giovedì 30 maggio 2013

Wedding for dummies in 12 lessons


Non sembra ancora vero ma il grande giorno è arrivato, mi sposo!
Sebbene l'organizzazione ed i vari preparativi mi abbiano un po' provato, lasciandomi più o meno con l'espressione che ha Spencer Tracy qua sopra, devo dire che ne valeva la pena.

Per festeggiare degnamente vi risparmio un post romantico e melenso, bando alle ciance e godiamoci insieme 12 "lezioni" sotto forma di clip, grazie alle quali ci potremo fare un'idea di cos'è il matrimonio. Buon divertimento!

Lezione 1: i soldi non sono tutto, però aiutano!
Come sposare un milionario

1953, Jean Negulesco con Marilyn Monroe, Betty Grable e Lauren Bacall



Lezione 2: in amor vince chi fugge! (ma se ti insegue Jean-Paul Belmondo, è tutto più complicato)
Gli sposi dell'anno secondo:

1971, Jean-Paul Rappeneau con Jean-Paul Bemondo, Marlène Jobert



Lezione 3: sappiate sorprenderla!
Sabrina


1954, Billy Wilder con Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, William Holden



Lezione 4: scegliete con attenzione la data della cerimonia.
Sette spose per sette fratelli


1954, Stanley Donen con Jane Powell, Howard Keel



Lezione 5: provate gli abiti con un po' di anticipo!
Il padre della sposa


1950, Vincente Minnelli con Spencer Tracy, Elizabeth Taylor, Joan Bennett



Lezione 6: basta dire "sì", sembra facile, vero?
La bisbetica domata


1967, Franco Zeffirelli con Richard Burton, Elizabeth Taylor, Michael York, Cyril Cusack



Lezione 7: non importa dove, non importa come. Importa con chi.
Gatto nero gatto bianco


1988, Emir Kusturica con Bajram Severdzan, Srdjan Todorovic, Branka Katic



Lezione 8: essere felici è una fortuna, amarsi è una scelta!
Torna a settembre


1961, Robert Mulligan con Rock Hudson, Gina Lollobrigida, Sandra Dee



Lezione 9: qualche trucchetto si può usare, se è a fin di bene!
Una sposa per due


1962, Henry Levin con Sandra Dee, Bobby Darin



Lezione 10: l'importante non è essere perfetti, ma essere sinceri!
A qualcuno piace caldo


1959, Billy Wilder con Marilyn Monroe, Tony Curtis, Jack Lemmon



Lezione 11: momento di tensione? Usate lo humour!
Un marito per Cinzia


1958, Melville Shavelson con Cary Grant, Sophia Loren



Lezione 12: sposatevi, c'è più gusto!
Getaway


1972, Sam Peckinpah con Steve McQueen e Ali McGraw



Only lovers left alive - Read and be ready



Presentato pochi giorni fa al Festival di Cannes, concorrendo per la Palma d'oro, Only lovers left alive è l'ultimo lavoro del regista di culto Jim Jarmusch
Il film parla di vampiri, ma attenzione! Non va confuso con le melensaggini emo stile Twilight nè con i vampiri da serial alla True Blood. Jarmusch sceglie la metafora del vampiro per parlarci del mondo di oggi, in cui si è perso ogni senso della prospettiva e del futuro, si vive alla giornata e non si apprezza più il Bello quello proprio con la B maiuscola.
I vampiri di Only lovers left alive, collocandosi al di fuori dello scorrere del tempo, hanno imparato ad apprezzare le arti, non uccidono (se possono), non si ingozzano di sangue che degustano a bicchierini, e si sentono fuori posto in un universo che gli pare popolato da zombie che inseguono il piacere ed il profitto immediato senza curarsi di null'altro. 


I vampiri protagonisti sono Tilda Swinton (avreste saputo pensare a una scelta migliore?), Tom Hiddleston (in un primo momento avrebbe dovuto essere Fassbender, ma secondo me è tutt'altro che un rimpiazzo) e Mia Wasikowska (la Alice di Time Burton, sembra stia crescendo nel modo giusto).
In sala il film uscirà probabilmente il prossimo inverno (non credo sia già stata programmata la data esatta); per chi - come me - ama lo humour, il gusto per i dialoghi e le atmosfere surreali tipiche di Jarmusch, la pellicola è da considerarsi imperdibile.




2013 - Only lovers left alive
Regia: Jim Jarmusch
Musiche: Jozef van Wissem
Costumi: Bina Daigeler
Scenografia: Marco Bittner Rosser


martedì 28 maggio 2013

Chemical brothers - Star guitar - Ceci n'est pas un film



Qualche giorno fa vi parlavo del nuovo film di Michel Gondry, tratto da un romanzo di Boris Vian; com'è noto Gondry ha raggiunto la fama come regista di video musicali accomunati da creatività e talento visuale. Il video di cui vi parlo oggi è quello di Star guitar dei Chemical Brothers, un pezzo tratto dall'album Come with us.

