giovedì 28 novembre 2013

Senza indizio


In attesa della terza serie di uno dei miei telefilm preferiti, Sherlock, mi sono messo a frugare nella filmografia dedicata all'investigatore più celebre d'Inghilterra. Se ambientare Sherlock Holmes nella Londra contemporanea vi sembra un'operazione audace, allora dovete vedere Senza indizio: ne resterete shoccati


Il bizzarro e versatile scrittore e regista Thom Eberhardt si diverte a rovesciare ogni cliché sullo spocchioso investigatore: il vero genio è il dottor Watson; essendo poco carismatico questi è costretto a creare un personaggio di investigatore più affascinante, Sherlock Holmes, che viene impersonato da un attore donnaiolo ed ubriacone, oltre che di scarso comprendonio. La fanciulla in pericolo non è realmente in pericolo, la vera fanciulla in pericolo, forse non è proprio una fanciulla...
Il soggetto è di Peter Benchley, autore de Lo Squalo ad altre amenità del genere, mentre la sceneggiatura è scritta a quattro mani da  Gary Murphy e Larry Strawther, autori di fiction televisive. In effetti il film risente molto dell'estrazione dei suoi sceneggiatori che pur disponendo di uno straordinario materiale di base non spingono mai realmente il pedale sull'acceleratore. Eberhardt dal canto suo tiene un ritmo un po' troppo blando: lo sviluppo della pellicola risulta vagamente noioso, fino al divertente climax finale.


IL peso della pellicola ricade principalmente su due monumenti del cinema d'oltremanica, Ben Kingsley nel ruolo dell'astuto ma collerico dottor Watson e Michael Caine in quello di uno Sherlock Holmes svampito e vanesio.  Nonostante i suoi evidenti limiti, Senza indizio è comunque un film curato nei dettagli di costumi e sceneggiatura e con originali titoli di testa in stile foto del primo novecento.
Bello e "colto" il parallelo fra il dr. Watson, che tenta di disfarsi del molesto attore e Arthur Conan Doyle, che tentò di uccidere (letterariamente) un personaggio venutogli in uggia, per vedersi poi costretto a resuscitarlo a furor di popolo. La civiltà dell'immagine, a quanto pare, è iniziata assai prima di quanto siamo abituati a pensare.


Non sarà un capolavoro, però Without a clue vince la palma di film più assurdo mai visto nella sua categoria. Mezzo commedia e mezzo avventura, è una pellicola da vedere se siete appassionati di Sherlock Holmes e assolutamente imperdibile se invece lo odiate!


1988 - Senza indizio (Without a clue)
Regia: Thom Eberhardt
Soggetto: Peter Benchley
Musiche: Henry Mancini

giovedì 21 novembre 2013

Chanel N°5- Jean-Pierre Jeunet - Director's Ads


Settimana tutta francese questa: dopo aver visto Il paradiso degli orchi mi è venuto in mente Jean-Pierre Jeunet (di cui attendo con ansia il prossimo The Young and Prodigious Spivet), di conseguenza questo commercial realizzato nel 2009 per il profumo Chanel N° 5.
Realizzato in due versioni, una director's cut e l'altra per la TV, racconta di una storia di passione a metà fra sogno e realtà ambientata sull'Orient Express.
Audrey Tautou seduce a primo naso l'efebico modello Travis Davenport che non osa bussare alla cabina della ragazza (ovviamente la sua cabina sul treno è la n° 5). A lei dispiace averlo perso di vista, una volta arrivati in una Istanbul magistralmente patinata lo insegue, lo intravede su un battello sul Bosforo. Forse tutto è perduto, ma il ragazzo possiede una pituitaria eccezionale e riuscirà a seguire la scia del profumo fino alla affascinante francesina.

Il corto, al solito definirlo una semplice pubblicità sarebbe riduttivo, è realizzato con una cura incredibile: ad esempio l'interno delle cabine è stato costruito ad hoc su disegni realizzati ad hoc. L'intera produzione ha richiesto circa quattro mesi e alcune settimane di lavorazione sul set.
Bellissimo il volto del controllore del treno (a mio avviso la vera firma dell'autore) e il gioco di riflessi della bottiglia di profumo nella cabina della Tautou.

Viene voglia di partire per visitare Istanbul e si rimpiangono i tempi dell'Orient Express, quindi missione più che compiuta per Jeunet!



2009 - Train de nuit
Prodotto: Chanel No. 5
Regia: Jean-Pierre Jeunet


lunedì 18 novembre 2013

Il paradiso degli orchi


Chi avrebbe mai detto che un uomo audace avrebbe osato portare sul grande schermo il primo, dirompente romanzo del ciclo della strampalata famiglia Malaussène? L'impresa è riuscita ad un giovane (trentatre anni) autore francese: Nicolas Bary. Il ragazzo sa il fatto suo e confeziona un film divertente e molto ossequioso verso il testo originale, che perde però la carica dissacrante che ha il romanzo.


