domenica 30 marzo 2014

Yves Saint Laurent - La recensione


Come a suo tempo annunciato, è uscito pochi giorni fa sugli schermi italiani Yves Saint Laurent del regista ed attore francese Jalil Lespert. Il film si basa sul libro Lettres a Yves scritto da Laurence Benaïm, basandosi su materiale di Pierre Bergé, compagno e socio d'affari di Saint Laurent per tutta una vita.


Il giovane Yves Saint Laurent, rampollo di famiglia dell'alta borghesia di Orano (ai tempi l'Algeria era territorio francese a tutti gli effetti), a soli 17 anni inizia a lavorare per Christian Dior ed alla morte di questi, solo due anni dopo, subentra nella direzione artistica della maison. A soli ventisei anni abbandona Dior per dare vita ad un suo atelier, nel frattempo conosce e si innamora di quello che egli stesso definirà "l'uomo della sua vita", Pierre Bergè, che resterà a l suo fianco per cinquant'anni, fino alla scomparsa dello stilista affrontando insieme la malattia e la dipendenza da alcol e droghe, ma anche dando vita ad una vera e propria azienda ce ha saputo coniugare al meglio trasgressione e passione sartoriale, imprenditorialità e purissimo talento.


E' impressionante la somiglianza fisica del giovane Pierre Niney (Emotivi anonimi, 20 anni di meno) con Saint Laurent, a parte questo però l'interpretazione è estremamente efficace. Il meno giovane Guillaume Gallienne è un onnipresente e efficientissimo contraltare per YSL, assai più che una spalla. Le muse di YSL sono Charlotte Le Bon (no, non è parente) che spicca nel ruolo della prima musa di Saint Laurent, la modella Victoire Doutreleau; più penalizzate - anche nel metraggio - Laura Smet  (figlia di Johnny Halliday) nella parte di Loulou de la Falaise e Marie de Villepin (figlia del Dominique de Villepin ex premier di Francia) in quella dell'androgina  Betty Catroux. Il giovane Karl Lagerfeld (filologicamente non ancora magrissimo) che compare nella pellicola è interpretato da Nikolai Kinski, figlio di Klaus (aridaje!) e fratellastro di Nastassja.
I costumi, come ovvio, assumono grande importanza da un lato per la ricerca degli abiti indossati dai personaggi, dall'altro perchè la fondazione Saint Laurent - Bergé ha concesso al regista di utilizzare i modelli originali delle collezioni mostrate nel film.
Molto interessante anche la selezione della colonna sonora, la scelta di usare l'aria Ebben? Ne andrò lontana da La Wally di Catalani nel finale è semplicemente perfetta.


Sceneggiatura e regia non lasciano il segno: se per la prima adattare un'opera epistolare può indurre a umana comprensione, per la seconda sono assai meno incline alla indulgenza. L'Yves Saint Laurent che ne esce è quello "visto da Pierre Bergé"; non che non si tratti di un punto di vista privilegiato, ma non è detto che sia anche il più interessante. Possiamo quindi apprezzare l'amore, la pazienza, la costanza dimostrati da Bergè nel corso dei decenni passati al fianco dell'artista. Il peccato grave del film è però di non saper comunicare la straordinarietà della caratura d'artista di YSL. Non può essere sufficiente esibire i modelli originali a farci capire il genio e la capacità tecnica fuori dal comune che ne hanno permesso la creazione, nè ci viene spiegato nulla dell'ambiente dell'alta moda del tempo, il che difficilmente ci farà comprendere perchè YSL è stato un innovatore radicale pur sapendo rimanere al passo dei suoi tempi.


Un'agiografia più di Bergé che di Saint Laurent, che ci racconta molto dell'uomo e ben poco dell'artista. Una confezione che punta tutto sui vestiti, però ce li mostra ben poco. Un regista che eccede solo nel dare per scontato che lo spettatore sappia già quasi tutto. Dopo L'Amour Fou del 2010 e questo Yves Saint Laurent, uscirà in autunno una versione "non autorizzata" Saint Laurent con Gaspard Ulliel, Léa Seydoux e Olga Kurylenko; ammesso che arrivati al terzo film  l'argomento non abbia già stufato, abbiamo ancora una chance: speriamo non vada sprecata anche questa, la statura d'artista di Saint Laurent non lo merita di certo!

