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martedì 17 dicembre 2013

Lo Hobbit - La desolazione di Smaug


Puntuale ad un anno dall'uscita di Un viaggio inaspettato, arriva il secondo capitolo tratto da Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien. 
Le considerazioni fatte in occasione del primo capitolo valgono ancora: Lo Hobbit letterario è un'opera introduttiva nella quale si fa la prima conoscenza con l'universo immaginato da Tolkien; al contrario l'opera cinematografica arriva successivamente al "piatto forte" rappresentato dalla trilogia de Il signore degli anelli, opera di ben maggior spessore. L'effetto rischia di essere paragonabile al brodino servito dopo il brasato: fa piacere ma in futuro ci ricorderemo più volentieri del piatto più polposo.
La durata di due ore e quaranta è forse un po' eccessiva, ma allineata con le altre pellicole della serie; il regista, svincolato ormai dalla presentazione dei personaggi può dare per assodata la conoscenza dei rapporti fra le razze e delle motivazioni personali e premere decisamente il pedale dell'acceleratore sulle scene d'azione.


La trama segue le vicissitudinidi Bilbo Baggins e della compagnia di nani capitanati dal nobile Thorin Scudodiquercia diretti alla montgna solitaria per scacciare il perfido drago Smaug dalle sale scavate nella roccia dell'antico regno nanico di Erebor. Durante il periglioso viaggio i nostri eroi si imbattono nel mutapelle Beorn (un gigantesco uomo capace di mutare il proprio aspetto con quello di un enorme orso), nel regno degli elfi silvani di re Thranduil (impersonato dall'attore Lee Pace, la cui somiglianza col cabarettista romagnolo Giuseppe Giacobazzi, basette incluse, è involontariamente esilarante). Orlando Bloom crea un curioso paradosso temporale: dieci anni dopo la conclusone delle vicende de Il signore degli anelli reinterpreta l'elfo Legolas all'interno di una vicenda che si svolge sessanta anni prima! Dopo una ulteriore avventura nella città di Pontelagolungo, finalmente l'azione si sposta nelle sale ricolme di oro dove dorme il drago Smaug. Se svegliare un cane dormiente è sconsigliabile, vi lascio immaginare quale pericolo sia ridestare un enorme rettile sputafuoco.


La sceneggiatura si prende un po' di libertà rispetto all'opera letteraria, introducendo per pura political correctness un personaggio femminile inesistente nella storia originale, l'elfa guerriera Tauriel, interpretata dalla star di Lost Evangeline Lilly. Bard - uomo aspro ma sincero e infallibile arciere che in qualche modo prefigura (o ricorda, per il pubblico cinematografico) la figura di Aragorn - è impersonato con efficacia da Luke Evans (il cattivo di Fast & Furious 6). Martin Freeman sviluppa molto bene il personaggio di Bilbo, lentamente ma inesorabilmente affascinato dal potere dell'Anello; nel complesso la prestazione di Freeman come portatore dell'Anello mi pare molto più riuscita rispetto a quella del sempre stranito Elijah Wood nei panni di Frodo.
Il drappello dei nani risulta vagamente tedioso, caratterizzati come sono attraverso i tratti della litigiosità e della diffidenza. Benedict Cumberbatch dopo aver prestato voce e figura al Negromante fa l'asso pigliatutto di vilains regalando profondità cavernose alla voce di Smaug: chi può gusti il film in versione originale.


Come e più del primo capitolo, La desolazione di Smaug è intrattenimento di alto livello, con alcune scene davvero entusiasmanti: l'attacco dei ragni e la fuga nelle botti coinvolgono e divertono. La trama si dipana agile nonostante la durata della pellicola: le licenze autoriali sono sì discutibili ma non possono disturbare davvero che i puristi e i musoni cronici. Fastidiosa invece la frettolosa troncatura finale: va bene creare aspettativa in vista dell'ultimo episodio (che uscirà a Natale 2014), però lo spettatore ha il diritto di vedere un film compiuto in sè, non martoriato dalla scritta "to be continued..."
Il 3D, grazie alla tecnica dei 48 fps di cui ho già scritto in occasione del primo capitolo, non risulta affatto fastidioso, il regista si premura anche di inserire qualche spettacolare chicca (come i calabroni che svegliano Bilbo) per mantenere sempre elevato il livello spettacolare. 
I curatissimi costumi ed i meravigliosi paesaggi naturali (neozelandesi) uniti alla elevata qualità delle scene d'azione rendono La desolazione di Smaug una interessante opzione per riempire i lunghi pomeriggi vacanzieri con una bella scorpacciata di cinema e popcorn per tutta la famiglia.