Il giovane Raphaël Personnaz (visto nel recente Anna Karenina) ha l'onore, ma indubbiamente anche il grande onere di dare volto e corpo a Benjamin Malaussène. A mio avviso ne esce a testa più che alta, imprescindibile però che lo spettatore-lettore sia disposto a ignorare l'immagine mentale del personaggio di Pennac (io me lo immaginavo tutto diverso) che si è costruito. Potrebbe valerne la pena.
Bérénice Bejo interpreta la "zia Julia", bellissima e svolazzante è molto meglio di come me la ero immaginata nella fantasia. Parte dell'appeal è costituito dai vestiti shabby.
Emir Kusturica, il cui lavoro di attore sembra diventare sempre più siginificativo con il passare del tempo è lo zio Stojil: anche in questo caso la fisicità aiuta. Mélanie Bernier - molto bella - è Louna, la sorella incinta; la sorellina cartomante Therese è interpretata da Armande Boulanger. Isabelle Huppert appare alla fine del film, in un ruolo che sicuramente ritroveremo se si farà il sequel.


La sceneggiatura non si addentra sui temi più scottanti del libro da cui è tratta, dove il tema del diverso è trattato con grande attenzione e umorismo. Un terreno decisamente troppo scivoloso per un film d'intrattenimento; d'altro canto il film è piaciuto a Pennac (che aveva sempre dichiarato di non voler trarre film dai suoi libri) e non si può non tenerne conto. Nicolas Bary alterna con sapienza i toni del giallo con quelli della commedia rosa. Il risultato è un'ora e mezza che scorre via fin troppo veloce, lasciando nei fan di Pennac un pizzico di rimpianto, in tutti gli altri, spero, la curiosità di leggere il libro.
Indiscutibilmente a livello artistico il film non è all'altezza del suo genitore di carta, ma è un'ottima opzione per una serata al cinema di intelligente divertimento.



2013 - Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres)
Regia: Nicolas Bary
Soggetto: Daniel Pennac
Costumi: Agnes Beziers
Musiche: Rolfe Kent

venerdì 15 novembre 2013

Massive Attack - Unfinished Sympathy - Baillie Walsh


Baillie Walsh è un regista interessante: finora ha girato un solo lungometraggio, Flashbacks of a Fool, con Daniel Craig e Claire Forlani, ma è uscito un paio di settimane fa in DVD (dopo un brevissimo passaggio estivo nelle sale) un documentario a sua firma su Bruce Springsteen, composto da video e foto dei fan di The Boss che spiegano cosa egli rappresenta per loro.
Oltre ad aver lavorato per alcuni commercials per Hugo Boss, Cartier, Yves Saint Laurent e Sony Walsh è un apprezzato regista di video musicali (Kylie Minogue, Oasis, Spiritualised, New Order).

Il video che vi propongo oggi è stato girato nel 1991 per i Massive Attack (uno dei miei gruppi preferiti in assoluto). La canzone è Unfinished Sympathy, il secondo singolo estratto dal loro primo album Blue Lines, che è importante perchè segna la nascita del genere trip-hop.
Nel video, girato lungo il West Pico Boulevard a Los Angeles, vediamo la vocalist e coautrice della canzone Shara Nelson (la h sta proprio lì, non è un refuso) camminare lungo la strada attraversando tutto il quartiere circondata da personaggi un po' di ogni tipo fra cui i Massive Attack.
Tecnicamente il video si distingue per essere costituito da un'unica ripresa quasi senza tagli, un virtuosismo molto innovativo in quegli anni. Oltre ad avere una voce stupenda la Nelson sfoggia un'acconciatura spettacolare che testimonia la vicinanza temporale con gli anni 80, osservatela con attenzione perchè non è banale!
Unfinished sympathy è stato fonte di ispirazione per diversi artisti: quei copioni dei The Verve dopo aver copiato il riff di archi ai Rolling Stones riprendono pari pari anche il format del video dei Massive Attack, con un tono di violenza in più, per il celeberrimo (e cinematograficamente bellissimo) clip di Bittersweet symphony. La canzone senza video è invece stata ripresa nientemeno che da Tina Turner nel 1996 (con un risultato vagamente da title song bondiana) e più di recente dagli Hooverphonic in una delicatissima versione nel loro ultimo album Hooverphonic With Orchestra Live.


