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giovedì 30 gennaio 2014

Sogni segreti - Walter Mitty ieri ed oggi


Il caso cinematografico dell'inizio del 2014 è senza dubbio I sogni segreti di Walter Mitty di e con Ben Stiller. Sorprendendo tutti Stiller esce dal suo consueto registro comico per confezionare una commedia delicata e romantica, estremamente piacevole da guardare.
Possiamo davvero dirci sorpresi da questo exploit? Chi come me inizia ad avere qualche filo grigio fra i capelli non ha dimenticato che l'esordio alla regia di un giovane Stiller avvenne in piena era grunge con Giovani, carini e disoccupati, quando a Ethan Hawke si poteva ancora scusare ancora l'odore muschiato e Winona Ryder era la fidanzatina d'America. Certo, le cose in seguito hanno preso un'altra piega, ma la verve romantica Stiller l'aveva già dimostrata venti anni fa.


Il soggetto è tratto da un racconto di James Thurber dal quale è stato anche tratto Sogni proibiti, un vecchio film degli anni 40 con la coppia Danny Kaye - Virginia Mayo, Stiller però (o meglio il suo sceneggiatore Steve Conrad) rielabora la storia per adattarla ai nostri tempi: il risultato è un film con una punta di amaro in più rispetto al predecessore, quasi un contrappeso alla comicità delle situazioni in cui si trova il protagonista, che non siamo mai sicuri se siano "reali" o frutto della sua immaginazione.


Il Walter Mitty del 1947 è un mite e svagato (ma geniale) redattore di una casa editrice di fumetti horror, con il vizio di sognare ad occhi aperti (oggi diremmo - ironia - che si fa un film in testa). Fidanzato con una moretta perbenista e rompiscatole, viene coinvolto per puro caso in un intrigo criminale da un bionda (Virginia Mayo) identica  alla donna dei suoi sogni. La distrazione di Mitty è tale che quando chiede aiuto a parenti e colleghi tutti sono convinti che non sappia più distinguere tra realtà ed immaginazione.
Anche se il film parte un po' lento (nonostante la regia di Norman McLeod, più volte collaboratore dei Fratelli Marx) la vis comica di un Kaye che passa attraverso le situazioni più assurde è irresistibile. In questa versione Mitty rischia di essere vittima di una banda di assassini, correndo seri pericoli (deve sfuggire persino a Boris Karloff!) ed alla fine ottiene una promozione.


Il Walter Mitty di Stiller invece è l'archivista fotografico della rivista Life nel momento in cui questa passa da rivista cartacea a web company (situazione verificatasi realmente). Innamorato di una bella collega (Kristen Wiig), la sua vita viene complicata da una foto inviatagli da un famosissimo fotografo, Sean O' Connell (poco più di una cameo ma di grandissima classe per Sean Penn), per essere la storica copertina dell'ultimo numero del Life di carta. La foto non si trova da nessuna parte e Walter decide di lasciare il suo rassicurante ufficio per inseguire O'Connell per mezzo mondo per farsi consegnare il negativo. Dall'Alaska all'Islanda, per finire in Nepal e Afganistan, Walter scoprirà un lato di sè sopito da sempre a causa delle responsabilità familiari. Mano a mano che Walter inizia a vivere una vita sua, inizia ad avere meno bisogno di immaginarne una diversa; il regalo dell'amico fotografo più che un'occasione da copertina sembra essere l'occasione per imparare a vivere il presente.


Stiller ci porta in un viaggio in posti che la maggior parte di noi non vedrà mai, regalandoci panorami spettacolari fotografati benissimo da Stuart Dryburgh (collaboratore di Jane Campion nella prima fase della sua carriera). I punti in comune con il Walter Mitty di Kaye si limitano al sogno ad occhi aperti ed a un percorso di formazione che porta il personaggio a scoprire di essere in grado di vivere le avventure da sempre soltanto immaginate. In entrambi i casi il motore della presa di coscienza è una donna da conquistare. La vera sorpresa è che Stiller coglie in pieno l'occasione per dimostrarci di essere un cineasta vero: la scena della corsa in skateboard prima dell'eruzione dell'Eyjafjallajökull (il vulcano islandese che causò lo stop del traffico aereo in europa qualche anno fa) è una gioia per gli occhi, il karaoke in Alaska raggiunge quasi il livello espressivo di quello di Lost in translation. A fare da cornice al tutto la riflessione su un mondo della finanza più stupido che spietato, più avido che cattivo. E' la superficialità a fare il danno peggiore nella visione "stilleriana" della ristrutturazione della rivista in cui lavora Mitty. La ripetizione quasi ossessiva del motto di Life è emblematica: vedere, fare, capire, incontrarsi sono le parole chiave, tutto il contrario di quei personaggi finti fino alla punta della barba a cui è affidato il futuro di una delle più iconiche pubblicazioni di sempre e - soprattutto - delle persone che l'hanno resa tale dedicandovi tempo e passione.


