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martedì 11 novembre 2014

The Hire /3 The Follow - Director's Ads



Continuiamo nell'analisi degli episodi di The Hire, una delle prime e di certo una delle più importanti web series mai prodotte.
Siamo giunti al terzo episodio, sceneggiato nuovamente da Andrew Kevin Walker. L'ironia delle prime de puntate viene momentaneamente accantonata per lasciare spazio ad una caratteristica fondamentale del driver impersonato da Clive Owen: una personalissima, incorruttibile etica.

Il driver viene assoldato da un losco produttore cinematografico (Mickey Rourke, già abbastanza progredito nel disfacimento facciale che ha trasformato in amschera uno degli uomini più belli e fascinosi di Hollywood) per seguire la moglie, supposta fedifraga. La missione viene affidata al Driver dall'assistente, interpretato da Forest Whitaker, e profumatamente pagata in anticipo. Comincia quindi la "lezione di inseguimento" del driver, di cui seguiamo i pensieri. La moglie, una splendida Adriana Lima, svicola a bordo di una Z3 roadster, mentre il Clive per l'inseguimento in città sceglie dal suo nutrito garage una agile 330i coupè.
Quando il driver scopre che la donna sta tentando di tornare a casa dalla madre in seguito alle violenze del marito, restituisce il denaro e rifiuta l'incarico.

La regia dell'episodio è affidata a Wong Kar-wai fresco del suo film di maggior successo, In the mood for love, fra crepuscolo e notte la fotografia si concentra su colori lividi, giallo e blu principalmente, il Driver sempre più attanagliato dal dubbio, la fuggiasca disperata e bellissima.

L'oscillare fra ironia - fino al grottesco - e dramma si rivelerà una delle caratteristiche più azzeccate dell'intera serie. Il prossimo capitolo, inaspettatamente folle e dissacrante cambierà totalmente atmosfera e toni alleggerendo parecchio la tensione. Stay tuned.


2001 - The Follow
Prodotto: BMW auto
Regia: Wong Kar-wai

domenica 27 aprile 2014

Melville e Jarmush: etica samurai e morale occidentale


La prima volta che ho visto Ghost Dog di Jim Jarmush sono rimasto affascinato dall'assurdità della storia e dalla interpretazione di Forest Whitaker, davvero magistrale; ma è solo rivedendolo di recente che mi sono reso conto dell'omaggio del regista americano a Le Samourai di Jean Pierre Melville, con un Alain Delon da mito. Due opere "Faraway so close": come si può accostare Whitaker a Delon e Parigi a (credo) Atlantic City?


Il titolo: entrambi si richiamano alla figura del guerriero giapponese fin dal titolo, Jarmush però ci mostra un Samurai consapevole del proprio ruolo ed anche della propria acronicità, Melville invece non ci dà alcuna informazione, Jef Costello non filosofeggia, semplicemente è (un'attitudine molto da samurai, peraltro).
Costumi
Entrambi i killer vestono in modo anonimo: negli anni 60 di Alain Delon il killer indossa distintissimi completi grigi con cappello e impermeabile, trenta anni dopo Forest Whitaker è in total black, con stivali a pantaloni militari, felpe col cappuccio e collane d'oro hip hop, perfetti per la degradata periferia di una metropoli americana. Entrambi agiscono indossando guanti di cotone bianco e amano spostarsi a bordo di auto di lusso rubate (Jef divide con me la predilezione per la Citroen DS, mentre Ghost Dog ama cambiare) utilizzando il meglio della tecnologia a loro disposizione: un mazzo di grimaldelli per Jef, un decoder elettronico per il suo omologo d'oltremare.
Musica
Oltre ai personaggi in entrambi i film è fondamentale il ruolo della musica: in Melville sembra quasi sostituire gli sporadici dialoghi, mentre in Jarmush è un commento costante alle situazioni. Meravigliose le lunghe suite minimaliste di François de Roubaix, musicista francese specializzato in colonne sonore, per il film francese e coinvolgente l'hip hop di RZA per contestualizzare Ghost Dog.