La clip è la dimostrazione di quanto la creatività ed il talento possano essere indipendenti dal budget, sempre che si abbia una testa piena di idee e una buona post-produzione.

Il video consiste in una ripresa effettuata dallo stesso Gondry con una telecamera digitale, durante un viaggio in treno in Francia tra Nimes e Valence.

La ripresa visualizza il paesaggio visto da un finestrino di treno: fabbriche, impianti industriali, strade e stazioni. Le riprese sono state effettuate per ben dieci volte nel corso della stessa giornata per avere lo stesso soggetto in diverse condizioni di luce. Il risultato finale è simile a quello ottenuto nel celeberrimo video di Around the world dei Daft Punk. I vari elementi del paesaggio sono ripetuti e sincronizzati con la musica, di cui costituiscono la rappresentazione visuale.

Il risultato, a mio parere, riesce a dare sostegno ad un brano non particolarmente adatto all'ascolto fuori dal dancefloor, migliorandone l'esperienza muiscale. E a voi, piace?




2003 - Star guitar
Artista: Chemical Brothers
Regia: Michel Gondry
Album: Come with us (2002)

venerdì 24 maggio 2013

Il grande Gatsby - Back to black


Accingendosi a vedere Il grande Gatsby è opportuno tenere a mente una raccomandazione: sarebbe unfair chiedere a Baz Luhrmann di essere un novello Francis Ford Coppola. Luhrmann è rococò, eccessivo e grandioso ed è proprio su queste caratteristiche che ha costruito una fama, che - pure - è dovuta fondamentalemente agli ormai lontani nel tempo Romeo+Juliet e Moulin Rouge (assumendo che Ballroom e  Australia li han visti relativamente in pochi);  entrando in sala meglio non aspettarsi la misura estetica ed emotiva che caratterizzava il film con Robert Redford e Mia Farrow. Detto questo meglio non proseguire con i paragoni, chè il discorso sarebbe lungo e complesso; meglio concentrarsi sul film attualmente in sala.


Se ancora non sapete nulla della trama, leggetevi il libro perché se lo merita; qui mi limiterò a riferire che il film si concentra sulla parabola del sogno  d'amore "impossibile" di Gatsby che finisce nell'annientamento da una parte e nella indifferenza dall'altra proprio come nella Back to black di Amy Winehouse non a caso presente nella colonna sonora, pur se nella versione di Beyoncé e André 3000; la voce narrante una volta tanto è giustificata (ma cosa c'entra lo psicanalista?), le differenze fra la sceneggiatura ed il romanzo sono (quasi) sempre comprensibili.
La scenografia ed i costumi sono opera della moglie di Luhrmann, Catherine Martin (un sodalizio che funziona sia sullo schermo che nella vita). I vestiti da sera sono Prada e varrebbero la pena da soli, ma in più ci sono abiti da giorno per i personaggi delle più varie estrazioni sociali (per la moda uomo Carraway ha sempre pesanti tweed sportivi, mentre Gatsby è vestito leggero e colorato, Buchanan ha completi scuri impeccabili). Il castello di Gatsby è esattamente come dovrebbe essere: fuori di testa.

Luhrmann delizia gli occhi soprattutto nella prima parte con piani sequenza e dolly che fanno volare lo spettatore da un lato all'altro della baia, dalla sontuosa e raffinata villa dei Buchanan al castello fatto per stupire di Gatsby. La scena della festa è tutto sommato meno "moulin-rougesca" di quanto mi aspettassi. L'utilizzo di musiche moderne su una ambientazione d'epoca è l'aspetto, a questo punto, più prevedibile; però rende bene l'idea di sfrenatezza alle orecchie dello spettatore di oggi per cui il jazz - ancorchè caldo - suona un po' troppo "passato".


