerdì 24 agosto 2012

If a man answers...cominciano i guai!


This gun for hire, oltre che un bel film con Veronica Lake e Alan Ladd, è il nome del servizio di recensioni à la carte di questo blog. Questa è stata richiesta per Lara e Virgilio che domenica convoleranno a nozze, e la scelta del film mi pare piuttosto azzeccata.
Una sposa per due (titolo originale If a man answers) è una commedia romantica per certi versi un po' diversa dal solito. La protagonista è la giovane Chantal figlia di una ex ballerina delle Folies Bergère e di un posato uomo d'affari di Boston. Spinta al matrimonio dal padre stufo di aspettarla sveglio fino alle ore piccole quando esce con i numerosi ragazzi che la corteggiano, e cogliendo al volo il trasferimento per motivi di lavoro della famiglia a New York, Chantal in breve tempo rimorchia il brillante fotografo Eugene, e grazie ai saggi consigli della madre Germaine in breve tempo riesce a farsi sposare.

In amor vince chi fugge...

Il matrimonio però, lungi dall'essere una conclusione si rivela un cammino irto di difficoltà, prima fra tutte il calo di attenzione del giovane Eugene. Chantal ricorre ancora una volta all'aiuto della madre, e viene rivelata la vera idea geniale del film: si scopre che l'esperta Germaine ha impostato il rapporto con il marito seguendo fedelmente i consigli di un manuale di addestramento per cani! Ovviamente il sistema funziona a meraviglia anche per Chantal, fin quando l'invidiosa amica Tina non svela il segreto a Eugene, il quale da uomo tutto d'un pezzo degli anni 60 non può far altro che offendersi. Ancora una volta Chantal ricorre al consiglio materno e in base alle indicazioni di Germaine, si inventa un amante, un certo Robert Swan, allo scopo di far ingelosire Eugene. La situazione precipita quando ritornando a casa Chantal vi trova il signor Swan in carne ed ossa. Eugene, a quanto pare, è stato meno ingenuo del previsto e ha architettato un controscherzo con l'aiuto del padre, Adam. A questo punto è Chantal ad offendersi e a tornare a casa dai genitori, fin quando l'innamorato Eugene si fa trovare a casa con tanto di guinzaglio e collare: essere il cucciolo l'uno dell'altro non è poi tanto male!

Bobby e Sandra impegnati in una schermaglia

La pellicola è interpretata da una splendida e platinatissima Sandra Dee (Come sposare una figlia, Scandalo al sole, Torna a settembre), appena ventenne ma già da un pezzo "fidanzatina d'America", dal marito Bobby Darin famoso cantante degli anni 50 che si è preso però la soddisfazione di recitare per registi del calibro di Cassavetes e Siegel. Fra i comprimari troviamo Micheline Presle (una lunga carriera recitando fra gli altri per Negulesco, Lang, Chabrol) nel ruolo della madre di Chantal, una disinvolta e divertente figura di mamma "parigina". Fra i comprimari si segnalano Stefanie Powers (futura stella del telefilm Cuore e batticuore), bellissima anche lei e Cesar Romero nel ruolo del padre di Eugene; quasi impossibile riconoscere in lui il Joker del buffo telefilm di Batman degli anni 60.

Micheline - Germaine, la vera protagonista! 

Nel cast tecnico spicca Russel Metty, direttore della fotografia di Howard Hawks, Orson Welles e premio Oscar per la fotografia di Spartacus di Kubrick. Qui si prende una pausa di tutto relax regalandoci però immagini patinate del american way of life e di una Sandra Dee mozzafiato inviluppata nei deliziosi costumi di Jean Louis, un mostro sacro dell'Hollywood fashion, basti dire che sono suoi i vestiti di Rita Hayworth in Gilda.

Sandra Dee e Stefanie Powers: scegliereste la bionda o la mora?