1991 - Unfinished Sympathy
Artista: Massive Attack
Regia: Baillie Walsh
Album: Blue Lines (1991)

lunedì 11 novembre 2013

Questione di tempo - Into my arms

 

Pur se nascosto fra le più blasonate uscite di una stagione finora discretamente interessante, vi consiglio di non lasciar passare inosservato Questione di tempo di Richard Curtis. Il regista del buffo Love Actually e dell'appassionato The boat that rocked arriva alla terza (e, a quanto asserisce l'autore, ultima) regia con una storia delicata e dolce senza essere sdolcinata. Curtis possiede il raro e prezioso dono della levità, attraverso la quale riesce a risolvere situazioni che in altre mani risulterebbero stucchevoli.
Il film è diviso in due parti, nelle quali si esplora il concetto di amore dalla gioventù alla maturità: da quello carnale totalizzante dei giovani alla tenerezza fra padri e figli passando per la magia della nascita.


La storia, alquanto bizzarra, racconta della "normale" vita di Tim (Domhnall Gleeson), un ragazzo che - come tutti i maschi della sua famiglia - possiede la capacità di viaggiare a ritroso nel tempo, potendo così cambiare gli eventi legati alla propria vita. Al ventunesimo compleanno il padre di Tim (Bill Nighy)gli rivela il "segreto di famiglia": Tim inizia così a cambiare il corso degli eventi che lo riguardano, ma ben presto scopre che non esiste garanzia di "fare la cosa giusta" anche rivivendo lo stesso evento diverse volte. La vita riserva sempre qualche piccola sorpresa e un fondo di imprevedibilità. Tim utilizza le proprie capacità per conquistare Mary (Rachel McAdams), una ragazza conosciuta casualmente, con un vero e proprio colpo di fulmine.
Tim inizia a sperimentare i benefici e gli occasionali paradossi temporali, mentre la vita scorre tranquilla: un matrimonio, i figli, le difficoltà della vita di famiglia. Un giorno però Tim dovrà prendere una difficile decisione riguardante i suoi poteri, scoprendone l'essenza.


E' dai tempi di Quattro matrimoni e un funerale che Curtis ci racconta storie d'amore non troppo sdolcinate con classe e delicatezza. In questo film, il cui soggetto è nato durante una chiacchierata con un amico durante un pranzo al ristorante, il motore narrativo è costituito dal viaggio nel tempo, che pure viene raccontato anch'esso con estrema levità. Cosa faremmo se potessimo tornare indietro e cambiare le nostre decisioni? Avremmo baciato quella ragazza alla festa? Avremmo dato ancora un'occhiata a quel report prima di consegnarlo al capo? Avremmo guardato a sinistra ed anche destra prima di attraversare? Correggere alcuni dettagli ci potrebbe sicuramente rendere le cose più facili, ma non cambierebbe l'essenziale, almeno secondo Curtis.


La cosa straordinaria, sembra dirci il regista, non è poter viaggiare nel tempo, ma viverlo con pienezza, ottimismo e soddisfazione. Non c'è magia che ci possa mettere al riparo dalla sofferenza, dalla morte, dagli errori. Quello che però possiamo sempre fare è imparare ad apprezzare quello che abbiamo - e quello che siamo - giorno dopo giorno con uno sguardo limpido e un po' naif sulla meraviglia della vita.
Una vita normale nell'amore della propria famiglia è una vera magia, e vale certamente il prezzo di qualche sacrificio. La felicità non è una magia, ma riconoscere il valore delle cose semplici, che poi così ordinarie non sono mai.

2013 - Questione di tempo (About Time)
Regia e sceneggiatura: Richard Curtis
Art Director: David Hindle
Costumi: Verity Hawkes

giovedì 7 novembre 2013

American Hustle - Read and be ready


Se il giorno dopo Capodanno avrete ancora qualche energia residua potrete utilizzarla per andare alla prima di American Hustle di David O. Russell (autore di The Fighter e Il Lato Positivo), anche se in un primo momento sembrava che il film dovesse essere diretto da Ben Affleck (dopo Argo considerato forse uno specialista del periodo?)

Si tratta di una torbidissima storia di truffe, corruzione e operazioni di polizia condotte con pochi scrupoli. Sicuramente una buona sceneggiatura sostenuta da un cast di tutto rispetto che vede fra i protagonisti Bradley Cooper, Christian Bale, Jeremy Renner, Amy Adams, Jennifer Lawrence e l'intramontabile De Niro.

L'aspetto che incuriosisce più di tutti è però l'ambientazione nei tardi anni 70 con costumi, acconciature, bigodini, lacca, paillettes, giacche con revers enormi; già da mesi vengono sapientemente diffuse foto di scena dei protagonisti in costume "d'epoca". Anche la colonna sonora dovrebbe essere compsta da memorabilia del periodo, il trailer qua sotto ad esempio contiene una esaltante Good times bad times dei Led Zeppelin, e se il buongiorno si vede dal mattino...

