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venerdì 3 gennaio 2014

American hustle - L'apparenza inganna


David O. Russell sarà anche noto per le proprie intemperanza sul set (che lo hanno spesso portato a  furiose liti con importanti nomi dello star system), ma se il risultato continua a mantenersi sui livelli che ha raggiunto ultimamente, possiamo anche dire: ecchissenefrega!


Il regista più in voga del momento ha raccolto intorno a sè una collaudata squadra di interpreti: da The Fighter sceglie Christian Bale (là ridotto ai minimi termini, qui invece ingrassatissimo) e una sempre grande Amy Adams; da Il lato positivo si porta dietro Bradley Cooper, la donna dell'anno Jennifer Lawrence e il lusso di una comparsata di Robert De Niro.
La storia è ambientata - con costumi e scenografie molto convincenti - nei tardi anni 70, si racconta di Irving e Sidney (Bale e Adams), una coppia di truffatori di piccolo cabotaggio incastrati dall'agente dell'FBI Richie DiMaso (Cooper) al fine di farsi aiutare nella cattura di alcuni politici corrotti, primo fra tutti il sindaco di una depressa cittadina del New Jersey, Carmine Polito (Jeremy Renner) che vorrebbe far rinascere i fasti della città di Atlantic City (storicamente una mecca per giocatori, mafiosi e contrabbandieri grazie ai suoi casinò e alle bische più o meno clandestine) per creare nuovi posti di lavoro.
Per attrarre il politico, l'FBI si inventa un fantomatico sceicco interessato a finanziare l'operazione. Quando la mafia viene (inevitabilmente) coinvolta nella truffa, Irving si sente ormai perso. Ma in un mondo dove l'apparenza inganna (come recita il controtitolo italiano) chi è truffato e chi è truffatore si capirà solo alla fine.


Fantastiche le scenografie di Judy Becker, collaboratrice abituale di Russell ma autrice anche di quelle - superlative - di Hitchcock; spettacolari i costumi di Michael Wilkinson (300, Watchmen, Tron Legacy, L'uomo d'acciaio, i due Breaking Dawn). Amy Adams dopo diversi ruoli da brava ragazza può finalmente far uscire un lato sexy (che scollature!) sopito quanto efficace, Christian Bale con ventrazza e riporto è semplicemente impressionante; Jennifer Lawrence a ventitre anni dimostra una maturità artistica ormai compiuta.
Alcune scene davvero geniali, fra tutte scelgo quella dove Carmine e Irving al ristorante cantano Delilah con trasporto molto popolare.


L'ottima sceneggiatura è scritta originariamente da Eric Warren Singer con il titolo di American Bullshit e successivamente riveduta insieme al regista. Se gli aspetti estetici legati al periodo di ambientazione e alle trasformazioni fisiche degli attori colpiscono immediatamente l'immaginario dello spettatore, man mano che la trama si dipana fra colpi di scena e sorprese continue, quello che emerge è l'aspetto culturale: i personaggi di American Hustle ingannano e truffano perchè non si aspettano più nulla dal prossimo: nè dallo Stato, nè dai politici, nè dai propri amici. I federali e i magistrati non ricercano la giustizia, ma un posto in prima pagina che li aiuti a far carriera, arrestando politici affaristi che fanno più o meno la stessa cosa. Ognuno pensa solo per sè cercando di emergere come può: un sottobosco culturale dal quale è facile immaginare di vedere spuntare un modello culturale alla Gordon Gekko, avido ed amorale ma a suo modo sincero. Ne riparleremo forse quando uscirà il prossimo The wolf of Wall Street.
Altamente consigliato, due ore e un quarto che riconciliano con il grande schermo. Fortunatamente in periodo vacanziero trovare il tempo non vi sarà difficile.


2013 - American Hustle L'apparenza inganna (American Hustle)
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: Eric Warren Singer, David O. Russell
Musica: Danny Elfman
Costumi: Michael Wilkinson
Scenografia: Judy Becker

giovedì 7 novembre 2013

American Hustle - Read and be ready


Se il giorno dopo Capodanno avrete ancora qualche energia residua potrete utilizzarla per andare alla prima di American Hustle di David O. Russell (autore di The Fighter e Il Lato Positivo), anche se in un primo momento sembrava che il film dovesse essere diretto da Ben Affleck (dopo Argo considerato forse uno specialista del periodo?)

Si tratta di una torbidissima storia di truffe, corruzione e operazioni di polizia condotte con pochi scrupoli. Sicuramente una buona sceneggiatura sostenuta da un cast di tutto rispetto che vede fra i protagonisti Bradley Cooper, Christian Bale, Jeremy Renner, Amy Adams, Jennifer Lawrence e l'intramontabile De Niro.

L'aspetto che incuriosisce più di tutti è però l'ambientazione nei tardi anni 70 con costumi, acconciature, bigodini, lacca, paillettes, giacche con revers enormi; già da mesi vengono sapientemente diffuse foto di scena dei protagonisti in costume "d'epoca". Anche la colonna sonora dovrebbe essere compsta da memorabilia del periodo, il trailer qua sotto ad esempio contiene una esaltante Good times bad times dei Led Zeppelin, e se il buongiorno si vede dal mattino...

In uscita, salvo ripensamenti, per il 1° di gennaio prossimo, come avrete capito penso sia un titolo da non perdere!


