Visualizzazione post con etichetta Isla Fisher. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Isla Fisher. Mostra tutti i post

martedì 16 luglio 2013

Now you see me - I maghi del crimine


"Cos'è una mossa Kansas City?"
"Una mossa Kansas City è quando tutti guardano a sinistra e tu vai a destra"
Josh Hartnett e Bruce Willis in Slevin - Patto criminale 

Se in questo periodo estivo la canicola non vi lascia respiro nemmeno di sera, un ottimo modo per combatterla è andare al cinema: aria condizionata, pop-corn e un bel film di avventura, magia e colpi di scena come Now you see me di Louis Leterrier.


La trama è piuttosto accattivante: quattro illusionisti, con il nome d'arte di "I quattro cavalieri", durante i propri spettacoli sembrano "rubare" ai ricchi (banche, assicurazioni, multinazionali metallurgiche) per dare ai poveri, cioè gli spettatori dei loro show. L'FBI e l'Interpol iniziano ad indagare sui quattro cavalieri, senza tuttavia riuscire a incastrarli. L'investigatore Dylan Rhodes resta sempre un passo indietro rispetto al gruppetto degli illusionisti, e neppure l'aiuto dell'ambiguo Taddheus Bradley, una vecchia volpe del mestiere che ha fatto fortuna svelando i trucchi dei colleghi, sembra essere efficace. 


Un film davvero corale, in cui i quattro maghi compaiono relativamente poco per lasciare un po' più di spazio all'investigatore Rhodes di Mark Ruffalo, spaesato dalla atipicità dei criminali e destabilizzato (molto comprensibilmente) dall'affascinante detective dell'Interpol interpretata da Mélanie Laurent, sempre deliziosa. Michael Caine regala un paio dei suoi diabolici sorrisi nella parte di un Tycoon delle assicurazioni che sponsorizza gli spettacoli, Morgan Freeman è invece l'anziano "cacciatore di maghi" Thaddeus Bradley. Ottime scelte di casting per i "quattro cavalieri": Jesse Eisenberg è Danny Atlas, specialista delle carte, Isla Fisher dopo Il grande Gatsby trova un ruolo che la valorizza in pieno: Henley Reeves l'escapologa; Dave Franco (uno che nella vita ha la sfortuna di essere "fratello di" James)è Jack Wilder, truffatore e borseggiatore, infine il "vecchio" Woody Harrelson mette la propria esperienza al servizio del personoaggio di Merritt McKinney, ipnotista e mentalista dalle alterne fortune.


In un vicenda in cui tutto ha una doppia faccia, il nome d'arte dei quattro maghi è invece piuttosto esplicito: i quattro cavalieri, un'apocalisse in arrivo per multinazionali e avidi manager che hanno lucrato sulla crisi. Un modo geniale per ottenere il favore del pubblico, rubare ai ricchi per restituire ai poveri. Infatti l'FBI non ci si raccapezza: perché assumersi tutti i rischi del furto di svariati milioni di dollari per regalarli al pubblico? La mente che sta dietro al piano è però molto più sottile e perfida di quella di un normale ladro ma l'FBI, ed il pubblico in sala con lei, fa esattamente il contrario di quanto raccomandano i maghi: più da vicino si guarda e meno si capisce del trucco, occorre avere invece la capacità di ignorare i diversivi, identificare la big picture dietro alle mosse, astrarsi dal contesto per abbracciarne uno più grande.


Ottimo thriller che si sta guadagnando i galloni sul campo (nel primo week end ha battuto, sia pure di misura, il promossissimo e costosissimo Pacific Rim), Now you see me è intrattenimento di grande qualità con scene di azione adrenalinica al servizio di una storia che è meglio godersi dall'inizio alla fine rinunciando a tenere le fila una per una. Louis Leterrier è un regista che sa il fatto suo e non è che egli si può rinfacciare tutta la vita di aver fatto Scontro tra titani. La critica a stelle e strisce è divisa sul giudizio al film, ma il sospetto che ho è che un po' gli bruci che l'abbia fatto un francese.
Come ho scritto in apertura, è un'ottima scelta per una serata estiva al cinema, anche coi ragazzi se - come probabile - conoscono già un bel po' di parolacce.

2013 - Now you see me - I maghi del crimine (Now you see me)
Regia: Louis Leterrier
Sceneggiatura: Ed Solomon, Boaz Yakin, Edward Ricourt
Magic inspired by: David Copperfield
Mentalist consultant: Keith Barry

venerdì 24 maggio 2013

Il grande Gatsby - Back to black


Accingendosi a vedere Il grande Gatsby è opportuno tenere a mente una raccomandazione: sarebbe unfair chiedere a Baz Luhrmann di essere un novello Francis Ford Coppola. Luhrmann è rococò, eccessivo e grandioso ed è proprio su queste caratteristiche che ha costruito una fama, che - pure - è dovuta fondamentalemente agli ormai lontani nel tempo Romeo+Juliet e Moulin Rouge (assumendo che Ballroom e  Australia li han visti relativamente in pochi);  entrando in sala meglio non aspettarsi la misura estetica ed emotiva che caratterizzava il film con Robert Redford e Mia Farrow. Detto questo meglio non proseguire con i paragoni, chè il discorso sarebbe lungo e complesso; meglio concentrarsi sul film attualmente in sala.