Il film, visto oggi, potrebbe essere tacciato di maschilismo e di "apologia di matrimonio", ma se è solo per quello a quel tempo si portavano serenamente le pellicce, si trincava whisky facendosi meno problemi di quanti ce ne facciamo oggi per una coca-zero, Eugene - horreur! - fumava sul posto di lavoro. Insomma era un mondo diverso, ma che va sempre visto nel registro della commedia.
Sandra Dee e Bobby Darin si trovavano più o meno nella stessa condizione personale dei protagonisti: infatti erano sposati da meno di due anni e avevano appena avuto il loro primo ed unico figlio (ebbene sì anche se non si direbbe, in questo film Sandra era reduce dalla gravidanza, potere dei 19 anni), il che a mio avviso regala una verve del tutto particolare alle rispettive interpretazioni.

Sandra Dee e Jean Louis, risultato mozzafiato!

Dagli anni 60 in qua molte cose sono cambiate, ma per fortuna ancora adesso la gente continua in modo più o meno fortuito, buffo, romantico, disperato, inevitabile a volersi bene. Anche se l'istituzione del matrimonio non gode più della considerazione sociale che aveva cinquanta anni fa,  ancora oggi c'è chi ha il coraggio di pronunciare il fatidico "finchè morte non ci separi"; l'importante è ricordarsi che è l'inizio e non la conclusione di una storia d'amore: addestrarsi a vicenda un po' ogni giorno a dare e ricevere attenzioni proprio come si farebbe con un amico a quattro zampe non mi pare nè disdicevole nè degradante. Credo anzi sia una metafora molto efficace: così come il cane prende il carattere che gli dà il padrone, così la persona che ci vive accanto sarà fatta un po' come ce la siamo meritata.
Ma sto divagando, mentre tutto quello che ci resta da dire è: congratulazioni Lara e Virgilio, siamo tutti con voi!





mercoledì 22 agosto 2012

L'uomo dalla pistola d'oro - Waiting for Skyfall /9



Roger Moore, alla seconda fatica come James Bond, si conferma il volto giusto per lo 007 degli anni 70 (e anche degli anni 80, ma all'epoca non si poteva ancora immaginare). Visto il successo dell'operazione "cambio di protagonista" effettuata con Live and let die, la produzione punta ancora su di un mix di avventura, spettacolo e humour, mettendo - a tratti - quasi apertamente in ridicolo lo stesso personaggio di Bond. Il faccione ammiccante di Moore, ormai all'apice della carriera, è quello giusto per la nuova immagine e Saltzman e Broccoli possono dire di aver imparato una nuova lezione: al cambio di attore deve corrispondere anche una "rinfrescata" alla personalità del personaggio, che di conseguenza cambierà stile più volte nel corso del tempo. Sembra banale dire che ogni attore interpreta il "suo" 007, ma in effetti non è un ragionamento del tutto scontato, come la disavventura del bistrattato Lazenby sta a dimostrare.

Maud Adams - Andrea Anders

La storia non è del tutto di routine perchè a fianco della solita organizzazione criminale di alto livello questa volta c'è un cattivo d'eccezione: l'uomo dalla pistola d'oro, ossia un killer professionista che uccide le proprie vittime con un proiettile d'oro sparato dalla propria particolarissima pistola  dello stesso prezioso metallo. Il killer, interpretato da Christopher Lee (nella vita reale cugino di Ian Fleming, quando uno dice i casi della vita) uccide a tariffa fissa di un milione di dollari e si diletta in duelli all'ultimo sangue con i killer più pericolosi del mondo dopo averli attirati nella propria residenza, che nella finzione si trova in cina e nella realtà è la meravigliosa spiaggia di Puhket, in Tahilandia.

Dal punto di vista gadget e mezzi di trasporto, questa volta è il cattivo a farla da padrone con la pistola d'oro, composta assemblando un portasigarette, un accendino, dei gemelli da polsino e un penna stilografica, tutti d'oro ovviamente. Inoltre Scaramanga (questo è il nome del killer) dispone anche di un modulo jet da attaccare al tettuccio dell'auto per trasformarla in aeroplano, un accessorio che di certo in molti hanno sognato di avere nelle deprimenti code estive!

