giovedì 27 settembre 2012

Vendetta privata - Waiting for Skyfall /16


Nel 1989 vede la luce il secondo (ed ultimo) film in cui James Bond viene interpretato da Timothy Dalton. Il titolo originale avrebbe dovuto essere License revoked, ma la EON (la casa di produzione che detiene da sempre i diritti cinematografici sul personaggio di 007) temeva che il termine revoked fosse poco chiaro per gli americani, e decise per il titolo License to kill. In Italia il titolo era già stato sfruttato per il primo film in assoluto, quello con Ursula Andress per capirci (ben gli sta, così imparano a mettere titoli di fantasia invece che limitarsi a tradurre il titolo originale!), e si optò per Vendetta privata, prendendo spunto da un battibecco fra M e Bond.
Il film è girato in Messico, probabilmente per risparmiare qualcosa rispetto ai consueti Pinewood Studios di Londra, ed è l'ultimo ad avere un qualche contatto con i libri di Fleming (eccetto ovviamente Casino Royale, di cui a tempo debito vi racconterò la complicata genesi). Da Goldeneye in poi, si utilizzeranno sceneggiature originali, spesso adattate in seguito per la carta stampata.

Carey Lowell - Pam Bouvier

Vendetta Privata è il primo film in cui Bond rassegna sul serio le dimissioni e si impegna in una missione del tutto personale, anche se viene controllato a distanza da un M più comprensivo di quanto sembri (infatti spedisce il buon vecchio Q a dargli una mano).
I gadgets non sono particolarmente eclatanti: un esplosivo al plastico contenuto in un tubetto di dentifricio (Dentonite) e un fucile di precisione che può essere impostato in modo da sparare solo quando riconosce l'impronta della mano del proprietario.
Rispetto al capitolo precedente il film è ancora più violento e sanguinoso, il povero Felix Leiter - l'agente della CIA che spesso aiuta 007 - viene addirittura mutilato da uno squalo, anche se nei film successivi ricomparirà in ottima salute.
Il cattivo (Robert Davi) non vuole conquistare il mondo è "solo" un potentissimo narcotrafficante di un paese che potrebbe essere Panama (nel film si chiama Isthmus) ed è letteralmente circondato da pericolosi tirapiedi (gli henchmen nel gergo bondiano) fra cui si contano Everett McGill (una famosa "faccia da duro"  visto a volte nei film di David Lynch), Anthony Zerbe, e un giovanissimo ma già una spanna sopra gli altri Benicio Del Toro.
David Hedison interpreta il uolo di Felix Leiter per la seconda volta dopo 16 anni (lo era già stato in Live and let die, il primo con Roger Moore)

Talisa Soto - Lupe Lamora

Forse per merito delle accuse di scarso sex appeal di The living daylights vengono ingaggiate due Bond girl mozzafiato: Talisa Soto, modella americana all'epoca fidanzata di Nick Kamen (ve lo ricordate?), è la calientissima Lupe Lamora, la fidanzata fedifraga di Franz Sanchez, il villain principale. Dopo questa pellicola la Soto si ritaglierà una dignitosa carriera nei film d'azione. Io me la ricordo con piacere come principessa Kitana in Mortal Kombat e come moglie del cattivo nell'adrenalinico Ballistic.
Il ruolo femminile principale è però quello di Pam Bouvier, pilota d'aerei e informatrice della CIA con la passione per i fucili e le scazzottate (di conseguenza è scontato che attragga 007). La parte fu affidata a Carey Lowell, modella ed attrice dotata di un fisico perfetto per il personaggio: atletica e seducente. La Lowell più che per i film è interessante per i mariti: negli anni 80 è stata sposata con il fotografo di moda John Stember; all'epoca di Vendetta privata era già moglie di Griffin Dunne (il che dà una nuova speranza a tutti i bruttini ma simpatici). Nel 2002 si è sposata per la terza volta con Richard Gere, ed a quanto mi risulta resistono ancora felicemente insieme: hanno un figlio e fra tutti i nomi che potevano scegliere al mondo l'hanno chiamato Homer, come il papà della famiglia Simpson.

Benicio Del Toro - Dario

I titoli di testa sono per l'ultima volta opera di Maurice Binder, che pare non sapere più quale variante sul tema inventarsi per mantenere le caratteristiche di sempre: ballerine che si muovono in modo sensuale viste come sagome nere su fondo in contrasto di colori, o viceversa, in colori saturi su sfondo molto scuro.

Vendetta Privata resterà nella storia come il peggior incasso della serie, anche se non andò male in assoluto, battendo alcuni record stagionali quando uscì (il 1989 fu l'anno di Arma Letale 2, di Indiana Jones e l'ultima crociata, del primo Batman di Tim Burton, tanto per dire). Timothy Dalton si conferma un buon attore, ma ha avuto forse la sfortuna di prendere parte a due pellicole in cui la produzione sembra aver perso un po' la bussola rispetto alle caratteristiche che hanno fatto di Bond quello che è: sfacciataggine, eleganza di abiti e di modi e una buona dose di humour.
A causa di vari problemi di produzione il film successivo verrà rinviato più volte, spingendo Dalton a rassegnare le dimissioni da Bond anzitempo rispetto a quanto previsto originariamente dal contratto.
La EON, dopo ben sei anni (l'attesa più lunga nell'intera saga Bond) ne uscirà a testa altissima inaugurando una nuova stagione con Pierce Brosnan protagonista ed un rinnovato entusiasmo per un personaggio che forse a cavallo fra gli anni 80 ed i 90 era stato a torto ritenuto irrimediabilmente antiquato.
Nella prossima puntata vi svelerò tutti i dettagli di questo nuovo delicato passaggio.