2013- Lo Hobbit La desolazione di Smaug (The Hobbit: The desolation of Smaug)
Regia: Peter Jackson
Scenografia: Alan Lee, John Howe, Dan Hennah
Costumi: Bob Buck,  Burkes-Harding, Ann Maskrey , Richard Taylor

giovedì 20 dicembre 2012

Lo Hobbit - un viaggio inaspettato


Fin dalla felicissima conclusione della trilogia de Il Signore degli anelli (Il ritorno del re si aggiudicò tutte le 11 statuette alle quali era candidato) la voglia di sfruttare il filone Tolkien con una riduzione cinematografica de Lo Hobbit aveva portato ad ipotizzare una prosecuzione del franchise con due film prequel di quanto mostrato nella trilogia. Tuttavia l'impegno richiesto dall'impresa non poteva essere sottovalutato: la cosmogonia immaginata da Tolkien è complessa e molto articolata e l'impegno artistico (per non parlare di quello finanziario) richiesto estremamente stressante. I problemi legali di Jackson con la New Line cinema, che aveva prodotto The Lord of Rings, fecero sì che - in un primo momento - la nuova serie dovesse essere diretta da Guillermo Del Toro (Mimic, Blade II, i due sottovalutati Hellboy). I reiterati ritardi nell'inizio della lavorazione portarono però alla rinuncia di Del Toro ed al re-ingaggio di Jackson.

Ian Mc Kellen - Gandalf Il Grigio

Lo Hobbit doveva inizialmente articolarsi in due film, in modo aderente alla scansione dell'opera letteraria, a produzione già iniziata è stato invece deciso di mantenere il format della trilogia: Un viaggio Inaspettato è quindi il primo di tre capitoli: nel 2013 vedremo La desolazione di Smaug e l'anno successivo There and back again, per il quale non mi risulta sia già stato approvato un titolo italiano.
Dal punto di vista produttivo si sono dovuti risolvere diversi problemi, primo fra tutti quello legato alle locations: per problemi sindacali-legali abbiamo rischiato di non poter godere dei meravigliosi paesaggi neozelandesi (Wellington e Matamata), inoltre alcune parti hanno dovuto per forza essere girate in Inghilterra (nei Pinewood studios) in modo da vedere ancora Christopher Lee nei panni di Saruman (all'attore, novantenne, non si poteva chiedere di sobbarcarsi il viaggio fino agli antipodi).

Nani che fanno bisboccia

La trama è ambientata circa sessanta anni prima delle vicende narrate nella Compagnia dell'anello e raccontano di un pacifico e pigro hobbit, Bilbo Baggins, che viene cooptato dal mago Gandalf per unirsi ad una compagnia di tredici nani impegnati nella riconquista del proprio regno, dal quale sono stati scacciati dal drago Smaug. Nel film vengono integrate alcune parti prese da altre opere di Tolkien e aggiunti alcuni personaggi che non compaiono nel libro (come Galadriel e Frodo), ma che sono funzionali a dare continuità al franchise.
Molte delle caratteristiche dell'universo raccontato da Tolkien vengono date un per acquisite, il film non si sofferma molto sulla presentazione dei personaggi, scopriamo sì qualcosa di più sul mondo dei nani, ma elfi ed hobbit ed i complessi rapporti fra i diversi popoli che abitano la terra di mezzo non vengono spiegati in alcun modo, se non per l'inimicizia che storicamente divide i nani e gli elfi.
Completamente diverso il contesto narrativo: se il Signore degli anelli narrava di un mondo in crisi nel quale ci si avviava ad una resa dei conti definitiva fra il Bene ed il Male, lo Hobbit racconta di come vennero poste le basi per l'ascesa di Sauron. Emblematico in questo senso che il popolo degli Uomini, il popolo del futuro per la Terra di Mezzo, qui non compaia per nulla.