Torna a furor di popolo il personaggio di Q, assente nel capitolo precedente (i produttori lo ritenevano troppo legato ai battibecchi con il Bond di Connery), ma non ci sono gadgets interessanti a parte il "terzo capezzolo" che viene fabbricato per consentire a 007 di spacciarsi per Scaramanga.
Bond si consola con un salto "avvitato" in macchina sopra un fiume. Non c'è trucco non c'è inganno lo stunt venne effettuato per ben due volte in modo che potesse essere ripreso per bene. L'auto utilizzata è un AMC Javelin, ma non so dirvi di più, se non che è brutta!


Il cast prevede due svedesone da calendario: Britt Ekland, prototipo della svedese che ogni uomo sogna, ex moglie di Peter Sellers, oltre che futura ex di Rod Stewart è l'agente Mary Goodnight, un po' svampita, a parole decisissima a resistere alle avances di Bond in mancanza di intenzioni serie di quest'ultimo: un personaggio gradevole e divertente che viene premiato...con la sopravvivienza. Maud Adams (all'anagrafe Wikström) interpreta invece Andrea Anders, amante-prigioniera di Scaramanga, anche lei molto bella, è una delle poche Bond girl "ricorrenti", la ritroveremo infatti nel ruolo di Octopussy nel film omonimo e comparirà in un cameo in A view to a kill.

A completare il cast Clifton James nella macchietta del semplicione sceriffo Pepper (personaggio che dopo l'inseguimento sui barchini di Live and let die ritroviamo qui a fianco di 007 durante l'inseguimento in auto di Scaramanga)
Last but not least Hervé Villechaize nel ruolo del piccolo ma efficiente Nick Nack, sì è proprio lui è Tattoo di Fantasilandia.

Britt Ekland - Mary Goodnight

Per i titoli di testa l'immarcescibile Maurice Binder conserva lo stile nero-colore, giocando con il colore oro e con tutti i doppi sensi associabili ad una pistola. La canzone, molto trascinante, è cantata da Lulu, ignoro se all'epoca fosse famosa, ma non mi risultano altri successi discografici degni di nota. La canzone si inserisce nel filone Goldfinger, in quanto descrive l'avversario di 007, per il resto è perfettamente nello standard 007 che abbiamo ormai imparato a conoscere.
Il film riscosse un discreto successo, minore però del precedente capitolo. Ciononostante Moore non venne minimamente messo in discussione, forse anche a causa del fatto che alcune complicazioni finanziarie stavano per impensierire la Eon, al punto che il capitolo successivo, La spia che mi amava uscì dopo ben tre anni di spasmodica attesa, l'intervallo più lungo registrato fino a quel momento






1974 - The Man with the golden gun (L'uomo dalla pistola d'oro)
Regia: Guy Hamilton
Scenografia: Peter Murton
Costumi: Elsa Fennell



lunedì 20 agosto 2012

Uno squalo al cinema - Due




C'è poco da fare: quando si tratta di dare un tocco di classe ad un video, magari in bianco e nero non c'è nulla di più sicuro che utilizzare una Citroën DS!

Anche uno dei cantanti più popolari d'Italia, Raf, in questo video per il suo singolo Due, tratto dall'album Cannibali e caratterizzato da una elegante ambientazione postmoderna in bianco e nero, ricorre al fascino della DS per completare l'atmosfera.
Il video si segnala anche per la presenza di una giovane, splendida e biondissima Anna Falchi, che fa sempre una gran figura!

Come ormai sapete le mie preferenze musicali non sono per il melodico italiano, ma questo video lo trovo molto bello e persino un vero figliolo indubitabilmente italiano come Raf riesce ad essere abbastanza credibile come bel tenebroso. Sarà l'effetto della DS?