1989 - Licence to kill (007: vendetta privata)
Regia: John Glen
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Jodie Tillen


lunedì 24 settembre 2012

Zona Pericolo - Waiting for Skyfall /15


Anche se il padre-padrone della EON, Albert Broccoli, dichiarò di aver dovuto "allontanare" Roger Moore dal personaggio di James Bond, a me piace pensare che giunto molto vicino alla soglia dei 60 anni questi abbia lasciato volontariamente il ruolo. Sta di fatto che il casting per reclutare il nuovo protagonista non è faccenda semplice e coinvolse numerosissimi candidati, fra cui: Mel Gibson, Mark Greenstreet, Lambert Wilson, Antony Hamilton, Christopher Lambert, Findlay Light, and Andrew Clarke. La rosa si restrinse comunque solo a tre: Sam Neill, sostenuto dalla figlia di Broccoli, Barbara, Pierce Brosnan e Timothy Dalton. Neill non piaceva a Broccoli e non se ne fece niente; Brosnan al momento era sotto contratto per il serial TV Remington Steele. La vicenda è curiosa: la serie era già terminata, ma l'annuncio della candidatura di Brosnan riaccese l'interesse del pubblico, il che convinse la produzione a deliberare un'ultima stagione, impedendo a Brosnan di prendere parte al nuovo 007. La mancata partecipazione distolse l'attenzione del pubblico dal telefilm, di cui vennero in effetti girati solo cinque episodi. Insomma, una bella fregatura per Brosnan, ma va detto che Broccoli era riluttante ad assegnare il ruolo di Bond ad un attore identificato dal pubblico con un personaggio TV. Alla fine dunque la spuntò Timothy Dalton, attore fino ad allora prevalentemente teatrale, relativamente conosciuto da noi per l'interpretazione del principe Barin in Flash Gordon.


Rispetto al "funny Bond" di Moore si cambia registro: l'atmosfera è molto più "realistica", prosegue il trend già iniziato da Octopussy in poi di spettacolarizzazione della violenza con sanguinose sparatorie che causano con tutta evidenza un sacco di morti. Persino i gadget non sono molto divertenti, ci sono due portachiavi: uno con grimaldello integrato, l'altro che a differenti fischi reagisce emettendo un gas soporifero o facendo esplodere una piccola carica di esplosivo. Bond e Q (il solito bravissimo Llewelyn) non battibeccano neanche un po', in omaggio forse la nuovo corso "realistic".
Viene recuperata dopo diciotto anni la partnership con la Aston Martin: Bond può contare su una V8 Vantage attrezzata "per l'inverno" con slitte estraibili, lanciarazzi e motore a reazione. 
Dopo l'abbandono della serie di Lois Maxwell per raggiunti limiti d'età, il ruolo di Moneypenny viene affidato a Caroline Bliss, attrice teatrale e televisiva inglese.

Belle Avery (Kell Tyler) - Linda
Le Bond girls scarseggiano: la modella (negli anni 80 le modelle potevano fare qualsiasi cosa) Kell Tyler, interpreta l'annoiata riccastra Linda che consola 007 dopo il tragico epilogo della missione di addestramento prima dei titoli di testa; il ruolo principale viene sostenuto da Maryam d'Abo, giovane esponente di una famiglia di artisti che qui impersona Kara Milovy, promettente violoncellista amante di uno dei cattivi, il generale Koskov. Inutile dire che non resisterà al fascino di Bond di cui diventerà alleata. Senza offesa, ma dal punto di vista del fascino femminile questo è forse il film più sobrio dell'intera serie.
Una leggenda metropolitana vuole che la flessione nel numero di donne sedotte da 007 sia stata decisa a tavolino in un momento storico in cui il rapido diffondersi del contagio dell'AIDS (in precedenza associato prevalentemente ad un troppo disinvolto gay lifestyle) suggeriva prudenza e morigeratezza. Mi limito a riportare il gossip non avendo elementi nè a supporto nè a detrimento della leggenda.

Maryam d'Abo - Kara Milovy

I titoli di testa, opera del solito Maurice Binder, finalmente iniziano a discostarsi un po' dal solito, mostrando immagini chiare e fotogrammi presi da scene del film. Questo capitolo è l'ultimo in cui la EON si avvale del contributo di John Barry per la colonna sonora, desiderando questi sperimentarsi in nuove sfide (desiderio che lo porterà a vincere il suo quinto Oscar per Balla coi lupi). Dopo i Duran Duran la title track viene affidata ai norvegesi A-ha, mentre la canzone sui titoli di coda ai Pretenders. Viene quindi confermata l'assegnazione della canzone del film ad artisti da alta classifica pop, standard in uso ancora oggi (ed ormai sappiamo quanto la ripetitività sia un fattore importante nel franchise di Bond).

L'accoglienza del film non fu malevola ma neppure entusiastica: venne apprezzato il tentativo di proporre uno 007 più simile nello spirito al personaggio letterario ma  venne notata una generale mancanza di humour e di sex appeal in Dalton. Il film non si può dire fu un flop, ma non ebbe il successo sperato: rimane una delle peggiori, performance della serie battuto dal successivo Licence To Kill, di cui scopriremo qualcosa nella prossima puntata.





1987 - The Living Daylights (007: zona pericolo)
Regia: John Glen
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Emma Porteus


giovedì 20 settembre 2012

Bersaglio mobile - Waiting for Skyfall /14


Sull'onda del successo di OctopussyRoger Moore Albert Broccoli decisero di fare ancora un film insieme. In questo modo l'addio di Moore al personaggio di 007 venne posticipato di ben 4 anni rispetto a quanto preventivato, trascinando Bond davvero un po' troppo in là con gli anni (durante le riprese Moore aveva già compiuto i 57 anni). Il film, trainato da un bel video del gruppo pop più famoso del momento, i Duran Duran, fu comunque un grande successo. Pare che Moore si rese conto che fosse giunto il momento di passare il testimone quando scoprì di essere più vecchio della madre di Tanya Roberts, sua partner principale nella pellicola.