Animali
I samurai hanno un rapporto particolarmente affettuoso con i volatili, bestie intelligenti e silenziose: Ghost Dog, che ha un profondo rispetto per tutti gli animali (vedi l'episodio dei caccaitori di orsi), dispone di uno stormo di piccioni viaggiatori, mentre Jef possiede un canarino che lo avvisa in caso di presenze poco gradite.
Amici
Una differenza importante è rappresentata dal rapporto con la società: Ghost Dog è perfettamente inserito nella società, rispettato dalle persone del suo quartiere ed ha ben due amici, il gelataio francofono (interpretato dall'attore ivoriano Isaac de Bankolé) con cui riesce a stabilire una comunicazione che supera le difficoltà linguistiche e la piccola Pearline (Camille Winbush), con la quale si intrattiene parlando di letteratura. Jef, al contrario, può contare solo sulla bionda Nathalie Delon mentre è molto più ambiguo il rapporto con la pianista di night Valérie (Cathy Rosier
I cattivi
I gangster mandanti di Jef sono rappresentati come uomini di affari che si avvalgono di killer come braccio armato, restando freddi ed efficienti, i mafiosi a cui è legato Ghost Dog sono fumettistici italoamericani (le cui azioni sono infatti introdotte da cartoni animati).
Killer
Sia Jef che Ghost Dog, infine, sono letali: agiscono senza pietà e senza rimorso eppure non sono dei sadici, non provano alcun piacere nell'uccidere e dimostrano un contraddittorio rispetto per la vita. Del resto chi meglio di un killer è in grado di capire il valore di una vita? Nel confronto però Ghost Dog è molto più "tecnico", usa diversi tipi di arma e dimostra una notevole fantasia nei modi di raggiungere il suo obiettivo, Jef è più semplice: una revolverata e via.

 

Il film di Melville è tratto dal romanzo The Ronin di Goan McLeod, Jarmush va direttamente alla radice traendo ispirazione dall' Hagakure di Yamamoto Tsunetomo, il vademecum del vero Samurai scritto in giappone nel settecento. Pur separati da trenta anni i due film declinano lo stesso tema, in accordo con la sensibilità del momento e del luogo di produzione: di fronte ad un mondo di morale senza etica (dove ad esempio i "datori di lavoro" decidono di eliminare i killer a causa di un imprevisto durante l'esecuzione di una missione) l'unica risposta è nell'etica senza morale. Killer sì, ma pur sempre seguendo un codice rigoroso, fino alle estreme conseguenze.
Senza tema di spoileraggio, in entrambi i casi la malavita vince, perchè sappiamo che il mondo funziona così; le figure di Jef e Ghost Dog però ne escono trionfanti perchè a differenza di tutti gli altri scelgono di essere artefici del proprio destino. Per un vero samurai ci sono cose assai peggiori della morte, per esempio venire meno alla fedeltà a se stessi.
E chissà che anche in questi giorni, magari in modo meno violento non ci sia qualcuno disposto a raccogliere il testimone di una ribellione (magari in un modo meno violento) che fa del valore etico un fine, oltre che un mezzo per combattere un mondo tanto più moralista quanto più si va svuotando di significato.


1967 - Frank Costello faccia d'angelo (Le Samouraï)
Regia: Jean-Pierre Melville
Musiche: François de Roubaix
Production design: François de Lamothe

1999 - Ghost Dog Il Codice del samurai (Ghost Dog: The Way of the Samurai)
Regia: Jim Jarmush
Musiche: RZA
Costumi: John A. Dunn


lunedì 20 gennaio 2014

The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca


Lee Daniels, autore del super-acclamato Precious e del meno apprezzato ma non meno coraggioso The Paperboy, torna sul grande schermo come autore di uno dei film più attesi: The Butler. Si tratta di una sorta di cronologia della emancipazione razziale negli Stati Uniti nel ventesimo secolo vista attraverso gli occhi di un testimone oculare: Cecil Gaines, maggiordomo della Casa Bianca.


La sceneggiatura trae spunto da un articolo sul personaggio principale (il cui vero nome è Eugene Allen) comparso sul Washington Post,  A Butler Well Served by This Election.  Nel film vediamo il piccolo Cecil crescere in una piantagione di cotone in Georgia, assistendo ai soprusi che portano all'omicidio del padre e alla follia della madre. Cecil viene cresciuto come servitore all'interno della casa dei bianchi padroni della piantagione, per poi trasferirsi l nord per lavorare come domestico in un albergo dove viene notato da un funzionario della Casa Bianca, che gli fa pervenire un'offerta di lavoro.
Divenuto maggiordomo presidenziale vediamo Cecil passare una vita diviso fra un lavoro di cui non può parlare neppure con la moglie, a continuo contatto con i diversi Presidenti che vediamo succedersi nella carica, e la vita privata con il figlio Louis che diventa attivista delle Pantere Nere. Lo scontro fra padre e figlio richiama, in una dimensione privata una divergenza storica fra padri e figli della comunità afroamericana a cavallo degli anni 60: ai padri sembrava di avere ottenuto già molto, i figli rivendicavano una effettiva parità con i cittadini bianchi.