Due, 1993

giovedì 16 agosto 2012

Vivi e lascia morire - Waiting for Skyfall /8


1973: Sean Connery ha ormai dato un irrevocabile addio al personaggio dell'agente segreto più famoso del mondo, per la EON di Albert Broccoli e Harry Saltzman si pone il pressante problema di trovare un sostituto che possa essere apprezzato dalla critica. Scottati dall'esperienza fatta con George Lazenby, questa volta  vengono attentamente vagliati diversi candidati: Jeremy Brett (che aveva impressionato i produttori per la sua interpretazione in My Fair Lady), Julian Glover (che intepreterà invece il ruolo di vilain in Solo per i tuoi occhi) e  Michael Billington. Alla fine la spunta Roger Moore, che era già stato in lizza per il ruolo fin dai tempi di Dr. No e che aveva dalla sua la popolarità raggiunta in ruoli molto "compatibili" con Bond come il Lord Brett Sinclair di Attenti a quei due e - soprattutto - la lunga militanza nel ruolo del Simon Templar televisivo.
A Moore, al contrario di quanto avvenne con Lazenby venne lasciata ampia libertà di reinterpretare il personaggio con il proprio stile. Del resto i tempi ormai sono cambiati ed un aggiornamento non può far male (anche nell'abbigliamento, purtroppo, come testimonia la foto sopra con 007 in canottiera e completino Jeans azzurro mutanda). Un dettaglio un po' buffo a pensarci: Connery nell'ultimo film interpretato appariva - a 41 anni - già piuttosto "stagionato" dal punto di vista fisico, mentre Moore iniziò a interpretare Bond all'età di 45 anni per i successivi 12 anni!



Concluso ormai il ciclo della SPECTRE (e probabilmente anche per variare un po'), venne utilizzato come base per la sceneggiatura il secondo romanzo scritto da Fleming Live and let die, dove il cattivo è il primo ministro dell'isoletta caraibica di Sainte Monique, che governa utilizzando la paura per i riti voodoo e pianifica di acquisire il monopolio della vendita di droga negli Stati Uniti. La sceneggiatura (comoe già in Una cascata di diamanti e nel successivo L'uomo dalla pistola d'oro) è firmata da Tom Mankiewicz, figlio del Joseph di Eva contro Eva e futuro autore di film come Cassandra Crossing, Ladyhawke ed i primi due Superman.

I gadgets tornano a farsi interessanti: a parte un classico rilevatore di microspie da utilizzarsi nelle stanze d'albergo, c'è un orologio Rolex in grado di generare un fortissimo campo magnetico, proiettili anti-squalo caricati con un gas che si espande molto velocemente. Anche i cattivi non scherzano, utilizzando feticci voodoo attrezzati con telecamere e fucili per il controllo del territorio. 
I mezzi di trasporto non hanno particolari dotazioni, in compenso c'è una scena di inseguimento con i motoscafi con un salto - effettuato per davvero - di 30 metri che entrò addirittura nel Guinness dei primati.

Jane Seymour - Solitaire

Le Bond girls tornano finalmente ad avere un po' di carattere: Jane Seymour interpreta la cartomante Solitaire, che si innamora perdutamente di Bond (anche perchè lui la inganna con un mazzo di tarocchi truccato). L'aspetto fisico della Seymour, esile elegante e con gli occhi di due colori diversi è molto adatta ad un personaggio un po' enigmatico. Come accade spesso alla Bond girls la carriera della Seymour è poi decollata prevalentemente in TV.
Gloria Hendry invece interpreta  la prima Bond girl di colore: l'agente Rosie Carver. Indimenticabile sia la parrucca-permanente sia il fisico, davvero statuario. La Hendry, a parte questo ruolo ha recitato in diverse pellicole di genere blaxploitation e ha preso parte a diverse serie TV, ma senza riuscire a fare un vero salto di qualità.

Gloria Hendry - Rosie Carver

La regia resta saldamente nelle capaci mani di Guy Hamilton, che continua sul filone "funny Bond" per il quale fra l'altro Moore è molto più portato rispetto a Connery. L'azione viene continuamente contrappuntata da scenette divertenti, come quando 007 trova il serpente nel bagno della sua stanza (che differenza rispetto al ragno di Dr. No!), o tutta la scena dell'inseguimento di motoscafi con la macchietta dello Sceriffo Pepper (Clifton James).