Kimberley Jones - Mary Stavin

Il film punta sui soliti sperimentati ingredienti, avventura, scene d'azione spettacolari, belle donne e gadgets tecnologici al limite dell'assurdo. Q, personaggio fra i più amati dal pubblico, mette a disposizione addirittura un cagnolino-robot destinato a missioni esplorative, ma Bond può comunque contare su un equipaggiamento che comprende: un anello che cela una macchina fotografica (il sogno di ogni paparazzo), un blocchetto di assegni dotato di matrice per rilevare il contenuto del foglio di un blocco note già strappato, un grimaldello occultato in una carta di credito. Fra le scene tagliate ve n'era una in cui Bond negli uffici della polizia parigina estraeva alcuni ulteriori gadgets fra cui l'orologio utilizzato in Dalla Russia con amore.
Divertente (e significativo), che nel film i microchip di silicio vengano detti "al silicone", con una maldestra traduzione.


Pola Ivanova - Fiona Fullerton

Nella sequenza che precede i titoli di testa Bond dà una dimostrazione di grande abilità fuggendo a bordo di un'improvvisato snowboard, una disciplina che nella sua forma moderna stava nascendo proprio in quegli anni, dopo che Jake Burton nel 1979 si inventò la prima tavola davvero "da neve" (in precedenza si usava attaccare delle lamine a delle tavole da surf modificate!)
Memorabile anche la scena dell'inseguimento a Parigi, in cui 007 prende "a prestito" una Renault 11 che viene letteralmente segata in due nel corso dell'azione, senza che questo faccia desistere Bond, ovviamente!

Stacey Sutton - Tanya Roberts


Se in Octopussy 007 non esibiva come al solito le sue incredibili capacità amatore in Bersaglio Mobile le Bond girls tornano numerose e di grande qualità: nella sequenza iniziale Bond fugge su un finto iceberg in compagnia della giovane agente Kimberley Jones, interpretata da Mary Stavin, modella svedese Miss Mondo 1977, già comparsa in Octopussy e famosa per essere stata fidanzata con il mitico George Best.
Fiona Fullerton, attrice inglese con una buona carriera in TV interpreta l'agente del KGB Pola Ivanova, che si prende una rilassante pausa di lavoro con 007, che ne approfitta per fregarle una preziosa registrazione.
Tanya Roberts, ex Charlie's Angels e ex Sheena regina della jungla regala ineguagliabile biondità a Stacey Sutton, improbabile geologa che non si priva di un tacco 12 nemmeno con la prospettiva di calarsi in una miniera. I quasi trenta anni di differenza da Moore, inevitabilmente, si notano!
La parte del leone se la prende invece la muscolare e stilosissima Grace Jones, con il personaggio di May Day la compagna del villain Zorin (Christopher Walken, per una volta è un'attore di livello a interpretare il ruolo del cattivo) che scoprendosi abbandonata decide di sacrificarsi per salvare milioni di persone dal "Big One" che Zorin è intenzionato a provocare. Nella parte di sedotta e abbandonata la Jones non è credibilissima, ma l'henchmen femminile è abbastanza raro e in questo caso godibile. La Jones fece esordire sul grande schermo il fidanzato dell'epoca, Doph Lundgren (è la guardia del corpo del generale Gogol), che nello stesso anno conquistò imperitura fama nel ruolo di Ivan Drago in Rocky IV.
Un ruolo secondario ma importante viene invece riservato al grande Patrick Mcnee, che dopo Honor Blackman, Diana Rigg e numerose comparse femminili ravviva la partnership con il cast di The Avengers, il telefilm britannico nel quale per ben otto anni interpretò l'agente speciale John Steed.

May Day - Grace Jones con Zorin - Walken (platinato?!)


I titoli di testa rimangono saldamente in mano a Maurice Binder, il cui stile abiyuale viene pesantemente ibridato con quello dei videoclip di moda negli anni 80 con sfoggio di makeup fosforescente sul corpo delle modelle. La canzone omonima, A view to a kill è frutto della collaborazione fra John Barry (autore del tema originale di 007) ed i Duran Duran.

Dopo 12 anni e 7 film Moore abbandona il personaggio, insieme a Lois Maxwell, indimenticabile Moneypenny unica artista presente nel cast fin dai tempi di  Mr.No. Dopo 23 anni di onorata carriera le viene regalata la prima scena in esterni in cui durante una corsa di cavalli ad Ascot fa il verso alla Audrey Hepburn di My Fair Lady.
LA EON di Broccoli si trova nuovamente in una fase delicata: il cambio di attore protagonista. L'operazione fatta a suo tempo con Moore dimostra che il cambio è possibile, ed in questo caso ci si arriva un po' più preparati dal momento che si era iniziato a vagliare numerose alternative fin dai tempi di For your eyes only.
Ad ogni buon conto la EON non volle sbilanciarsi e questo è il primo film della serie nel quale il capitolo successivo non viene annunciato nei titoli di coda. Un eccesso di prudenza, forse, perchè a distanza degli ormai "canonici" due anni uscirà Zona Pericolo con Timothy Dalton nel ruolo di James Bond. Dalton era stato a più riprese tenuto in considerazione per il ruolo, ma la scelta non fu così "automatica". Nel prossimo post scopriremo, tra le altre cose, come avvenne. Stay tuned!