Grandi scenografie, con la Casa Bianca ed i suoi arredi riprodotti fedelmente e belli anche i costumi, molto fedeli alle diverse epoche. La lista degli interpreti è lunghissima: Forest Whitaker interpreta il maggiordomo sfoggiando come di consueto un talento inconsueto, Oprah Winfrey offre una rimarchevole performance nel ruolo della moglie Gloria, al suo fianco per tutta la vita, David Oyelowo è invece un Louis Gaines sempre arrabbiato ma senza cedere alla tentazione della violenza. Lenny Kravitz e Cuba Gooding Jr.  interpretano i colleghi ed amici di Cecil. Fra i vari presidenti spiccano Robin Williams (Eisenhower) e Liev Schreiber (Johnson). Impressionante la somiglianza fisica di Jane Fonda con Nancy Reagan. Yaya DaCosta Alafia (interpreta la fidanzata di Louis) meriterebbe una citazione solo per la bellezza mozzafiato, che da sola varrebbe il prezzo del biglietto.


The Butler è un film assai più ambizioso di quanto possa apparire a prima vista; tutti gli eventi più salienti della lotta per i diritti civili dei neri americani vengono citati o ricostruiti; è un vero punto di vista afroamericano sulla storia moderna degli Stati Uniti. A mio parere tuttavia Daniels perde l'occasione di fare un memorabile film corale su una ferita ancora aperta (come purtroppo i fatti di cronoca registrano ancora oggi) e si concentra troppo sulla metafora del conflitto fra padre e figlio; in questo modo si perde un po' nel didascalico senza approfondire davvero i sui personaggi. Senza le intense performance di Whitaker e della Winfrey dubito che il film avrebbe il mordente emotivo che fa scattare le lacrime in sala.


Il film è stato molto penalizzato dalla Academy che non lo ha candidato nemmeno per una statuetta nelle categorie tecniche, probabilmente anche per il confronto con 12 years a slave, che tratta un argomento simile. Però una nomination alla Winfrey o - se non altro - una per i costumi non avrebbero affatto sfigurato. Daniels dovrà accontentarsi del consenso del pubblico e di incassi che ad oggi superano già di cinque volte il budget di produzione.

2013 - The Butler: un maggiordomo alla Casa Bianca (The Butler)
Regia: Lee Daniels
Costumi: Ruth E. Carter
Scenografia: Tim Galvin

lunedì 26 agosto 2013

The Butler - Read and be ready


Previsto in uscita in Italia per gennaio 2014, The Butler si inserisce in quel filone cinematografico attraverso il quale l'America (intesa come USA) celebra se stessa. A volte con ragione.
Il film celebra la figura di Eugene Allen (nel film ribattezzato Cecil Gaines), un maggiordomo che è stato in servizio presso la Casa Bianca per più di trent'anni: arrivato con Truman nel 1952, rimane nello staff presidenziale fino al 1986 (presidenza Reagan), facendosi apprezzare da tutti sia professionalmente che come uomo.

Il film prende spunto da un articolo pubblicato sul Washington Post nel 2008 nel quale si raccontava la parabola umana e professionale di Allen, un vero - è proprio il caso di dirlo - servitore dello Stato; la realizzazione della pellicola è affidata a Lee Daniels (Precious) mentre per il ruolo principale nessuna scelta avrebbe potuto essere più azzeccata di Forest Whitaker.
Il cast è impreziosito da Robin Williams, James Marsden, Liev Schreiber, John Cusack e Alan Rickman nei ruoli dei vari Presidenti. Ironia della storia, il ruolo di Nancy Reagan è interpretato da Jane Fonda, che ricordo (ebbene sì, io mi ricordo di questa cosa!) fiera oppositrice del Presidente-attore ai tempi della campagna contro Jimmy Carter, presidente uscente ("E' stato un pessimo attore, sarà un pessimo Presidente", dichiarò l'improvvida riferendosi a Reagan), Oprah Winfrey compare nel ruolo della moglie di Cecil, in una delle rarissime apparizioni in cui non interpreta se stessa.

Sono molto curioso di vedere come viene affrontato il susseguirsi delle mode negli abbigliamenti delle first ladies e nell'arredamento della Casa Bianca. Il film termina la sua carrellata sulla storia della seconda metà del secolo scorso nel 2008, coprendo dunque la mutazione culturale e di costume degli USA dal dopoguerra ad oggi, il tutto in meno di due ore (apprezzabile, vista la recente tendenza allo straripamento in lunghezza delle pellicole hollywoodiane). Non ultimo, il budget è - hollywoodianamente - contenuto in una trentina di milioni, il che pone la pellicola in predicato di essere uno dei migliori affari del 2013.



2013 - The Butler
Regia: Lee Daniels
Sceneggiatura: Lee Daniels, Danny Strong
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Tim Galvin
Costumi: Ruth E. Carter