Fra gli interpreti nessun nome di grido, a parte i personaggi già comparsi nella prima trilogia. Il ruolo del protagonista, Bilbo Baggins, se lo è aggiudicato Martin Freeman (già apprezzato Dr. Watson nell'originale Sherlock televisivo), Andy Serkis torna a donare voce e movenze al Gollum, oltre ad essersi guadagnato "sul campo" anche il ruolo di regista della seconda unità. Benedict Cumberbatch (anche lui proveniente da Sherlock, ma già avvezzo a grandi produzioni per il grande schermo) dona voce e e movenze al Negromante.
Una curiosità: l'attore Richard Armitage, che interpreta il principe dei nani Thorin, è nella realtà alto più di un metro e novanta!


Sylvester McCoy - Radagast

Lo Hobbit è un 'opera che "a prescindere" non ha né l'organicità né la complessità della trilogia dell'anello, si può in qualche modo interpretare come una prova generale per Il signore degli anelli. Anche nella versione cinematografica mi pare si sia deciso di puntare le carte migliori non sullo sviluppo dell'intreccio, bensì nell'accuratezza della realizzazione. I costumi, ad esempio, sono realizzati con cura molto maggiore che non nei tre capitoli precedenti, i nani sono tutti e tredici caratterizzati con abiti che ne rispecchiano professione, posizione sociale ed a volte anche le avventure passate (uno ha un'ascia impigliata nell'acconciatura, segno delle battaglie passate), la parrucca di Thorin, il principe, è realizzata con capelli umani, al contrario delle altre che sono fatte con peli di animale. Straordinaria la resa di visuale del mago Radagast, la cui missione di guardiano dei boschi è perfettamente integrata nell'abbigliamento, che vive su di lui.

Per gli effetti speciali Jackson si è affidato a Joe Letteri, con cui aveva già collaborato in passato, e che nel frattempo ha lavorato in film come I, robotAvatar e Le avventure di Tintin.
Le differenze di dimensione fra i personaggi (Gandalf è molto più alto dei nani, che a loro volta sono più grossi e tozzi degli hobbit) sono state gestite imbottendo i costumi degli attori per cambiarne le proporzioni fra le varie parti del corpo. Le scene in cui compaiono personaggi di razze sono state riprese contemporaneamente su due set paralleli, uno a "grandezza naturale", l'altro al chroma key (cioè davanti allo schermo verde).

Lo Hobbit si è già guadagnato un posto nella storia del cinema in quanto primo film girato con tecnologia a 48 fotogrammi per secondo (da sempre i film sono girati a 24 fps); a mio parere questa innovazione, che dovrebbe mantenere più a fuoco le immagini in movimento, ha  il pregio di annullare quasi del tutto il fastidioso effetto "mal di mare" del 3D, che pure - al solito -  non aggiunge molto dal punto di vista artistico. 


Cate Blanchett - Galadriel e Peter Jackson

In sintesi una buona pellicola di intrattenimento orientata al pubblico dei ragazzi, con molta azione, avventura, e violenza spettacolarizzata; gli aspetti allegorici e "filosofici" (la corruzione del potere, l'importanza del rispetto per la natura, la difficoltà di mantenere fede alle proprie scelte) che hanno reso grande Il Signore degli Anelli qui sono appena abbozzati. Va però tenuto in conto che si tratta del primo di tre capitoli, è lecito aspettarsi che alcune tematiche possano essere meglio sviluppate nei film seguenti.
Ottimo per occupare in modo più che soddisfacente un pomeriggio (un intero pomeriggio, il film dura quasi tre ore) vacanziero, e magari farsi venir la voglia di leggere il libro nell'attesa delle prossime puntate.




2012 - The Hobbit: An Unexpected Journey (Lo Hobbit: un viaggio inaspettato)
Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura: Peter Jackson, Guillermo Del Toro, Philippa Boyens, Fran Walsh
Fotografia: Andrew Lesnie
Costumi: Ann Maskrey
Effetti speciali: Joe Letteri