Leonardo di Caprio l'ho trovato perfetto. Con quella faccia da bambino invecchiato rende benissimo l'idea romantica dell'uomo che in una certa misura si rifiuta di accettare la realtà e tenta di costruirne una a misura della propria immaginazione. Non riesco a capire come qualcuno lo trovi bello, però è molto, molto bravo. Joel Edgerton è un Tom Buchanan molto fisico e snob ma anche un po' viscido: un'ottima intepretazione per un attore che si sta rivelando anche versatile. Tobey Maguire ha occhi che sembrano di vetro e una faccia un po' beota, pertanto è un'ottima scelta per rappresentare l'ingenuo Carraway. Carey Mulligan ha convinto Luhrmann che pure per il ruolo di Daisy aveva preso in considerazione quasi tutte:  Keira Knightley, Rebecca Hall, Amanda Seyfried, Blake Lively, Abbie Cornish, Michelle Williams e Scarlett Johansson. La scelta si è rivelata azzeccata, la Mulligan è forse meno bella di altre pretendenti, ma è molto credibile in quel fondo di tristezza che contraddistingue il personaggio. La vera rivelazione del film a mio avviso è però la giovane Elisabeth Debicki nel ruolo di Jordan Baker, la migliore amica di Daisy. La Debicki, ingaggiata direttamente da Luhrmann dopo che l'ha vista recitare a teatro, ha classe da vendere e di tutte è la meglio vestita e pettinata. Nella realtà è bionda, ma fossi lei prenderei in considerazione la possibilità di tenere i capelli neri, che le stanno benissimo (vedere foto sopra per credere).


Il film è lungo due ore e venti, ha una fase centrale che ho trovato un po' noiosa, ma tutto sommato il tempo scorre senza troppo farsene accorgere. Luhrmann, come dicevo prima, si concentra sulla storia d'amore e passa allegramente sopra alla critica sociale ed agli aspetti morali (più che moralistici, cosa apprezzabile) del romanzo. A mio avviso il limite del film è proprio questo: dato il periodo che stiamo vivendo e il metraggio della pellicola ci sarebbe stato spazio e modo per salire di livello con poco sforzo. Luhrmann sceglie invece di restare fedele a se stesso confezionando un fumettone che è una gioia per gli occhi ma resta un po' troppo sulla superficie. Da uno che ha come motto "una vita vissuta nella paura è vissuta solo a metà" mi sarei aspettato un pizzico di coraggio in più.



2013 - Il grande Gatsby (The Great Gatsby)
Regia - Baz Luhrmann
Scenografia e costumi: Catherine Martin
Fotografia: Simon Duggan

martedì 21 maggio 2013

Ipcress - Almost Bond/1


Una sera di qualche tempo fa, mentre spulciavo la filmografia di Michael Caine (ebbene sì, a volte passo così le mie serate e mi piace pure!), mi sono imbattuto in qualcosa di inaspettato. Una vera e propria saga dedicata ad un agente segreto, creata dalle stesse persone che hanno contribuito a creare il mito di James Bond, e per di più negli stessi anni. Ce n'era più che abbastanza per attirare la mia attenzione, così dopo qualche settimana dedicata al reperimento dei film ed all'approfondimento del personaggio e della produzione, ho deciso di raccontarvi qualcosa di Harry Palmer l'altra faccia della medaglia Bond.

Siamo nel 1965, la saga Bond sta giungendo al quarto capitolo (Thunderball); Harry Saltzman, il produttore socio di Albert Broccoli nella EON, si imbatte in un romanzo di Len Deighton, La pratica Ipcress, e lo passa a diversi sceneggiatori perché ne traggano un film. Dopo vari passaggi di mano lo script finale è opera di Bill Canaway e James Doran; la regia viene affidata al canadese Sidney J. Furie, con il quale però Saltzman si trova spesso in disaccordo, al punto che Furie verrà licenziato ed il film portato a conclusion dal montatore Peter R. Hunt, che aveva già lavorato al montaggio dei primi quattro film di 007 e sarà regista del bello quanto sfortunato Al servizio segreto di sua maestà.
Le musiche sono firmate da John Barry e le scenografie da Ken Adam, collaboratori storici del franchise di 007.

Len Deighton insegna a Michael Caine a rompere le uova

L'occhialuto personaggio di Deighton, benchè altrettanto inglese, è quasi l'opposto di Bond: vive con un magro stipendio in un appartamento a Notting Hill (che all'epoca non era chic, era solo shabby). E' stato reclutato nel servizio segreto per "espiare" qualche affare poco pulito concluso mentre era in Germania alla fine della seconda Guerra Mondiale, non ama la violenza nè le armi (in realtà neanche Bond, all'inizio). In compenso è un gourmet (Deighton è un grande appassionato di cucina, argomento sul quale ha scritto diversi libri), benchè sia costretto a fare la spesa al supermercato (niente caviale e Bollinger millesimé) ed è un grande esperto di musica classica. Come Bond, ha la passione per le donne.

Rispetto a quelli di 007 il registro dei film è molto più serio. Siamo in pieno guerra fredda ed il mondo è diviso in due dalla cortina di ferro. Intrighi e tradimenti sono all'ordine del giorno. In questo senso l'atmosfera è simile a quella del recente La talpa, con gli agenti segreti che "cambiano parte" senza più domandarsi cosa è giusto o sbagliato, badando solo a chi offre di più.