In omaggio al cambiamento dei tempi, da questo film in poi nella sequenza "gunbarrel" Bond non porterà più il cappello. I titoli di testa rimangono appannaggio del solito Maurice Binder, che aggiunge  al consueto stile il tema fiamme e un gusto voodoo per i teschi ed i volti spiritati. La canzone omonima del film è bellissima ed è firmata nientemeno che da Sir Paul McCartney, un vero colpaccio per la EON.

Al contrario di quanto avvenuto per Al servizio segreto di sua maestà questa volta il cambio di attore protagonista venne vissuto in modo assai poco traumatico. Il film registrò una ottima affluenza del pubblico, sebbene inferiore alle aspettative della produzione, e Moore venne confermato senza pensarci su due volte. 
L'anno successivo uscì infatti L'uomo dalla pistola d'oro: 007 ormai aveva cambiato volto e Moore sarebbe rimasto per ben altri sette capitoli, stabilendo un primato di longevità difficilmente superabile.





1973 - Live and let die (Vivi e lascia morire)
Regia: Guy Hamilton
Scenografia: Syd Cain 
Costumi: Julie Harris



lunedì 13 agosto 2012

Uno squalo al cinema - Malavida



Per la settimana di ferragosto mi sembrava divertente mettere una foto di gente imbacuccata per il freddo, quindi vi parlo del video di un gruppo che rientra a pieno titolo fra i miei miti di gioventù: La Mano Negra.

Fra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90 lo stile della musica pop cambiò radicalmente scoprendo il meticciato culturale. Un gruppo che faceva una musica diversa da tutto quello che si era sentito prima erano proprio i Mano Negra: francesi sì ma spesso di origine spagnola, italiana, algerina cantavano in diverse lingue e utilizzavano le sonorità più strane. Ai miei 17 anni sembravano arrivati da un altro pianeta!
Il video che vi propongo in questa puntata della rassegna dedicata alla Citroën DS è quello del loro primo singolo, Malavida.
Non manca un intero filare di DS mezze rottamate: il sogno di ogni  appassionato di questa meravigliosa auto, di cui inizia ad essere veramente difficile trovare i ricambi!



Malavida, 1988

giovedì 9 agosto 2012

Una cascata di diamanti - Waiting for Skyfall /7



In seguito alle critiche pesantemente negative (a dispetto del buon successo commerciale) sull'interpretazione di Lazenby in Al servizio segreto di Sua Maestà, la EON di Saltzman e Broccoli operò per il successivo capitolo Una cascata di diamanti una decisa marcia indietro. Venne vagliata l'ipotesi (affascinante ed esotica, a mio giudizio) di ingaggiare John Gavin (un ottimo palmarés: A time to love and a time to die, Imitation of life, Psyco, Spartacus), ma alla fine si preferì dare un sacco di soldi a Sean Connery perchè tornasse un'ultima volta ad interpretare 007.
Poi ci fu il problema sceneggiatura: il seguito logico di Al servizio segreto di Sua Maestà è Si vive solo due volte, ma l'omicidio della moglie di Bond non poteva neppure restare impunito. Si optò, come sempre, per il fregarsene. Una cascata di diamanti non è un sequel diretto del capitolo precedente, ma comunque la saga di Blofeld trova una conclusione, con tanti saluti al rispetto delle storie originali di Fleming.

Il film ebbe un successo strepitoso, ai miei occhi (solo per i miei occhi?) però è anche una operazione industriale che dimostra la chiarezza di vedute della EON: un erase & rewind ripartendo tenendo presente  un modello già collaudato come Goldfinger; azione, location USA e una certa dose di humour. Non a caso alla regia venne richiamato lo stesso Guy Hamilton di GoldfingerPeter Hunt - invece - cessa ogni collaborazione con la factory di Broccoli dopo Quatro film da montatore o aiuto regista e la direzione di  Al servizio segreto di Sua Maestà.

