martedì 22 luglio 2014

Duran Duran Unstaged - Fire walks with them


Per chi, come me, è stato teenager negli anni 80 i Duran Duran hanno una valenza iconica insospettabile per i giovani d'oggi. Riassumo brevemente per chi non c'era: i Duran Duran si formano nel 1978, mese più mese meno nello stesso periodo nascono anche The Pretenders, i Bauhaus, Echo & The Bunnymen, The Police, INXS, Simple Minds e molti altri. Insomma c'è fermento, gli anni 70 stanno finendo e la New Wave britannica morde il freno. Nonostante si tratti di uno dei momenti di maggiore creatività che la storia della musica leggera ricordi presto l'euforia tipica della decade di plastica prende il sopravvento e insieme a gruppi di incredibile caratura artistica il mercato si spacca in due: da un lato artisti di un solo singolo, a volte vere e proprie truffe più o meno allegramente dichiarate, dall'altro emerge la musica politicamente impegnata di cui gli U2 e i Simple Minds saranno i principali alfieri.


I Duran Duran emergono grazie ad una musica indiscutibilmente easy (ma di qualità) ed a un pionieristico utilizzo del videoclip a scopi promozionali. Fra il 1981 e il 1985 la band vive un vero e proprio momento di grazia: escono una quindicina di singoli da top ten che provengono per lo più da 4 album. La stampa li ribattezza i Fab 5 accostandoli esplicitamente ai Beatles come fenomeno di costume. I membri della band sono idolatrati da orde di ragazzine isteriche (fra cui la mia attuale consorte, che qui mi pregio di svergognare pubblicamente), ma presto o tardi si coniugano tutti con una modella (la top model era il massimo negli anni 80). Dopo aver fatto il botto il gruppo inizia a sfaldarsi per stanchezza, noia, le solite cose. Il nocciolo però resiste Simon Le Bon, Nick Rhodes e John Taylor resistono al cambio dei tempi e di gusti del pubblico e nei successivi trenta anni continuano a fare musica insieme, prendendosi il lusso di far uscire un'altra decina di album da cui a memoria ricordo almeno 4 o 5 hit mondiali. Insomma piacciano o no, hanno dimostrato nel tempo di non essere affatto un gruppo costruito a tavolino, si sono reinventati trovando una propria dimensione, ed oggi - come direbbe Nanni Moretti - sono degli splendidi cinquantenni. Fine della lezione


Dopo cotanto prologo capirete che l'accoppiata Duran Duran - David Lynch per un amante degli anni 80 è praticamente irresistibile e di fronte all'opportunità di vedere il tutto su grande schermo (ieri oggi e domani, ossia il 21, 22 e 23 luglio in esclusiva nelle sale UCI) ho inforcato senza pensarci su il fidato scooter sfidando il luglio più freddo che si ricordi a Torino per assistere ad un concerto dei Duran visto da Lynch.
In sala, devo ammettere, pochi appassionati mediamente della stessa età del sottoscritto. Il film esce adesso ma è stato realizzato nel 2011 in occasione di un concerto tenutosi al Mayan Theatre di Los Angeles (scelta furbetta:  stimo possa contenere 1.000 - 1.500 spettatori, l'ideale per vedere una sala piena ed entusiasta durante le riprese) e trasmesso in webcast. La scaletta prevede una selezione di vecchi successi e pezzi più recenti privilegiando l'ultimo album All you need is now. Interessanti gli ospiti: Gerard Way dei My Chemical Romance, molto bravo ed intonato; una entusiasta ed emozionata Beth Ditto dei Gossip che per l'occasione sfoggia un vestito optical che - onore al coraggio - le dona molto; il produttore dell'album Mark Ronson (avete probabilmente ascoltato decine di colonne sonore senza sapere fossero sue) è bravo ma davvero poco carismatico. Infine una fantasmagorica ed elegantissima Kelis al top della forma e con un incredibile gioiello a metà tra l'etnico ed il fetish.
Loro, i Duran, sono in grande forma: Simon Le Bon simpatico e divertito (sospetto che Nathan Fillion, il Castle televisivo, vi si sia ispirato assai), Nick Rhodes alle tastiere ha l'aria assai meno ambigua che agli esordi ma conserva un aplomb british irresistibile. John Taylor è un po' rugoso ma in invidiabile forma fisica, scommetto che le rimorchia ancora tutte, o almeno così pare dalle occhiatine che lancia alle violiniste. Roger Taylor alla batteria pesta ancora duro, anche se il carisma non è mai stato il suo punto di forza.


E veniamo infine al film vero e proprio: la pellicola essere un bianco e nero con rari e studiati sprazzi di colore;  in costante sovraimpressione vi sono immagini che dovrebbero essere evocative: un mappamondo su Planet Earth, la testa di un lupo su Hungry like the wolf, auto in un tunnel su Being Followed, fiammelle nelle pause fra un pezzo e l'altro. All'inizio l'effetto è quasi fastidioso, a lungo andare ci si abitua e le incombenti presenze sullo schermo aiutano a superare momenti potenzialmente un po' noiosi. Circa questa scelta di Lynch si possono dire due cose a favore ed una contro: la generazione delle immagini è stata fatta in tempo reale durante il webcast, il che esclude scelte troppo originali, d'altronde a livello artistico l'effetto generale è un richiamo evidente allo stile dei video d'avanguardia degli anni 80 (anche se i video dei Duran erano quasi tutti microstorie). Epperò. Epperò uno come David Lynch non può annunciare di avere fatto sogni meravigliosi dopo aver ascoltato la musica dei Duran Duran e  poi propinarci come massimo livello di visionarietà un balletto di bambole Barbie con le D sul seno. Per il ritorno al lungometraggio dopo Inland Empire era lecito attendersi qualcosa di assai meno scontato.


La pellicola dura circa due ore di ottima musica ben suonata e ottimamente arrangiata. Nel cinema dove l'ho visto io il suono era equalizzato malissimo e gli archi praticamente non si riuscivano a sentire. Difficilmente questo film conquisterà nuovi fan ai Duran (peraltro a 55 anni non penso ne sentano molto il bisogno). Da non perdere se siete appassionati, interessante e divertente se semplicemente vi piace la musica pop. Se siete nati dal 1985 in poi sappiate che vostra madre era anche lei a Sanremo a farsi prendere da una crisi isterica al solo vederli scendere dall'auto davanti al teatro, anche se non lo ammetterà mai. Cercate bene in fondo a quel cassetto: troverete la foto di Simon strappata da Cioè con sopra i segni del rossetto; poi mi dite se voi avete fatto lo stesso per uno come Justin Bieber!

2011 - Duran Duran Unstaged
Regia: David Lynch
Fotografia: Peter Deming
Montaggio: Noriko Miyakawa