1985 - A view to a kill (007: bersaglio mobile)
Regia: John Glen
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Emma Porteus



lunedì 17 settembre 2012

Octopussy - Waiting for Skyfall /13



Proprio quando Roger Moore iniziava ad accusare il peso degli anni e la EON productions di Broccoli era già impegnata nella ricerca di un successore (alle audizioni vennero prese in considerazione svariate candidature, fra cui Oliver Tobias, Michael Billington, Timothy Dalton, Sam Neill e James Brolin - padre di Josh e futuro marito di Barbra Streisand ndr), venne annunciata l'uscita di un film di 007 basato sulla trama di Thunderball, il cui soggetto originale era opera sì di Ian Fleming ma in collaborazione con Kevin McClory, a cui dopo lunga battaglia legale vennero riconsciuti i diritti cinematografici. Il film, con grandissima rabbia di Broccoli, avrebbe avuto come protagonista nientemeno che Sean Connery, che si sarebbe dunque riappropriato della parte di 007 dopo ben 12 anni.
Tralasciando i commenti su una battaglia fra ultracinquantenni (considerando che in Dr. No Connery interpretava un Bond da poco entrato nei trenta), risultò evidente alla EON che nell'eventualità di avere due film di 007 in sala nello stesso periodo non ci si poteva permettere il lusso di correre il benchè minimo rischio di perdere la leadership sul personaggio principale.

Kabir Bedi - Gobinda e Louis Jourdan - Kamal Khan

Roger Moore, punto nell'orgoglio, accettò la disfida dei Bond con Connery, Broccoli stanziò un budget più che adeguato, John Glen venne confermato alla regia. Octopussy ha tutti gli ingredienti che ci si aspetta da un film di Bond: location esotiche (l'India, per la prima volta nella serie), bellissime donne, avventura e azione. Anche se uscirono in momenti diversi dell'anno Octopussy, nonostante il budget più basso, incassò comunque circa il 10% più di Mai dire mai, e poté dunque dirsi vincitore di questa singolarissima sfida!

Per l'occasione la sezione Q rifornisce Bond di un equipaggiamento d'eccezione, fra cui: un orologio (Seiko) con radiogoniometro incorporato per seguire un apposito segnalatore, un orologio (lo stesso) con schermo lcd collegato ad una telecamera (piazzata su una mongolfiera con i colori dell'Union Jack!), una stilografica che al posto dell'inchiostro contiene un potente acido capace di sciogliere qualsiasi metallo, un coccodrillo fasullo grazie al quale è possibile spostarsi nelle paludi indiane senza temere di essere visti, nè di essere attaccati dai coccodrilli, un minijet Bede Acrostar con ali pieghevoli occultato dentro un rimorchio per il trasporto di cavalli.

I siparietti comici non si contano, particolarmente divertenti sono il prologo iniziale a Cuba con un finto Fidel Castro e la caccia all'uomo nella jungla in cui il fuggitivo Bond si lancia da una liana all'altra e si sente l'urlo di Tarzan. (vi potete immaginare Daniel Craig nella stessa situazione?)

Maud Adams - Octopussy
Le Bond girls sono stavolta solamente due. Kristina Weyborn, Miss Svezia 1970, si guadagnò la parte interpretando Greta Garbo in un film per la TV, The Silent Lovers. L'enigmatica Magda è una fedele seguace di Octopussy, sua fiduciaria presso il cattivo Kamal Khan (Louis Jourdan).
La Bond Girl principale è la record-woman Maud Adams, l'abbiamo già vista in L'uomo dalla pistola d'oro come amante traditrice di Scaramanga, la ritroviamo qui nel ruolo di Octopussy, una ricchissima contrabbandiera che vive su di un'isola popolata solo dalle proprie seguaci allevate nel culto di un dio-polipo velenoso. La Adams si conferma fisicamente bellissima (qui aveva già 38 anni) e dotata di grande personalità. con un cameo in Bersaglio mobile stabilirà il record forse insuperabile di tre apparizioni in film diversi di 007.
Come "henchmen" (l'immancabile tirapiedi del cattivo di turno) troviamo il mitico Kabir Bedi che, dopo aver raggiunto il successo in Italia con Il Corsaro Nero e - soprattutto - con Sandokan, inizia a dare respiro internazionale alla propria carriera.

Kristina Wayborn - Magda
I titoli di testa sono ancora e sempre appannaggio di Maurice Binder, che pur mantenendo una continuità stilistica inizia a cambiare qualcosina: le scritte e immagini stilizzate di Bond vengono proiettate sul corpo delle modelle, i colori fluo si sprecano, compaiono direttamente i personaggi del film nei fotogrammi dei titoli.
La canzone è atipica rispetto al "canone 007": All time high, contata da Rita Coolidge, non solo non ha il medesimo titolo del film, ma non lo cita nei versi, che non contengono neppure qualsivoglia riferimento al film. Really shocking!

M da questo film cambia, Bernard Lee che aveva tenuto il ruolo per i primi undici film, morì nel 1981 (ragione per la quale il personaggio non compare in Solo per i tuoi occhi),rimpiazzato da Robert Brown. Lois Maxwell, coetanea di Moore, inizia a mostrare i segni dell'età (e ci scherza anche su nella classica scenetta in ufficio con Bond) e si prepara una successione nella persona della sua apprendista, la signorina Penelope Smallbone, che però non ebbe successo e non comparirà più nei capitoli successivi.
Sull'onda del successo Roger Moore si lascerà convincere a girare ancora un film, A view to a kill. Nella prossima puntata ne scopriremo qualche segreto.



1983 - Octopussy (Octopussy: operazione piovra)
Regia: John Glen
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Emma Porteus






sabato 15 settembre 2012

The Bourne Legacy: all'altezza delle aspettative?