Jill St. John - Tiffany Case

La propensione all'ironia e al british humour di Hamilton si evidenzia in scene al limite del grottesco come la fuga sui moto-tricicli da spiaggia o quando Bond per non farsi notare da un avversario finge un bacio appassionato voltandosi verso il muro e abbracciandosi da solo, come Ralph Malph nella sigla di Happy Days!
Ripensando ai capitoli precedenti sembra quasi che all'alzarsi del livello di rischio la produzione desse meno enfasi a gadgets eclatanti per la dotazione di Bond: in questo capitolo vediamo "solo" delle impronte digitali fasulle su una pellicola da applicare sui polpastrelli e una calamita usata da Q per sbancare le slot machines di Las Vegas.
La Aston Martin DBS, sostituta della mitica DB5, compare in una fugace ripresa in cui si intuisce che la sezione Q la sta potenziando, mentre a Las Vegas Bond sfugge  a bordo di una Ford Mustang ad un inseguimento della polizia che a tratti ricorda molto quello di The Blues Brothers.

Lana Wood - Petty (Plenty) O' Toole

L'attore che interpreta Blofeld (a proposito l'idea dei sosia utilizzati per confondere le idee agli avversari non vi ricorda la vicenda di Saddam Hussein?), Charles Gray, era già comparso in Si vive solo due volte nel ruolo del contatto americano di Bond in Giappone, Dikko Henderson.
E' un vero peccato che nella versione finale sia stato tagliato un cameo di Sammy Davis Jr. nel ruolo di un giocatore al casinò di Las Vegas.


Le Bond girls non sono particolarmente memorabili, se non per i soliti incredibili nomi. Il ruolo principale è quello di Tiffany Case, interpretata da Jill St. John, attrice prevalentemente televisiva, oltre che protagonista di alcune campagne della Coppertone negli anni 60. Nei primi anni 80 la si poteva ammirare in numerose puntata di Love Boat, Fantasilandia e anche Magnum P.I. Donna molto bella, come Bond girl non si capisce se le manca un po' di personalità o se è una caratteristica del personaggio.
Personalità che invece prorompe di nome e di fatto dal decolleté di Lana Wood nel ruolo di Plenty O' Toole, una acchiappagonzi del casinò di Las Vegas che viene eliminata quasi subito in modo piuttosto brutale. Nella versione italiana il nome venne ritenuto non sufficientemente evocativo ed il personaggio venne così ribattezzato "Petty", tanto per non lasciare spazio all'immaginazione.

Un Connery poco convinto...

Maurice Binder continua con le variazioni su tema nei titoli di testa, con il solito gioco di contrasti fra nero e colore supersaturo, qui con l'aggiunta di riflessi di diamante.  La canzone, Diamonds are forever, è perfettamente all'interno della "regola" Bond: titolo e ritornello che richiamano il titolo del film, a cantare viene chiamata per la seconda volta miss Shirley Bassey (guarda un po' la stessa di Goldfinger). Nell'edizione italiana del film viene inserita una versione - sempre della Bassey - con parole in italiano che merita l'ascolto.

Il film riscosse un grande successo di pubblico, placando le ire dei critici, la missione di restaurazione dello status quo compiuta dalla EON si concluse quindi anche troppo bene.

Girato la boa degli anni 70, i tempi erano ormai cambiati e probabilmente anche 007 doveva comunque cambiare per restare fedele a se stesso. Sean Connery all'uscita del film pronunciò la fatidica frase "never again", aprendo di fatto la lotta per luna complicata successione. Questa storia ed il suo esito le potrete però leggere nel prossimo capitolo, per oggi mi fermo qui!




1971 - Diamonds Are Forever (Una cascata di diamanti)
Regia: Guy Hamilton
Scenografia: Ken Adam
Costumi: Don Feld

lunedì 6 agosto 2012

Uno squalo al cinema - Extraterrestre 90



Proseguendo sul versante videoclip (anche a causa del recente KO del mio PC nuovo, sgrunt!) questa settimana vi propongo il video di Extraterrestre di Eugenio Finardi.
Questa canzone venne originariamente pubblicata nell'album Blitz del 1978 ed è un poetico inno alla voglia di ricominciare da capo e di porsi obiettivi sempre nuovi.
Nel 1990 venne ripubblicata nell'album La forza dell'amore che contiene numerose riedizioni aggiornate di suoi pezzi storici, spesso avvalendosi della collaborazione di colleghi illustri come Ivano Fossati, Ligabue e Rossana Casale.