2014 - Yves Saint Laurent
Regia: Jalil Lespert
Sceneggiatura: Marie-Pierre Huster, Jalil Lespert, Jacques Fieschi
Costumi: Myriam Laraki

mercoledì 26 marzo 2014

Read and be ready - X-Men giorni di un futuro passato


Il 22 maggio prossimo uscirà in Italia l'attesissimo X-Men - Giorni di un futuro passato. L'attesa è generata da diversi fattori: il film mette a confronto i personaggi degli X-Men "giovani" presentati con X-Men L'inizio e quelli della trilogia "originale", vedremo diversi ritorni: Anna Paquin, Ellen Page, Halle Berry e gli immancabili Patrick Stewart e Ian McKellen e anche alcuni ingressi, come l'ormai lanciato Omar Sy e il grande Peter Dinklage. Presente, ovviamente la nuova generazione di mutanti: Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, James McAvoy e Nicholas Hoult. Inutile dire che il trait d'union fra tutti questi personaggi è il Wolverine di Hugh Jackman.

Ai miei occhi però la vera buona notizia è il ritorno sulla sedia del regista di Bryan Singer, cioè il regista dei primi due - stupendi - capitoli della saga X-Men (oltre che di I soliti sospetti, film per il quale gli sarò eternamente grato).

La trama vede i mutanti "buoni" e "cattivi" unirsi nella lotta contro la Trask Industries, per vincere la quale manderanno Wolverine nel passato, nel tentativo di cambiare le sorti del conflitto.

Anche se ritengo che il ritmo con il quale stanno uscendo i film Marvel si stia facendo un tantino troppo vorticoso e  - onestamente - alcuni filoni probabilmente siano troppo sfruttati, il fascino della storia e il cast di assoluta eccezione oltre alla sensibilità che Singer ha dimostrato nei confronti dell'universo dei mutanti, fanno sì che anche io sia fra quelli che contano i giorni che ci separano dall'uscita di questo nuovo capitolo.
Temo però che il finale non sarà chiuso chiuso se è vero che il successivo film della saga è già stato deliberato e si intitolerà X-Men Apocalypse. Chissà se è un bene, nel frattempo gustiamoci il trailer in italiano.


2014 - X-Men - Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past)
Regia: Bryan Singer
Musica e montaggio: John Ottman
Costumi: Louise Mingenbach


lunedì 24 marzo 2014

Non buttiamoci giù


Nick Hornby ha la straordinaria capacità di conferire, sulla carta, credibilità a personaggi immaturi e un po' schiodati; trasferire la stessa levità sul grande schermo è invece operazione assai più complessa di quanto potrebbe apparire. Il francese Pascal Chaumeil, collaboratore abituale di Luc Besson, di certo non possiede lo stesso dono di Hornby, privo dello stesso gusto per il black humour resta a metà fra commedia e dramma senza imboccare con decisione nessuna delle due strade. Il film, senza essere una pietra miliare, è comunque godibile e ha il pregio di avere un cast estremamente ben assortito.


I personaggi entrano in scena uno alla volta: l'ex presentatore televisivo Martin, la casalinga fiaccata dalla solitudine e dalla quotidiana fatica Maureen, la giovane ribelle Jess e il rocker in crisi esistenziale J.J. si ritrovano la sera di capodanno in cima a un palazzo di Londra famoso per essere uno di quelli più frequentati dai suicidi. I quattro decidono di scendere insieme (A long way down, il titolo originale si riferisce sia a questa discesa verso il piano terreno che al tentativo di recuperare una vita "normale") e aiutarsi a vicenda, quais si trattasse di una famiglia elettiva. Nel libro si alterna frequentemente il punto di vista dei diversi personaggi, mentre nel film il mantenimento di una linearità di racconto fa sì che questo sia semplicemente diviso in capitoli dedicati a seguire un personaggio più da vicino degli altri.