Un corpo inerte nell'acqua, vivo o morto? All'improvviso si scuote e si muove verso un invisibile meta. The Bourne Legacy inizia proprio là dove era terminato The Bourne Ultimatum, quasi a dichiarare la propria discendenza.
Tratta (liberamente, va detto) dai romanzi di Robert Ludlum, la saga di Jason Bourne si è distinta per aver portato il cinema d'azione ad un nuovo livello di spettacolarità, grazie alla perizia registica di Doug Liman prima e di Paul Greengrass poi, ed alla interpretazione di Matt Damon. Nonostante The Bourne Ultimatum fosse concepito per essere la conclusione delle vicende e sia Greengrass che Damon avessero annunciato l'intenzione di non partecipare ad eventuali nuovi progetti sul personaggio di Ludlum, l' autore dello script di tutti e tre i capitoli iniziali, lo sceneggiatore Tony Gilroy, non si è dato per vinto ed ha provato a creare uno spin-off che partendo dalle stesse premesse ed utilizzando in parte gli stessi personaggi svelasse allo spettatore qualcosa di più sul mondo dal quale Jason Bourne proviene.

La scena migliore, il calcio volante nel vicolo!

In questo capitolo scopriamo dunque che il programma top secret Blackbriar non comprendeva solo il progetto Treadstone, ma anche quellochiamato Outcome all'interno del quale i partecipanti vengono potenziati geneticamente sia nel fisico che nella psiche. Il potenziamento avviene gradualmente attraverso l'assunzione di pillole, ma può diventare permanente in seguito all'inoculazione di un apposito virus-vettore che causa la modifica di alcuni cromosomi. Aaron Cross è uno degli agenti partecipanti al progetto.
A causa dell'emergere dell'esistenza del programma Treadstone dovuto alla vicenda di Jason Bourne, i servizi segreti decidono di insabbiare l'intero programma uccidendo tutti i partecipanti, sia gli operativi come Aaron, sia gli scienziati che ne gestiscono il potenziamento genico. I soli superstiti alla "pulizia" saranno proprio Aaron Cross e la dottoressa Marta Shearing, che si troveranno uniti nella lotta per la sopravvivenza. Aaron ha una difficoltà in più: è ormai dipendente dal potenziamento psichico e deve ad ogni costo trovare il modo di renderlo permanente; guarda caso l'unica al mondo capace di farlo è proprio la giovane dottoressa Shearing.

Renner con barba: il figlio minore di Santa Claus?

Il rischio di fare un "deja vu" di Jason Bourne  era estremamente alto, per variare un po' il piatto Gilroy strategicamente decide di fare una sorta di zoom-out sui programmi più sporchi e segreti della CIA: se Treadstone mirava alla formazione di imbattibili killers dormienti sparpagliati ai quattro angoli del mondo, Outcome crea soldati fisicamente e psicologicamente rinforzati per missioni di infiltrazione in organizzazioni o in territorio nemico. Si scopre inoltre l'esistenza di un ulteriore programma LARX destinato, oltre al potenziamento fisco a privare gli agenti di qualsiasi emotività. Insomma ce n'è più che abbastanza per creare una cosmogonia in cui scegliere di volta in volta su cosa concentrarsi (con il rischio però di confondere lo spettatore un po' disattento, o che non ha ancora visto tutti i film della serie).
Le scene d'azione sono all'altezza delle aspettative: molto belle le sequenze iniziali con il solitario addestramento di Aaron in Alaska, in puro "stile Bourne" la scena a casa di Marta, spettacolare la scena di inseguimento a Manila.

Rachel Weisz alle prese con N°5, niente nomi prego!

Jeremy Renner, lanciato in serie A dalla Bigelow con The Hurt Locker ha saputo gestire bene il salto di qualità della carriera. Con quel naso a patatona non può definirsi "bello", ma dimostra qualche anno meno dei 41 che ha ed ha il fascino dell'uomo qualunque; con la barba è anche un po' buffo. Il suo personaggio ha problemi diversi dal Bourne di Matt Damon: non ha affatto crisi di identità, ma ha il problema della dipendenza dalle medicine che ne migliorano le capacità cognitive. Forse anche per questo Cross risulta più "umano" di Bourne, lotta per non ridiscendere una sorta di gradino evolutivo che il progetto Outcome gli ha fatto salire.
Rachel Weisz è credibile come scienziata, anche se sul volto di una persona dedita alla modifica genetica di ignari esseri umani a fini militari è un po' stucchevole l'espressione "oh mio Dio perché mai tanta violenza intorno a me che mi interesso solo di scienza".
Brava nelle scene di inseguimento, ci si potrebbe chiedere di cosa parleranno mai col marito (Daniel Craig) quando rincasano. Forse è meglio non saperlo!
Edward Norton è Byer, il deus ex machina di tutti i programmi più sordidi dei servizi segreti. Come cattivo è bravissimo (basta ricordarne l'esordio in Schegge di paura dove oscurava Richard Gere), speriamo che sia l'inizio del rilancio dopo due anni in cui praticamente non ha lavorato.
Gli altri personaggi sono poco più che comparse, ma mi piace segnalare il grande Stacy Keach nel ruolo di un dirigente CIA.

Cross sembra pensare  Mi arruolo o gli mollo una testata?