Se ancora non sapete nulla della trama, leggetevi il libro perché se lo merita; qui mi limiterò a riferire che il film si concentra sulla parabola del sogno  d'amore "impossibile" di Gatsby che finisce nell'annientamento da una parte e nella indifferenza dall'altra proprio come nella Back to black di Amy Winehouse non a caso presente nella colonna sonora, pur se nella versione di Beyoncé e André 3000; la voce narrante una volta tanto è giustificata (ma cosa c'entra lo psicanalista?), le differenze fra la sceneggiatura ed il romanzo sono (quasi) sempre comprensibili.
La scenografia ed i costumi sono opera della moglie di Luhrmann, Catherine Martin (un sodalizio che funziona sia sullo schermo che nella vita). I vestiti da sera sono Prada e varrebbero la pena da soli, ma in più ci sono abiti da giorno per i personaggi delle più varie estrazioni sociali (per la moda uomo Carraway ha sempre pesanti tweed sportivi, mentre Gatsby è vestito leggero e colorato, Buchanan ha completi scuri impeccabili). Il castello di Gatsby è esattamente come dovrebbe essere: fuori di testa.

Luhrmann delizia gli occhi soprattutto nella prima parte con piani sequenza e dolly che fanno volare lo spettatore da un lato all'altro della baia, dalla sontuosa e raffinata villa dei Buchanan al castello fatto per stupire di Gatsby. La scena della festa è tutto sommato meno "moulin-rougesca" di quanto mi aspettassi. L'utilizzo di musiche moderne su una ambientazione d'epoca è l'aspetto, a questo punto, più prevedibile; però rende bene l'idea di sfrenatezza alle orecchie dello spettatore di oggi per cui il jazz - ancorchè caldo - suona un po' troppo "passato".


Leonardo di Caprio l'ho trovato perfetto. Con quella faccia da bambino invecchiato rende benissimo l'idea romantica dell'uomo che in una certa misura si rifiuta di accettare la realtà e tenta di costruirne una a misura della propria immaginazione. Non riesco a capire come qualcuno lo trovi bello, però è molto, molto bravo. Joel Edgerton è un Tom Buchanan molto fisico e snob ma anche un po' viscido: un'ottima intepretazione per un attore che si sta rivelando anche versatile. Tobey Maguire ha occhi che sembrano di vetro e una faccia un po' beota, pertanto è un'ottima scelta per rappresentare l'ingenuo Carraway. Carey Mulligan ha convinto Luhrmann che pure per il ruolo di Daisy aveva preso in considerazione quasi tutte:  Keira Knightley, Rebecca Hall, Amanda Seyfried, Blake Lively, Abbie Cornish, Michelle Williams e Scarlett Johansson. La scelta si è rivelata azzeccata, la Mulligan è forse meno bella di altre pretendenti, ma è molto credibile in quel fondo di tristezza che contraddistingue il personaggio. La vera rivelazione del film a mio avviso è però la giovane Elisabeth Debicki nel ruolo di Jordan Baker, la migliore amica di Daisy. La Debicki, ingaggiata direttamente da Luhrmann dopo che l'ha vista recitare a teatro, ha classe da vendere e di tutte è la meglio vestita e pettinata. Nella realtà è bionda, ma fossi lei prenderei in considerazione la possibilità di tenere i capelli neri, che le stanno benissimo (vedere foto sopra per credere).


Il film è lungo due ore e venti, ha una fase centrale che ho trovato un po' noiosa, ma tutto sommato il tempo scorre senza troppo farsene accorgere. Luhrmann, come dicevo prima, si concentra sulla storia d'amore e passa allegramente sopra alla critica sociale ed agli aspetti morali (più che moralistici, cosa apprezzabile) del romanzo. A mio avviso il limite del film è proprio questo: dato il periodo che stiamo vivendo e il metraggio della pellicola ci sarebbe stato spazio e modo per salire di livello con poco sforzo. Luhrmann sceglie invece di restare fedele a se stesso confezionando un fumettone che è una gioia per gli occhi ma resta un po' troppo sulla superficie. Da uno che ha come motto "una vita vissuta nella paura è vissuta solo a metà" mi sarei aspettato un pizzico di coraggio in più.



2013 - Il grande Gatsby (The Great Gatsby)
Regia - Baz Luhrmann
Scenografia e costumi: Catherine Martin
Fotografia: Simon Duggan