Pierce Brosnan, in ottima forma fisica, mette le sue caratteristiche di attore brillante al servizio del personaggio del vacuo Martin, presentatore televisivo caduto in disgrazia a causa di uno scandalo sessuale. Toni Collette nel ruolo della derelitta Maureen conferma il proprio immenso talento. Una piacevole sorpresa è rappresentata dalla giovane londinese Imogen Poots, la sboccata ragazzina Jess in conflitto con il padre, un politico professionista (un Sam Neill poco riconoscibile - è un complimento); molto lanciato dopo Breaking Bad, Aaron Paul dà corpo a un credibile musicista divorato dal male di vivere. Cameo di lusso per Rosamund Pike, nel ruolo della stronzissima ex collega di Martin che massacra i quattro nel corso di una disastrosa intervista televisiva.
Nella crew tecnica si distingue il musicista italiano Dario Marianelli (V per vendetta, Anna Karenina, Jane Eyre, Quartet) che assembla un ottimo commento musicale.


Il film, rispetto al libro, ha la pecca di non approfondire il disagio mentale dei protagonisti, ma anche se la semplificazione può apparire fastidiosa, su un tema come questo è meglio mantenersi nel non detto piuttosto che addentrarsi su un terreno così periglioso senza saperne governare i chiaroscuri con la giusta dose di humour. Alcune scene, come la rissa nel resort sulla spiaggia, sono genuinamente divertenti, il monologo nel finale di Aaron Paul costituisce invece l'apice della parte drammatica.
Chaumeil è un fan, letterariamente parlando, di Hornby: probabilmente nel timore di distorcere troppo l'opera letteraria si dimentica di dare una spina dorsale al proprio film, che tuttavia si salva grazie all'ottima performance degli attori, ognuno bravo nella propria parte ma soprattutto capaci di una performance corale di grande affiatamento.
In definitiva il film mi è piaciuto più di quanto non si evinca da queste righe, una scelta che mi sento di consigliare per una serata poco impegnativa: un'ora e mezza di intrattenimento di qualità, non profondo ma nemmeno stupido, il che di questi tempi non è poco.


2014 - Non buttiamoci giù (A Long Way Down)
Regia: Pascal Chaumeil
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Dario Marianelli

domenica 16 marzo 2014

E fu sera e fu mattina - la recensione

Que el fin del mundo te pille bailando, 
que el escenario me tiña las canas, 
que nunca sepas ni cómo, ni cuándo, 
ni ciento volando, ni ayer ni mañana 


Ci sono registi a cui non bisognerebbe assegnare un budget, perchè poi lo spendono in effetti speciali ridondanti e non funzionali alla storia oppure nel compenso di una star di livello internazionale che finirà per oscurare inevitabilmente ogni altro aspetto del film, e poi ci sono registi a cui si dovrebbero dare soldi a volontà, perchè ne conoscono il valore e se ne servono per rendere l'opera migliore. Normalmente i primi sono coperti di milioni dagli studios e i secondi passano più tempo a cercare di finanziarsi che a girare film. Emanuele Caruso, regista di E fu sera e fu mattina, di certo  appartiene alla seconda categoria: al suo primo lungometraggio, si è finanziato attraverso la piattaforma di crowdfunding Produzioni dal basso, grazie alla quale ha raccolto circa 40.000€, qualche contributo è arrivato dalla Film Commission piemontese, da una banca cuneese e da alcuni enti locali. Alla fine il film, due ore piene, è stato realizzato con circa 70.000€, come dire il costo di un paio di berline di media dimensione. La distribuzione viene fatta "a piedi", girando per le sale chiedendo di proiettare il film. Insomma, E fu sera e fu mattina è un film realizzato grazie a passione genuina, quella che ti fa rinunciare alle ferie per andare a girare, che ti fa passare i weekend a girare per le sale di mezzo nord Italia a fare promozione. Ed è una storia di oggi, non degli anni 50. Ci sono ancora cose che i soldi non possono comprare, costruire il proprio sogno è una di quelle.