In uscita, salvo ripensamenti, per il 1° di gennaio prossimo, come avrete capito penso sia un titolo da non perdere!


2013 - American Hustle
Regia: David O.Russell
Sceneggiatura: Eric Warren Singer, David O. Russell
Musica: Danny Elfman
Costumi: Michael Wilkinson

mercoledì 6 novembre 2013

Ender's game


Gavin Hood, regista di X-Men le origini: Wolverine si cimenta con quello che potrebbe essere il primo capitolo di una nuova saga di fantascienza: Ender's game. Il film segna anche il rientro di Harrison Ford dopo lo "strano" Cowboys & aliens e la conferma della coppia Asa Butterfiled-Ben Kingsley dopo il successo di Hugo Cabret.


In un ipotetico futuro si immagina che la Terra abbia respinto a prezzo di gravi perdite un tentativo di invasione da parte del popolo dei Formic, sorta di insettoni alieni molto evoluti tecnologicamente. Nonostante le gravi perdite subite la Terra soffre di un grave problema di sovrappopolazione per il quale è vietato alle famiglie avere più di due figli; Ender è - eccezionale fin dalla nascita - il terzo figlio della famiglia Wiggin, appositamente autorizzata a violare la regola in ragione della straordinaria intelligenza dimostrata dalla prole della coppia. Il piccolo ma coriaceo bambino viene cresciuto in un gruppo di soggetti sottratti alle famiglie, costantemente monitorati da remoto e addestrati attraverso l'uso di videogiochi a elaborare complesse strategie militari. Ender dimostra giorno dopo giorno straordinarie attitudini strategiche e viene cooptato dall'esercito per dirigere l'attacco al pianeta Formic, una specie di "guerra preventiva" che ha lo scopo di prevenire ulteriori tentativi di invasione aliena della Terra. Il duro addestramento impartito dal colonnello Graff e dall'eroe di guerra Rackham porta Ender e la sua squadra di adolescenti prodigio simulazione dopo simulazione (il "gioco") fino al vertice  della gerarchia militare. Ender assume il comando tattico della flotta terrestre, scoprirà però che più si conosce il proprio avversario e meno si ha voglia di distruggerlo.


Asa Butterfield conferma il suo giovane talento in un ruolo completamente diverso rispetto al ruolo di Hugo nel film di Scorsese: Ender è combattutto fra le sue compenenti caratteriali rappresentate dai fratelli: la tenerezza della sorella Valentine e il violento cinismo del fratello Peter, Harrison Ford è un colonnello Graff paterno ma durissimo. Lo vediamo crescere il proprio pupillo senza porsi nel minimo dubbio etico. Ben Kingsley è Mazer Rackham, l'eroe della prima guerra contro i Formic che sarà l'ultimo maestro di Ender nel suo bizzarro percorso di addestramento, un ruolo un po' sacrificato nonostante il rango dell'interprete. Abigail Breslin, ex Little Miss Sunshine, è Valentine, l'unica persona di cui Ender si fida ciecamente. Hailee Steinfeld, già vista nel remake di El Grinta dei fratelli Cohen, è invece Petra, la compagna di squadra che aiuta Ender quando arriva alla scuola di guerra.


Il libro da cui è tratta la sceneggiatura risale al 1985 e vi si trovano alcune riflessioni interessanti rispetto al ruolo dei media nella società, al militarismo, all'accettazione del diverso. La riduzione cinematografica sembra rubacchiare citazioni qua è là: un pizzico di Ufficiale e gentiluomo, una presa di Minority report, un cucchiaino di Starship Troopers, un'ombra di War games e last but not least una citazione abbastanza chiara di Full metal jacket. Non si può dire però che il cocktail combini il meglio dei suoi ingredienti, il miscuglio finisce per avere un sapore indefinibile.
Il libro è il primo della saga di Ender, che comprende altri quattro capitoli: dato il box office poco brillante probabilmente al cinema non li vedremo mai, e non è detto che sia un male. Tuttavia, il cast azzeccato, l'elevato grado di spettacolarità ed il leit motif filosofico (per distruggere il tuo nemico devi conoscerlo, se lo conosci inizierai ad amarlo, se lo ami non potrai annientarlo senza soffrire) mi permettono di consigliare il film per una fredda serata autunnale.



2013 - Ender's Game
Regia e sceneggiatura: Gavin Hood
Soggetto: Orson Scott Card
Fotografia: Donald McAlpine