Le scene d'azione  occupano gran parte di un film in cui - sorprendentemente - il punto debole è proprio quello in cui Jason Bourne era forte: la sceneggiatura. Fino verso metà film tutto bene, ma quando si tratta di iniziare a tirare le fila il film improvvisamente perde tono. Il killer LARX-03 più che un infallibile supersoldato sembra la versione sfigata di Terminator, che si fa prendere a borsettate dalla Weisz. Se ripenso allo spessore che in poche inquadrature riusciva a dare Clive Owen al suo killer in The Bourne Identity o al velenoso ed astuto Kirill di The Bourne Supremacy, mi cascano le braccia. Le motivazioni di Byer sono appena accennate, gli eventuali problemi in cui si troveranno lui ed i suoi sodali senza scrupoli neppure imbastiti, rimandata forse al prossimo capitolo anche una eventuale storia d'amore fra Cross e la Shearing!
Forse già proiettato sul prossimo film  (i rumors annunciano nel prossimo capitolo un incontro fra Jason Bourne ed Aaaron Cross), Gilroy si dimentica di dare alla propria pellicola una identità in sè e  per sè. A questo punto, speriamo che il botteghino non lo punisca e che la nuova saga trovi un compimento nel prossimo film.

L'operazione spin-off si può a mio giudizio considerare riuscita, pur con tutte le perplessità che ho esposto. Gilroy alle prese con una sceneggiatura originale non si dimostra altrettanto bravo quanto ad adattare il soggetto di Ludlum, Renner definitivamente promosso sui ruoli d'azione.
Film molto violento, quindi non per ragazzini impressionabili. Consigliato a tutti gli amanti dei film d'azione ed a quella parte dei fan di Bourne che consideravano un dettaglio il suo girovagare per posti strani nel mondo (ma in quale altro film un agente segreto è mai sbarcato a Imperia?!).


giovedì 13 settembre 2012

Solo per i tuoi occhi - Waiting for Skyfall /12



Solo per i tuoi occhi è uno dei titoli di maggior successo nel franchise di 007: annunciato, come ricorderete, nei titoli di coda di La spia che mi amava e poi rimandato per lasciare spazio a Moonraker, si tratta di uno dei capitoli più "di tutto riposo" dal punto di vista della produzione. Lewis Gilbert lascia il posto in regia a John Glen, già montatore di Al servizio segreto di sua maestà e di Moonraker. Una scelta di continuità, proprio come piaceva al produttore Albert Broccoli. Il budget rispetto al capitolo precedente fu notevolmente decurtato, ma si riuscì comunque a valorizzare le location selezionate (Cortina d'Ampezzo, un'Albania che finge di essere Spagna e Corfù), relativamente comode rispetto agli esotici standard bondiani.

Cassandra Harris - Lisl Von Schlaf con il marito e futuro 007 Pierce Brosnan
Nella serie dei film di 007, Solo per i tuoi occhi conquista un posto nella storia perchè nel prologo vi trova definitiva ed ingloriosa morte Ernst Stavro Blofeld, leader della Spectre ed assassino di Tracy, l'unica donna veramente amata da Bond (che qui si vede vistarne la tomba).

Dal punto di vista dei gadgets non viene messo particolare impegno: c'è un "banale" orologio (ancora Seiko) con ricetrasmittente ed una Lotus Esprit che come sistema antifurto...esplode!
I cattivi amano le mitragliatrici, che installano sia su un idrovolante, che al posto delle frecce su delle Yamaha XT da cross (equipaggiate di ruote chiodate per andare sulla neve, in una superspettacolare sequenza di inseguimento con Bond sugli sci e le moto inseguitrici impegnati in diverse discipline olimpiche, dal bob al salto, al freestyle).

Lynn-Holly Johnson - Bibi Dahl
Le Bond girls sono tutte memorabili, dimostra grande classe Cassandra Harris, che interpreta la Contessa Von Schlaf. La Harris era appena all'inizio della carriera: l'anno precedente aveva preso parte al bel Taglio di diamanti di Don Siegel, ed era sposata da appena un anno con il giovane Pierce Brosnan. Il sodalizio, in assoluto uno dei più intensi di Hollywood, verrà purtroppo interrotto dalla prematura morte della Harris a causa di un male incurabile.
La piccola ma esplosiva Lynn-Holly Johnson interpreta invece con la freschezza dei 23 anni la pattinatrice Bibi Dahl, pupilla del cattivo Aris Kristatos che tenta in tutti i modi di sedurre il "povero" Bond (con un Moore di ben 30 anni più vecchio di lei!)
Con solo un anno di età in più Carole Bouquet ha fascino di tutt'altra caratura. Attrice bellissima e in piena cresta dell'onda, dopo aver esordito due anni prima con Luis Buñuel ed aver già lavorato con autori del calibro di  Bertrand Blier e Marco Vicario. La Bouquet interpreta la bond girl principale Melina Havelock, bellissima, vendicativa e letale quando imbraccia la balestra. Come non innamorarsi?

Carole Bouquet - Melina Havelock
Il classico siparietto finale con il collegamento con il primo ministro che vuole congratularsi per la buona riuscita dell'operazione vede una esilarante e surreale macchietta di Janet Brown nel ruolo di una Margaret Tatcher alle prese con la preparazione della cena.
Lo scanzonato e intrepido alleato di Bond, Milos Columbo, è interpretato da Chaim Topol, attore israeliano che forse i più cinefili ricorderanno come scienziato Zarkov (anche se in italiano veniva pronunciato "Zarro") nel Flash Gordon con la colonna sonora dei Queen.

I titoli di testa del solito Maurice Binder iniziano a risentire pesantemente dei neonati e colorati anni 80. Per la prima volta compare nei titoli la cantante della title-track, la fresca vincitrice di un talent show inglese (lì c'erano già!) Sheena Easton, che in seguito si segnalerà per una collaborazione con Prince e per la partecipazione come attrice a Miami Vice.
Janet Brown - Margaret Tatcher

Arrivato alla soglia dei 55 e dopo essersi preso la soddisfazione di subentrare a Sean Connery nell'immaginario collettivo di 007, Roger Moore inizia a domandarsi se non sia il caso di passare la mano a un attore più giovane. Diversi candidati furono provinati, ma il verificarsi di un evento imprevisto e "gravissimo" farà però sì che Moore debba sacrificarsi alla causa e dedicarsi all'agente segreto più famoso del mondo anche in Octopussy, un film che per la EON di Broccoli fu fonte di grande stress. Sarò meno criptico nel prossimo capitolo, se avrete la bontà d'animo di leggerlo!