La storia di E fu sera e fu mattina si basa su un quesito molto potente: cosa faremmo se sapessimo che il mondo finisce tra un paio di mesi? Cosa cambierebbe nella nostra vita? Davvero impareremmo a gustarci la vita fino in fondo o le nostre imperfezioni, le invidie, le gelosie che ci portiamo dietro avrebbero comunque il sopravvento? Nell'immaginario paesino di Avila (in realtà La Morra, in provincia di Cuneo) gli abitanti dopo aver ricevuto la notizia che il sole si sta per spegnere proseguono il tran tran quotidiano più o meno come sempre, fra i soliti pettegolezzi e pregiudizi, alcuni senza nemmeno credere ad una notizia così destabilizzante. Fra tutti la cinepresa si concentra sul parroco Francesco, su un ragazzo dal passato lacerante, il caustico Gianni, una coppia alle prese con le chiacchiere di paese, Marse e Anna, e una barista che nasconde un tragico segreto, Luisa. Fra il tentativo di chiudere le questioni irrisolte e l'amarezza per un futuro insieme che svanisce, i cinque arrivano uniti alla fine del mondo, e chissà se davvero quando sei insieme a coloro a cui vuoi bene il mondo può finire, o anche di fronte all'ineluttabile c'è sempre una alternativa?


Fra gli interpreti spiccano Albino Marino nel ruolo di Don Francesco e Lorenzo Pedrotti in quello di Gianni. Le comparse "locali" che danno vita ai vari personaggi di paese sono convincenti, anche la recitazione un po' caricata, quasi teatrale, li rende più vicini al personaggio di paese, in fondo tutti noi recitiamo una parte di fronte al nostro prossimo...
Il comparto tecnico merita particolare attenzione, viste le vicissitudini produttive della pellicola. La fotografia, a luce (quasi) naturale è di Cristian De Giglio, anche lui al primo lungometraggio, le musiche  di Remo Baldi sono molto azzeccate nelle atmosfere e ben armonizzate con le immagini.
I paesaggi langaroli sono semplicemente spettacolari, mentre le riprese all'interno dei paesi scelgono di mostrare la normalità dei luoghi più che la bellezza di piazze, chiese e palazzi.


E fu sera e fu mattina è un'opera non priva di difetti, specialmente nella sceneggiatura: rispetto alla lunghezza ragguardevole alcune situazioni vengono trascinate troppo a lungo, alcuni concetti ripetuti più volte, si insiste troppo su alcuni personaggi e troppo poco su altri. Eppure anche senza enfatizzare la tragedia incombente arriva al cuore come raramente ci è successo di vedere in un film italiano. Finalmente un film drammatico che non scade nella facile critica politica, nè nel moralismo, ma ci mostra per come siamo: pieni di ferite e di difetti ma anche di amore oltre ogni logica. 
Tutto il film dai problemi di finanziamento, alla realizzazione, la distribuzione e - a ben vedere - anche nelle vicende che accadono ai personaggi è una testimonianza che nulla nel futuro è già scritto: contro ogni probabilità si può fare un film in una nazione che non crede di poter fare altro che commedie, si può mettere insieme una crew che lavora a un'opera perchè ci crede, si possono trovare dei gestori di cinema che ti danno una possibilità. E funziona davvero: in una serata settimanale il cinema Reposi di Torino era gremito, e anche se all'uscita ho sentito qualche spettatore brontolare, ne ho visti molti avviarsi verso l'uscita con gli occhi lucidi e lo stesso mio groppo alla gola. Dove non arrivi coi soldi puoi farcela con la passione, l'impegno, l'emozione. Un'altra via è sempre possibile. 

Però adesso che Caruso ce l'ha dimostrato, possiamo solo sperare che qualche casa produttrice si ricreda e gli dia un budget serio per fare un'altro film. Seriamente.  