A I sogni segreti di Walter Mitty manca ancora qualcosa per essere un capolavoro assoluto, però non sbaglia il finale (non dico di più) e mette insieme una vera sinfonia dell'immagine: ambientato nella rivista che forse più di tutte ha fatto della fotonotizia un'arte, ci porta di panorama in panorama, fino a giungere al momento in cui Walter ritrova finalmente O'Connell e questi gli spiega il significato del suo modo di vivere. Il contrasto fra i manager rappresentati in modo quasi bidimensionale e la profondità di campo che assume la vita di Mitty quando decide di mettersi in gioco è quasi poesia.
La sala gremita a tre settimane dall'uscita nei cinema mi dice che Stiller ha colpito nel segno: un film divertente ma delicato che fa venir voglia di rivederlo. 


2013 - I sogni segreti di Walter Mitty (The secret life of Walter Mitty)
Regia: Ben Stiller
Fotografia: Stuart Dryburgh
Scenografia: Jeff Mann

mercoledì 30 novembre 2011

Tower heist - le acciughe fanno il pallone

Quattro uomini in auto, per tacer del cane...
Ebbene sì, lo ammetto: mi sono sempre piaciuti i film con il gruppo di simpatici ladri o truffatori che - a modo loro - fanno giustizia seguendo un codice morale tutto loro. Non mi sono quindi lasciato sfuggire questo Tower heist - Colpo ad alto livello.
La vicenda, ambientata a New York, gira intorno a The Tower, un esclusivo residence per super ricchi caratterizzato per essere dotato di personale di servizio di prim'ordine. Arthur Shaw, ricchissimo magnate di Wall Street, è il più importante inquilino del palazzo ma è anche un bancarottiere con ottime entrature politiche. Oltre al denaro raccolto in borsa, anche i dipendenti di The Tower gli hanno affidato i propri risparmi, che vedono improvvisamente volatilizzati quando Shaw viene arestato dall' FBI.
Josh Kovacs, il manager di The Tower, sentendosi responsabile per i colleghi e preso in giro da Shaw, organizza un team di improvvisati ladri per ritrovare ridistribuire il maltolto ai legittimi proprietari. Il tutto tentando di non farsi arrestare a sua volta da una bella, disincantata e inflessibile agente federale.  