Purtroppo il video che si trova su Youtube ha una qualità piuttosto scarsa, ma nessuna macchina come la Citroën DS può essere associata più efficacemente al concetto di "astronave"!

A chi non piacerebbe partire su una DS cabrio per ricominciare una nuova stimolante avventura?
 E allora auguro a tutti i miei lettori di fare delle vacanze molto riposanti, e di trovare al rientro una rinnovata voglia di compiere grandi imprese, e se un extraterrestre scenderà dal cielo a darci una mano...tanto meglio!
Bon voyage!




Extraterrestre, Paolo Calcagni, 1990

giovedì 2 agosto 2012

Al Servizio Segreto di Sua Maestà - Waiting for Skyfall /6


E' il 1969, Sean Connery ha appena rinunciato al ruolo di 007e la EON di Salzman e Broccoli deve inventarsi qualcosa per non veder crollare il castello faticosamente costruito sull'immagine di Connery stesso.  Il primo dilemma da affrontare fu la scelta tra minimizzare l'accaduto e cercare di far sì che il pubblico più distratto "non si accorgesse" della sostituzione del protagonista, o puntare su una nuova personalità forte, che facesse suo il ruolo.
La scelta cadde sulla prima opzione. Si potrebbe discutere all'infinito se fu o meno una buona idea, ma ci sono scelte che non possono essere "giuste", si cerca di fare per il meglio e si spera che basti. Comunque il risultato è che per i primi cinque minuti Lazenby, il nuovo Bond,  viene ripreso solo di spalle, come per dare al pubblico il tempo di entrare nella nuova atmosfera.

  

Ma torniamo al problema della scelta dell'attore: dopo aver vagliato numerose opzioni come il solito Roger Moore, Jeremy Brett (all'epoca famoso protagonista di una serie TV di Sherlock Holmes) e il venticinquenne Timothy Dalton, la scelta cadde quasi per caso su George Lazenby, a quel tempo il modello più pagato del mondo. Per la precisione gli venne incautamente proposto un contratto per ben sette film, Lazenby però preferì firmare per un film solo, temendo di associarsi a una serie in inesorabile declino.
La scelta era rischiosa ma calcolata: Lazenby somaticamente assomiglia abbastanza a Connery (soprattutto all'epoca), ha un buon portamento, indossa con disinvoltura qualsiasi abito (caratteristica fondamentale per un buon 007), per contro è australiano e - soprattutto - non è un attore. 
A onor del vero, anche se le critiche all'uscita del film furono piuttosto negative, soprattutto per Lazenby, nel corso del tempo è in atto un processo di rivalutazione, al quale sento di associarmi. 
Al servizio segreto di sua maestà è un buon film di Bond: spettacolare, ironico e - non bastasse - zeppo di aneddoti interessanti.

Angela Scoular - Ruby

Per molti versi in Al Servizio Segreto Di Sua Maestà si inizia a delineare una certa evoluzione anche nel carattere di Bond, che solo in seguito verrà sviluppata: ad esempio la evidente insofferenza di Bond per il rispetto degli ordini ricevuti, che si manifesta con le prime dimissioni e in seguito con la esplicita disobbedienza ad un ordine diretto, quando assalta il rifugio insieme a Marc-Ange Draco (Gabriele Ferzetti, bravissimo).

Non si punta su gadget eclatanti: stavolta abbiamo solo una videocamera Minox (dopo le apparecchiature Sony viste a bordo della Toyota di Si vive solo due volte, inizia l'era della sponsorship) e una valigia contenente un decodificatore digitale di combinazioni di casseforti con minifotocopiatrice integrata. Bond guida come sempre una Aston Martin, ma la "vecchia" DB5 viene qui sostituita da una più moderna DBS.