2014 - E fu sera e fu mattina
Regia: Emanuele Caruso
Fotografia: Cristian De Giglio
Musiche: Remo Baldi 

lunedì 10 marzo 2014

Read and Be Ready - E fu sera e fu mattina


Se improvvisamente scoprissimo che la fine del mondo arriverà entro pochi giorni, come cambieremmo la nostra vita? E' il quesito a cui prova a dare risposta E fu sera e fu mattina, opera prima di Emanuele Caruso, giovane regista cresciuto nelle Langhe, che ha scelto di ambientare proprio in quei luoghi il suo primo lungometraggio cinematografico.
Emanuele ha girato per ben nove settimane in alcune location fra Langhe e Roero, che assicurano al film spettacolari panorami naturali.

Incuriositi dal progetto, abbiamo raggiunto telefonicamente il regista per farci raccontare qualcosa di più; abbiamo scoperto non solo un artista dal trascinante entusiasmo, ma anche un professionista infaticabile.
Il progetto è stato finanziato attraverso una intelligente operazione di crowdfunding che assicura ai sottoscrittori una percentuale sugli incassi. Una volta realizzato il film, in mancanza di un contratto con un distributore, Caruso non si è perso d'animo e insieme ad alcuni amici ha iniziato a girare tutte le sale cinematografiche della regione (e anche oltre) chiedendo di proiettare il suo film.
I risultati gli stanno dando ragione oltre ogni aspettativa, e presto la pellicola verrà proiettata anche a Torino (oltre che Milano e Roma).

Il film non l'abbiamo ancora potuto vedere, ma dopo aver visto il trailer che vi proponiamo qua sotto siamo sicuri che ispirerà la stessa curiosità di vederlo che ha suscitato in noi.

Sostenete insieme a noi il cinema fatto con passione, vi aspettiamo da giovedì prossimo fino al mercoledì successivo al cinema Reposi di Torino. Sotto al trailer trovate le date di tutte le proiezioni già in programma in Piemonte e Lombardia



- PIEMONTE - 

MULTISALA REPOSI di Torino - www.multisalareposi.it
Giovedì 13 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
Venerdì 14 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
Sabato 15 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
saranno presenti il regista Emanuele Caruso e il cast del film
Domenica 16 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
saranno presenti il regista Emanuele Caruso e l’attore protagonista Albino Marino
Lunedì 17 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
Martedì 18 Marzo - ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30
Mercoledì 19 Marzo – ore 15:30 – 17:50 – 20:10 – 22:30

CINEMA LUMIERE di Asti
Mercoledì 12 Marzo – ore 21:15
Giovedì 13 Marzo – ore 21:15
Venerdì 14 Marzo – ore 21:00
sarà presente il regista Emanuele Caruso
Sabato 15 Marzo – ore 19:00 – 21:30
Domenica 16 Marzo – ore 19:00 – 21:30
Lunedì 17 Marzo – ore 21:15
Martedì 18 Marzo - ore 21:15

CINEMA TEATRO MACCALLE’ di Castelceriolo (AL)
http://digilander.iol.it/teatromacalle/home.html
Venerdì 28 MARZO – ore 21:30
Domenica 30 MARZO – ore 17:00 – 21:30
sarà presente il regista Emanuele Caruso
Lunedì 31 MARZO – ore 21:30

CINEMA LUX di San Damiano D’Asti
Venerdì 21 MARZO 2014 ore 21:00
sarà presente il regista Emanuele Caruso
Sabato 22 MARZO 2014 ore 20:30 – 22:30
Domenica 23 MARZO 2014 ore 16:30 – 21:00

CINEMA TETRO BARETTI di Mondovì
APRILE 2014 (date e orari da definire)

Dal 19 al 26 APRILE (date e orari da confermare)
CINEMA TETRO ALLA CONFRATERNITA di Limone



- LOMBARDIA -

CINEMA CHAPLIN di Cremona
saranno presenti il regista Emanuele Caruso e l’attrice Sara Francesca Spelta

CINEMA MIGNON D’ESSAI di Mantova - www.cinemamignon.com
APRILE 2014 (date e orari da definire)