1981 - For your eyes only (Solo per i tuoi occhi)
Regia: John Glen
Scenografia: Peter Lamont
Costumi: Elizabeth Waller





giovedì 6 settembre 2012

Moonraker - Waiting for Skyfall /11


Come di consueto nei film di James Bond, nei titoli di coda di La spia che mi amava veniva annunciato il titolo del successivo: Solo per i tuoi occhi. Nel frattempo però si verificarono due eventi che convinsero Albert Broccoli a modificare i propri piani: nel 1977 uscì Guerre Stellari che fece un successo clamoroso, frattanto venne annunciata la programmazione della prima missione di uno Space Shuttle, il Columbia. Broccoli non perse l'occasione di cavalcare la cresta dell'onda e fece pesantemente rimaneggiare la trama di Moonraker, il grande slam della morte per ottenere di mostrare gli Space Shuttle "al lavoro" in una vera ambientazione spaziale. Il vecchio Broccoli sapeva il fatto suo, perchè Moonraker ebbe un successo di pubblico strepitoso rimanendo l'incasso più alto della serie fino all'avvento di Goldeneye.

Corinne Cléry - Corinne Dufour

Gli ingredienti del film rimangono gli stessi di sempre, con una ulteriore spinta sullo humour e sui gadget e mezzi di trasporto più improbabili. Nel film compaiono una gondola entrobordo-hovercraft che sbarca in piazza San Marco, un motoscafo Galstron Carlson corazzato e armato di bombe di superficie, siluri e un deltaplano per le fughe d'emergenza. Numerosi i gadget: un bracciale che spara dardi perforanti o esplosivi, un orologio (sempre Seiko) dotato di carica esplosiva e detonatore a distanza, un portasigarette con visore a raggi per aprire le casseforti. La dottoressa Goodhead possiede una agenda che spara dardi e un profumo-lanciafiamme.

Emily Bolton - Manuela
Le locations sono particolarmente esotiche: gran parte del film è girato a Venezia, il resto a Rio de Janeiro (con una scena alle cascate di Iguazu). All'inizio del film Bond si reca negli USA a visitare l'abitazione del cattivo Hugo Drax, che altro non è che il castello di Vaux-le-vicomte, uno dei castelli più utilizzati nella storia del cinema (fra gli altri di certo in Marie Antoinette di Sofia Coppola, ma anche in Valmont di Milos Forman e Vatel di Roland Joffé).
Gli effetti speciali "spaziali" frutteranno al loro autore (Derek Meddings) una nomination all'Oscar che verrà però meritatamente vinto da Alien. Le sequenze del lancio degli Shuttle sono  - pare - estremamente realistiche, al punto che Broccoli si vantò di aver fatto un film di scienza, non volgare fantascienza.
Le belle donne pullulano: per questa volta non si bada a spese e  si ricorre direttamente ad un plotone di Playmates che interpretano le ragazze "perfette" di Drax (Playboy ne approfitterà per farci un bel servizio dal set).

Lois Chiles - Holly Goodhead

Le Bond girls una volta tanto si distinguono per personalità: Corinne Dufour, la pilota d'elicottero che aiuta Bond nel castello di Drax, è interpretata da un'autentico sex symbol: la splendida Corinne Cléry che aveva già al proprio attivo lo scandaloso Histoire d'O e numeros e commedie in Italia. Emily Bolton (molto bella), attrice presa dalla TV, è Manuela, l'agente di Rio de Janeiro.
Il ruolo femminile principale , l'agente CIA Holly Goodhead, venne assegnato a Lois Chiles (che era già stata in lizza per il ruolo poi assegnato a Barbara Bach in La spia che mi amava). Una volta tanto il ruolo veniva affidato ad un'attrice già affermata. A 32 anni la Chiles aveva già alle spalle una brillantissima carriera di modella e diversi film di buona qualità come Assassinio sul Nilo, Il grande Gatsby e -soprattutto - Come eravamo.
A furor di popolo torna l'indistruttibile killer Jaws (Richard Kiel), uno dei più memorabili henchmen di tutto il franchise. Una delle cose più criticate del film è la virata sentimentale del mitico Squalo, che quando incontra l'amore nella persone di una minuta biondina (Blanche Ravalec, un'onesta carriera in TV in Francia) cambia atteggiamento. A me l'indistruttibile Jaws ha sempre divertito moltissimo, ed è uno dei pochi nemici di 007 a sopravvivere senza rancori. Quanto alla credibilità...la cerchiamo in un film di 007?

Squalo e la sua fidanzatina brindano all'ammore

I titoli di testa del solito Maurice Binder possono contare su una canzone cantata ancora una volta da Shirley Bassey, lo stile resta quello consueto con già qualche sprazzo di anni 80.
Roger Moore a ben 52 anni tiene ancora botta fisicamente, come indossatore di look improbabili ci regala un esilarante outfit in perfetto stile "pistolero senza nome" di Il buono, il brutto, il cattivo.

Broccoli dimostra fiuto realizzando quasi un instant movie d'intrattenimento puro spingendo l'acceleratore sui siparietti sardonici (una chicca geniale è il codice per entrare nei laboratori Vanini a Venezia: premendo i tasti si sente la famosa sequenza di note utilizzata in Incontri ravvicinati del terzo tipo!). Chiusa l'operazione Moonraker, si riprende il ritmo consueto con il solo momentaneamente accantonato Solo per i tuoi occhi, film importante nella saga perchè vi si conclude per sempre la parabola di Ernst Stavro Blofeld, come scoprirete nel prossimo post.