2013 - American Hustle
Regia: David O.Russell
Sceneggiatura: Eric Warren Singer, David O. Russell
Musica: Danny Elfman
Costumi: Michael Wilkinson

martedì 4 settembre 2012

The Dark Knight Rises - Il cavaliere oscuro: il ritorno


Dopo la "pausa" di Inception, Christopher Nolan conclude - almeno per quanto lo riguarda - la saga iniziata con Batman Begins. Non si può negare che il franchise sia caratterizzato da una forte impronta autoriale di Nolan stesso che ha colto l'occasione per sviluppare alcuni dei temi che gli sono cari, in primo luogo quello dell'identità.
Il Batman-Bruce Wayne ben interpretato da Christian Bale è - volutamente - uno dei più "realistici"di sempre. Ben ancorato alla cronaca degli ultimi tempi, è un Batman pieno di dubbi e paure: inadeguatezza, dolore, perdita e non - ultima - la paura di restare prigionieri delle proprie stesse paure.
Meno male che i numerosi gadget tecnologici di cui dispone distraggono un po' dalla cupezza dell'atmosfera.


Nolan pesca un po' alla rinfusa dalla cronaca più o meno recente: un po' di 11 settembre,  la crisi economica, il terrorismo, che dapprima crediamo manovrato dal potere finanziario, mentre nel prosieguo si scopre essere l'esato contrario (un po' inquietante, no?). Mi pare di vedere un riferimento anche alla vicende di Occupy Wall Street, in cui le vittime della crisi, abilmente aizzate finiscono per sconfinare in una sorta di rivoluzione francese in cui i ricchi vengono giustiziati da una folla affamata di vendetta (e guidata dallo "Spaventapasseri" Cillian Murphy, personaggio minore ma presente in tutti e tre i film), ma che non può o non sa profittare delle ricchezze "confiscate", in una distruzione che non è per nulla creatrice e non diventa mai una vera alternativa. 


Per il gran finale della saga Nolan ed il fratello Jonathan, sempre con l'aiuto dell'esperto David S. Goyer, costruiscono una sceneggiatura in cui a Batman fanno da contraltare due cattivi: il principale, Bane (Tom Hardy, efficace anche con la maschera) è caratterizzato da un fisico a dir poco preponderante e dall'assenza di punti deboli psicologici. Non teme nulla perché non desidera nulla al di fuori della distruzione. Il secondo vilain è l'immancabile Catwoman interpretata da Anne Hathaway, che a dispetto dei dubbi della vigilia dimostra personalità nel ruolo: meno sorniona e più muscolare delle attrici che l'hanno preceduta nel ruolo, è molto felina nella totale noncuranza per chi è altro da sè. Sul fatto che potesse efficacemente indossare la tutina nera con gli occhiali-orecchie da gatta invece non c'erano dubbi e infatti fa una gran figura.


Se si volesse cercare un motto che racchiude tutto il dipanarsi della vicenda non potrebbe che essere Cherchez la femme. Le donne sono sempre il motore immobile delle vicende. Wayne vive nel ricordo di Rachel (che pure aveva scelto Dent, e lui lo sa), e non riesce a stabilire un rapporto chiaro nè con Miranda Tate (Marion Cotillard, non riesce a risaltare quanto meriterebbe in un personaggio fatto di misura e pacatezza) nè con la sfuggente Selina Kyle, come se non sapesse decidersi se invitarla a cena o spaccarle il grugno. 


Il cast è composto quasi esclusivamente di attori con cui Nolan ha già lavorato fra cui molti britannici (Nolan è di padre inglese). Christian Bale si conferma un Bruce Wayne sofferente e spesso inadeguato, forse la vera chiave del successo della serie, ecco magari avrei evitato la "voce da Batman", che fra l'altro nei dialoghi con il museruolato Bane può essere fonte di involontaria comicità. Tom Hardy è sacrificato dietro alla maschera, però ha una presenza fisica esorbitante e una inquietante luce di spietata follia negli occhi. Michael Caine è sempre un Alfred paterno al punto da farsi da parte come extrema ratio per salvare il suo pupillo. Gary Oldman, patisce un po' il fatto di doverci inevitabilente essere come Commissario Gordon, la sua parte è decisamente ridimensionata rispetto ai precedenti capitoli. Ritroverete Morgan Freeman nel ruolo di Lucius Fox, compaiono inoltre un Mattew Modine piuttosto invecchiato e James Gordon-Levitt in un ruolo minore eppure fondamentale.


La fotografia, come in tutti i film di Nolan, è firmata da Wally Pfister, che gira in IMAX, cioè utilizzando speciali camere a pellicola con una risoluzione elevatissima. La produzione avrebbe preferito che il film fosse girato in 3D, ma regista e direttore della fotografia hanno preferito questa soluzione, che quanto a spettacolarità non lascia nulla a desiderare, particolarmente nelle panoramiche di Gotham City, davvero bellissime e nella scena aerea all'inizio del film.


Secondo me la difficoltà di fare il film che conclude una serie sta nel lasciare tutti i tasselli in equilibrio, il che non è sempre un bene per la sceneggiatura. Il film comunque pur essendo lungo quasi tre ore è spettacolare e divertente nelle scene d'azione. I difetti sono quelli dei film di Nolan: l'eccesso di verbosità dei personaggi ("ora ti farò male, ti ridurrò in povertà e ti segregherò in un paese lontano, ma non senza spiegarti le vicende che mi portano a farti tutto ciò") e le sottotrame un tantino troppo lunghe, come nella storia della prigione.
Alla fine è una degna conclusione, ma consigliata solo a chi ha già visto i primi due capitoli (e magari si è fatto di recente un ripasso del secondo).