CINEMA TEATRO ODEON di Vigevano – www.labarriera.it/c/cinema-odeon/
2-3-4-5 MAGGIO 2014
sabato 3 Maggio sarà presente il regista Emanuele Caruso

sabato 8 marzo 2014

Mercedes 500SL - Michael Mann - Director's ads


Michael Mann, per tutti quelli della mia generazione, sarà per sempre associato al serial Miami Vice. Per i più giovani specifico che si tratta di una dei serial televisivi più iconici degli anni 80, ambientato in una Miami già multiculturale dove la cocaina transita a tonnellate., le donne sono sempre facili, le auto costosissime. Insomma un inno alla cultura tamarra, ma anche qualcosa di radicalmente innovativo rispetto agli A-Team e TJ Hooker che popolavano gli schermi in quel periodo.
Mann, peraltro ha dimostrato successivamente di sapersela cavare piuttosto bene anche dietro la macchina da presa con film come Manhunter (il misconosciuto esordio sul grande schermo del personaggio di Hannibal Lecter), e blockbuster come L'ultimo dei Mohicani, Alì, Heat, e il bellissimo Collateral.

La passione di Mann per le granturismo lo ha portato a girare due commercials, uno abbastanza di recente per la Ferrari California, l'altro più indietro nel tempo si pone come un caso più unico che raro nel mondo dell'advertisement e riguarda la Mercedes SL 500.

Nel 2002, probabilmente per rispondere alla strategia di comunicazione messa in atto dalla BMW con il suo serial The Hire, la Mercedes decide di mandare in onda sui circuiti televisivi e anche come promo al cinema un commercial pensato come se fosse il trailer di un film di prossima uscita: Lucky Star. L'operazione è molto sottile: nel video di due minuti e mezzo il marchio Mercedes non viene mai esplicitamente inquadrato, anche se uno dei personaggi principali è una SL 500 convertibile color argento (ovviamente!). Nelle intenzioni, infatti, il commercial non deve "banalmente" cercare di convincere il pubblico ad acquistare un'auto, ma restituire l'emozione e l'eccitazione che si provano al volante della SL 500.

Il film, di genere spionistico, si intuisce incentrato sulla figura di Mister H (Benicio del Toro, che dà fondo alle sue rilevanti riserve di charme), un uomo la cui fortuna in borsa e nel gioco d'azzardo è così sospetta da attirare l'attenzione dei servizi segreti, da cui tenta di fuggire a bordo della propria inseparabile Mercedes.
La sottigliezza del gioco risiede anche nel titolo: come tutti sapete il marchio della Mercedes è una stella a tre punte, che rappresenta la "buona stella" che porta a Mister H la sua incommensurabile fortuna (oltre a  una splendida ragazza, la cantante Ana Cristina, di origine cubana ma emigrata - guarda un po' - a Miami fin dall'infanzia).
La Mercedes in un primo momento non escluse a priori la possibilità di realizzare sul serio il film a cui si referisce il trailer-pubblicità, immagino che siano venuti a più miti consigli parlando di budget...

Anche rispetto a quanto fatto in precedenza dalla BMW, mi pare che l'operazione possa dirsi riuscita: non è una scopiazzatura di The Hire, ma una vera e propria opera di concorrenza anche sul piano della creatività.
Ma, si dirà il lettore, perchè The Talking Mule ci parla della BMW e di The Hire come se già sapessimo di che si tratta? Si tratta di una basso stratagemma: ne parleremo nelle prossime settimane e vi prometto che ce ne saranno da leggere delle belle, stay tuned!


2002 - Lucky Star
Prodotto: Mercedes 500 SL
Regia: Michael Mann

lunedì 3 marzo 2014

Saving Mr. Banks


John Lee Hancock è un regista irresistibilmente attratto dalle icone dell'american way of life. Dopo essersi occupato (con fortune piuttosto alterne in verità) di baseball, di selvaggio west e di football americano, non si lascia sfuggire l'occasione di confrontarsi con un autentico mito a stelle e strisce: Walt Disney.