1979 - Moonraker (Moonraker Operazione Spazio)
Regia: Lewis Gilbert
Scenografia: Ken Adams
Costumi: Jacques Fonteray



martedì 4 settembre 2012

The Dark Knight Rises - Il cavaliere oscuro: il ritorno


Dopo la "pausa" di Inception, Christopher Nolan conclude - almeno per quanto lo riguarda - la saga iniziata con Batman Begins. Non si può negare che il franchise sia caratterizzato da una forte impronta autoriale di Nolan stesso che ha colto l'occasione per sviluppare alcuni dei temi che gli sono cari, in primo luogo quello dell'identità.
Il Batman-Bruce Wayne ben interpretato da Christian Bale è - volutamente - uno dei più "realistici"di sempre. Ben ancorato alla cronaca degli ultimi tempi, è un Batman pieno di dubbi e paure: inadeguatezza, dolore, perdita e non - ultima - la paura di restare prigionieri delle proprie stesse paure.
Meno male che i numerosi gadget tecnologici di cui dispone distraggono un po' dalla cupezza dell'atmosfera.


Nolan pesca un po' alla rinfusa dalla cronaca più o meno recente: un po' di 11 settembre,  la crisi economica, il terrorismo, che dapprima crediamo manovrato dal potere finanziario, mentre nel prosieguo si scopre essere l'esato contrario (un po' inquietante, no?). Mi pare di vedere un riferimento anche alla vicende di Occupy Wall Street, in cui le vittime della crisi, abilmente aizzate finiscono per sconfinare in una sorta di rivoluzione francese in cui i ricchi vengono giustiziati da una folla affamata di vendetta (e guidata dallo "Spaventapasseri" Cillian Murphy, personaggio minore ma presente in tutti e tre i film), ma che non può o non sa profittare delle ricchezze "confiscate", in una distruzione che non è per nulla creatrice e non diventa mai una vera alternativa. 


Per il gran finale della saga Nolan ed il fratello Jonathan, sempre con l'aiuto dell'esperto David S. Goyer, costruiscono una sceneggiatura in cui a Batman fanno da contraltare due cattivi: il principale, Bane (Tom Hardy, efficace anche con la maschera) è caratterizzato da un fisico a dir poco preponderante e dall'assenza di punti deboli psicologici. Non teme nulla perché non desidera nulla al di fuori della distruzione. Il secondo vilain è l'immancabile Catwoman interpretata da Anne Hathaway, che a dispetto dei dubbi della vigilia dimostra personalità nel ruolo: meno sorniona e più muscolare delle attrici che l'hanno preceduta nel ruolo, è molto felina nella totale noncuranza per chi è altro da sè. Sul fatto che potesse efficacemente indossare la tutina nera con gli occhiali-orecchie da gatta invece non c'erano dubbi e infatti fa una gran figura.


Se si volesse cercare un motto che racchiude tutto il dipanarsi della vicenda non potrebbe che essere Cherchez la femme. Le donne sono sempre il motore immobile delle vicende. Wayne vive nel ricordo di Rachel (che pure aveva scelto Dent, e lui lo sa), e non riesce a stabilire un rapporto chiaro nè con Miranda Tate (Marion Cotillard, non riesce a risaltare quanto meriterebbe in un personaggio fatto di misura e pacatezza) nè con la sfuggente Selina Kyle, come se non sapesse decidersi se invitarla a cena o spaccarle il grugno. 


Il cast è composto quasi esclusivamente di attori con cui Nolan ha già lavorato fra cui molti britannici (Nolan è di padre inglese). Christian Bale si conferma un Bruce Wayne sofferente e spesso inadeguato, forse la vera chiave del successo della serie, ecco magari avrei evitato la "voce da Batman", che fra l'altro nei dialoghi con il museruolato Bane può essere fonte di involontaria comicità. Tom Hardy è sacrificato dietro alla maschera, però ha una presenza fisica esorbitante e una inquietante luce di spietata follia negli occhi. Michael Caine è sempre un Alfred paterno al punto da farsi da parte come extrema ratio per salvare il suo pupillo. Gary Oldman, patisce un po' il fatto di doverci inevitabilente essere come Commissario Gordon, la sua parte è decisamente ridimensionata rispetto ai precedenti capitoli. Ritroverete Morgan Freeman nel ruolo di Lucius Fox, compaiono inoltre un Mattew Modine piuttosto invecchiato e James Gordon-Levitt in un ruolo minore eppure fondamentale.


La fotografia, come in tutti i film di Nolan, è firmata da Wally Pfister, che gira in IMAX, cioè utilizzando speciali camere a pellicola con una risoluzione elevatissima. La produzione avrebbe preferito che il film fosse girato in 3D, ma regista e direttore della fotografia hanno preferito questa soluzione, che quanto a spettacolarità non lascia nulla a desiderare, particolarmente nelle panoramiche di Gotham City, davvero bellissime e nella scena aerea all'inizio del film.


Secondo me la difficoltà di fare il film che conclude una serie sta nel lasciare tutti i tasselli in equilibrio, il che non è sempre un bene per la sceneggiatura. Il film comunque pur essendo lungo quasi tre ore è spettacolare e divertente nelle scene d'azione. I difetti sono quelli dei film di Nolan: l'eccesso di verbosità dei personaggi ("ora ti farò male, ti ridurrò in povertà e ti segregherò in un paese lontano, ma non senza spiegarti le vicende che mi portano a farti tutto ciò") e le sottotrame un tantino troppo lunghe, come nella storia della prigione.
Alla fine è una degna conclusione, ma consigliata solo a chi ha già visto i primi due capitoli (e magari si è fatto di recente un ripasso del secondo).