Bond in kilt, a must see!

Per quanto concerne le Bond girls, 007 si trova ad aver a che fare con ben dieci "pazienti" di Blofeld, fra cui Johanna Lumley e Angela Scoular, prelevate dallo starordinario "vivaio" di The Avengers (Agente Speciale), ripetendo la felice operazione fatta con Honor Blackman ai tempi di Goldfinger. La Scoular in particolare è una delle poche Bond girls che appaiono in più di un film, aveva infatti già preso parte due anni prima al Casino Royale "apocrifo" nel ruolo di Buttercup.

Tracy and James just married

The Avengers fornisce anche la'ttrice per il ruolo femminile principale: Diana  Rigg, famosa per gli outfit sexy e la personalità indipendente e simpatica dimostrate nel ruolo della mitica Emma Peel (ruolo di recente rinverdito, con riverenza, nientemeno che da Uma Thurman). La Rigg entra di prepotenza nella storia di 007 con il ruolo di Tracy Di Vincenzo, l'unica donna capace di portare Bond all'altare, dopo averlo sedotto grazie alla indiscutibile abilità al volante - caratteristica che rende le donne irresistibili agli occhi di 007 - e, by the way, avergli salvato la vita dopo la fuga dal Piz Gloria. Bond è letteralmente innamorato pazzo di lei; per rivederlo in simili condizioni occorrerà aspettare trentasette anni e Vesper Lynd nel Casino Royale "ufficiale".

Diana Rigg - Teresa Draco in Bond

Telly Savalas interpreta Ernst Stavro Blofeld, ceh oltre a conquistare il mondo, vorrebbe veder certificata la discendenza da nobile schiatta. Un aspetto buffo della pellicola è che in teoria Blofeld e Bond si sono già conosciuti di persona nel capitolo precedente (mentre nella vicenda letteraria si incontrano per la prima volta in questo episodio). Comme d'habitude la produzione risolve il paradosso nel modo più semplice: fregandosene!

I titoli di testa di Maurice Binder riprendono i consueti stilemi, ma in più vengono aggiunte nei titoli citazioni dei capitoli precedenti, probabilmente per rimarcare la continuità della serie nonostante l'assenza di Connery.
La musica è "atipica", nel senso che il tema del film, bellissimo, è solo strumentale ed è presente una seconda canzone We have all the time in the world di Louis Armstrong che fa da secondo tema.

Il film, che nella vulgata viene sempre descritto al pari di un' immondizia, è invece divertente e senza dubbio Lazenby è un Bond più che accettabile (fra l'altro per contratto doveva assomigliare il più possibile a Connery, anche nei movimenti, quindi no sapremo mai quale sarebbe stato l'autentico Bond- Lazenby). Gli incassi della pellicola furono comunque buoni, di certo superiori ad alcuni dei successivi capitoli con protagonista Moore.
Le critiche negative sotto cui fu seppellito il nuovo Bond indussero comunque la EON a una repentina marcia indietro, ricorrendo ad un cast collaudato, lasciando per strada sia Lazenby che il regista Peter Hunt (cresciuto peraltro all'interno della "famiglia EON", come montatore e secondo regista di alcuni dei precedenti capitoli).

Con il senno del poi posso consigliare la visione del film per la sua importanza ed atipicità all'interno della saga generale e per l'interpretazione della Rigg, che a tutti gli effetti è una straordinaria Bond girl, rimasta ingiustamente travolta dalla cattiva fama del film.
Si tratta, col senno del poi, di un capitolo fondamentale nella vicenda Bond, un film interessante e divertente che meriterebbe una rivalutazione.
Invece il capitolo successivo Una cascata di diamanti segnerà una piena restaurazione, ma ne scopriremo di più la settimana prossima!






1969 - On Her Majesty' Secret Service (Al servizio segreto di sua maestà)
Regia: Peter R. Hunt
Scenografia: Syd Cain
Costumi: Marjory Cornelius