Confronto è il termine che meglio riassume questa pellicola dove si narra la vicenda che portò alla realizzazione di Mary Poppins. Da un lato vediamo Disney deciso a mantenere la promessa fatta alle figlie di trarre un film dal loro libro preferito e dall'altro la coriacea P.L. Travers, autrice del libro, decisa a mantenere il controllo sul personaggio da lei creato. Dopo venti anni di tentativi andati a vuoto, la scrittrice, si convince a volare a Hollywood per verificare di persona il copione approntato dalla Disney e cedergli infine i diritti cinematografici. "Strappata" alla beneamata Londra la Travers affronterà i fantasmi della propria infanzia, confrontandosi con lo sceneggiatore Don DaGradi e con i musicisti, i fratelli Sherman. Alla fine sarà Walt a trovare il modo di tranquillizzare l'inaciditissima Travers e realizzare una buona volta il film, ma l'unico americano con cui la scrittrice riuscirà a creare una connessione è il tenero autista Ralph.


Emma Thompson ha dichiarato di considerare il personaggio della Travers uno dei più complessi della sua carriera, e possiamo crederle. Se la zitella acida è una parte piuttosto semplice, aggiungere quel tanto di dramma interiore che differenzia la macchietta dal personaggio a tutto tondo richiede un non comune senso del limite.
Tom Hanks interpreta un Walt Disney a cui non somiglia per nulla (baffetti a parte), ma che riesce a rendere attraverso gestualità e atteggiamento...insomma il mestiere dell'attore ogni tanto serve ancora, per fortuna!
Paul Giamatti riesce ad esprimere il suo meglio quando fa la spalla; in un ruolo del tutto secondario buca lo schermo. Complementare e non in concorrenza con la Thompson, lascia il segno da vero fuoriclasse. La piccola australiana Annie  Rose Buckley è molto brava nel ruolo della Travers bambina, Colin Farrell interpreta invece il padre, Travers Goff, un ulteriore personaggio fuori dalle righe che si aggiunge al lungo carnet di scoppiati e tossicomani a cui l'attore irlandese ha prestato volto.
Notevolissimi scenografia e costumi, l'una che ricostruisce il mondo Disney, i secondi rigorosamente fedeli all'epoca, efficaci nel contrapporre il mondo di ferrea disciplina autoimposta della Travers con la rilassata funzionalità a stelle e strisce.


Il film, non è storicamente rigoroso sotto diversi punti di vista: ad esempio la Travers si recò ad Hollywood dopo aver venduto alla Disney i diritti cinematografici e non prima; così come non è vero che non avesse famiglia nè che avesse scritto un solo libro; infine la scrittrice ufficialmente non espresse mai apprezzamento per la versione cinematografica della sua eroina, anche se probabilmente nessuno saprà mai cosa ne pensasse in realtà.
Pur nelle sue licenze Saving Mr. Banks è però efficace nella descrizione dei rapporti umani: sia quello travagliato della Travers con Disney, sia quello di malsopportazione della scrittrice per i fratelli Sherman e DaGradi.
La pellicola trova le sue radici in un documentario su P.L. Travers realizzato anni fa dalla BBC: la storia della scrittrice è parsa tanto interessante da farne una sceneggiatura per il cinema. La pellicola in effetti non mostra come venne realizzato il film, ma si concentra sull'antefatto che lo rese possibile.


Il film sa divertire e nel finale anche commuovere un po', le due ore di durata non sono faticose come il continuo alternarsi di flashback e azione potrebbe far supporre.
La pellicola affronta un tema interessante, e cioè la differenza fra l'autore e l'opera. Conoscendo P.L. Travers sarebbe parso quasi impossibile che fosse lei l'autrice del personaggio che ha conquistato generazioni di bambini, ma l'artista va giudicato per la persona che è o per l'arte che produce? La risposta corretta è indubbiamente la seconda, e del resto - sembra dirci Hancock - chi è il vero autore di Mary Poppins, la stizzosa Travers o la piccola sognatrice Ginty? Le motivazioni della Travers affondano in un trauma infantile, che può essere cicatrizzato solo attraverso l'opera taumaturgica dell'arte: la condivisione. Anche se ci fa paura, è solo accettando di scoprire il fianco dolente che diamo a chi ci ama l'opportunità di curarlo.


2013 - Saving Mr. Banks
Regia: John Lee Hancock
Fotografia: John Schwartzman
Musiche: Thomas Newman
Costumi: Daniel Orlandi