"Incerti del mestiere", sembra dirsi Arthur Shaw - Alan Alda
A proposito di Warrior scrivevo di un film figlio della crisi; anche questo a suo modo lo è, ma sceglie la via della commedia anzichè quella del dramma, senza per questo "mordere" di meno. L'Arthur Shaw di Alan Alda (sempre un fuoriclasse quando recita a New York!) è un vero squalo della finanza, fa parte di quella genìa di finanzieri che cade sempre in piedi lasciando dietro di se una scia di lacrime e, a volte, sangue. Non si fa scrupoli di fronte a nulla, figuriamoci di fronte ai sudati risparmi dei suoi stessi domestici! Josh Kovacs (Ben Stiller, inosolitamente e apprezzabimente moderato nella mimica facciale) rappresenta invece l'altra faccia della medaglia: indefesso lavoratore, professionale fino al parossismo, lo vediamo a casa, solo, stirarsi i pantaloni perchè siano impeccabili per il giorno successivo. A Josh Kovacs non va giù che quelli come Shaw la facciano franca una volta di più, non a spese dei suoi colleghi. Recluta quindi un gruppetto di "disperati", il cognato ossessionato dall'approssimarsi della paternità, un giovane lift che si spaccia per esperto di elettronica, un inqulino di The Tower sfrattato a causa della crisi, Mr. Fitzhugh, un ladruncolo di quartiere, Slide, che deve essere la "mente criminale" del piano e infine Odessa, una mastodontica cameriera esperta di casseforti.
Casey Affleck e Michael Peña meditano vendetta mangiando hamburgers
Nonostante la tematica possa farsi insidiosa, il regista Brett Ratner (qualcosina di più di un onesto professionista: X-Men conflitto Finale, Rush Hour 2 e 3, The Family Man, Red Dragon, moltissimi videoclip per Mariah Carey e Jessica Simpson, oltre a quello - bello - di Beautiful Stranger di Madonna) è molto attento a non uscire dal registro della commedia.
Fra le sequenze memorabili: la scena iniziale con la banconota da 100$ che si scopre essere il fondale della piscina sul tetto del grattacielo nella quale nuota Alan Alda, comprensibilmente soddisfatto di sè. Per la meravigliosa assurdità della situazione, quella del trasporto della Ferrari in ascensore.
L'impareggiabile Odessa e un imbolsito Mr. Fitzhugh
Il film è corale perciò una menzione non si nega a nessuno!
Ben Stiller (Ti presento i miei e sequels, l'esilarante Zoolander, Starsky e Hutch, Una notte al museo, Greenberg, I'm still here di Casey Affleck): un Josh Kovacs leader iperprofessionale ed umano, un uomo che sa accettare di pagare per i suoi sbagli. Da Greenberg in poi forse Stiller sta finalmente diventando adulto, è bello vedere i giovani crescere!
Matthew Broderick (Il mitico War Games, Lady Hawke, Frenesie militari - che è bello anche se il titolo italiano fa schifo - Il boss e la matricola, Inspector Gadget): un bel rientro, anche se un po' di giri di corsa del Central Park non gli farebbero male. Chissà perchè lo doppiano sempre con una voce un po' da scemo. Comunque bentornato!
Casey Affleck (Da morire di Gus Van Sant, American Pie, la trilogia di Ocean's eleven) : in teoria è il fratello sfigato di ben Affleck. In pratica ho il dubbio che dei due sia quello che fa solo quello che gli piace davvero.
Tea Leoni (Ragazze vincenti, Bad Boys, Deep Impact): la coriacea agente dell'FBI. Abbatte Josh con un laccio californiano, poi si ubriaca con lui e infine lo sbatte in prigione. Però lo ama, si vede benissimo! Cosa si può chiedere di più ad una bella donna?
Alan Alda (una carriera con Woody Allen, Mad City con Costa-Gavras, The Aviator con Scorsese): si vede che a fare il cattivo presuntuoso si diverte. E noi con lui.
Eddie Murphy (48 ore, Una poltrona per due, Beverly Hills Cop, Il principe cerca moglie, Il professore matto): solita parlantina sciolta e solito trasformista che sa rendere il personaggio a suo agio e credibile sia con la cuffia gangsta sulla zucca sia in impeccabile completo grigio. In rientro dopo un periodo un po' appannato. Non so a voi, a me Eddie mancava.
Michael Peña (Million dollar Baby, Babel, Crash di Haggis, Leoni per agnelli): un po' saccente, un po' stupido, un po' genialmente naif. Il prototipo del middle man. Perfetto per questa parte.
Gabourey Sidibe (Precious): last ma assolutamente not least, grande interpretazione e personaggio divertente (Odessa Montero). Quando si lancia col suo carrello contro l'agente di guardia è semplicemente irresistibile. In assoluto quella che ci ha fatto ridere di più! 
Una menzione anche per il direttore della fotografia: Dante Spinotti (Nemico Pubblico, X-Men Conflitto finale, Pinocchio di Benigni, L.A. Confidential, Heat, Hudson Hawk, Manhunter ed il suo remake Red Dragon), uno che ci rende onore nel mondo.

A parte il cattivo, i personaggi sono tutti una apologia dell'uomo normale: infatti sono mediamente sbruffoni, incompetenti, egoisti; però al tempo stesso sono bravi lavoratori ed hanno cuore e buone intenzioni. Insomma, pare dirci Ratner, per salvarci occorre fare squadra, non c'è bisogno di essere dei fuoriclasse, ma di lavorare tutti insieme per riguadagnare il tesoro che qualche furbetto ha cercato di nascondere là, proprio sotto ai nostri occhi. Molti pesci piccoli possono battere anche lo squalo più grande e cattivo!

Ben Stiller ed Eddie Murphy in forma smagliante