Micahel Caine e Sue Lloyd

Oltre a Michael Caine nel ruolo del protagonista, troviamo l'inglesissimo Gordon Jackson (il colonnello Cowley della mitica serie TV inglese The professionals) nella parte dello sfortunato collega Carswell. Il fascino feminile è rappresentato dalla modella e attrice Sue Lloyd nel ruolo dell'agente Jean Courtney, ruolo che fra l'altro riprenderà trent'anni dopo in All'inseguimento della morte rossa.

Qualche curiosità: nella scena in cui Palmer cucina le mani non sono quelle di Caine, bensì dello stesso Deighton, lo scrittore-gastronomo, molto più inquietante è invece la notizia riportata da Wikipedia, secondo cui la procedura di lavaggio del cervello mostrata nel film trae ispirazione da una metodologia sviluppata  realmente nell'ambito del programma MKULTRA della CIA.

Contrariamente a quanto successe per i film di 007, il franchise di Harry Palmer venne apprezzato anche dalla critica: il film vinse due BAFTA (miglior film e miglior scenografia) e fu tra i candidati alla Palma d'Oro a Cannes.

Il successo riscosso della pellicola si concretizzò in due sequel realizzati negli anni immediatamente successivi, e in altri due film realizzati negli anni 90, con un produzione completamente diversa, ma conservando Michael Caine come protagonista. Ve ne racconterò qualcosa nelle prossime settimane.



1965 - Ipcress (The ipcress file)
Regia: Sidney J. Furie
Montaggio: Peter R. Hunt
Scenografie: Ken Adam
Musiche: John Barry

giovedì 16 maggio 2013

Carmen Consoli - L'eccezione - Ceci n'est pas un film



Recentemente ho recensito il bel Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi. Colgo quindi l'occasione per parlre di questo video; come tanti, prima di approdare al cinema la Tognazzi regista ha lavorato per la televisione ed ha realizzato diversi video musicali, fra gli altri per Paola Turci, Sergio Cammariere e anche per Carmen Consoli.

Il video che vi sottopongo oggi è quello di L'eccezione, il primo singolo tratto dall'album omonimo. A mio giudizio questo cd chiude una fase creativa della Consoli e contemporaneamente ne apre un'altra, perchè contiene alcuni elementi riscontrabili nei dischi precedenti ma inizia a proporne di nuovi. Insomma Carmen, come tutti i grandi artisti è in continua evoluzione e non si è adagiata sui successi (veniva da tre dischi in tre anni - Mediamente isterica, Stato di necessità e L'anfiteatro e la bambina impertinente grazie ai quali si era definitivamente affermata come cantantessa).

La Tognazzi invece l'anno successivo pubblicherà il suo primo lungometraggio, Passato Prossimo, che avrebbe poi vinto il nastro d'argento

Il video è il giusto supporto a questa fase di transizione, ci mostra una Consoli dal look rinnovato  in dimensione quasi live all'interno della Casa dell'Architettura di Roma.
La canzone è bellissima e la Tognazzi si conferma particolarmente brava ad entrare in sintonia con le interpreti femminili.
Il risultato mi pare notevole, e a voi?



2002 - L'eccezione
Artista: Carmen Consoli
Regia: Maria Sole Tognazzi
Album: L'eccezione (2002)


lunedì 13 maggio 2013

Mood indigo - Read and be ready



Al momento in cui scrivo non è ancora stata fissata una data per l'uscita italiana di Mood Indigo, che è invece appena stato pubblicato in Francia e Belgio (con risultati di botteghino poco lusinghieri, per la verità).

Operazione estremamente rischiosa, si tratta della trasposizione cinematografica di L'ècume des jours, di Boris Vian, scrittore sceneggiatore, musicista, poeta e paroliere: in breve un mito della letteratura d'oltralpe, purtroppo abbastanza poco conosciuto in Italia.
Il libro è caratterizzato da uno stile surreale e visionario, e  a parte un tentativo di Charles Belmont nel 1968, è sempre stato ritenuto virtualmente "intraducibile" in linguaggio cinematografico. Io però ricordo il me stesso di più o meno venti anni fa (ho avuto un periodo Boris Vian intorno ai vent'anni) fantasticare di quale incredibile pellicola si sarebbe potuta trarre da un testo come quello.  Per tentare l'impresa nessun regista più di Michel Gondry sembra adatto a restituire in immagini la potenza della parola scritta: a giudicare dal trailer ce l'ha messa proprio tutta!

Gli attori principali sono tutti molto bravi: Audrey Tatou, Romain Duris, Gad Elmaleh e Omar Sy.

Uscito due settimane fa, il film è costato circa venti milioni di euro (molto, per gli standard europei), anche a causa dell'approccio agli effetti speciali  di Gondry che è molto poco "digitale".
I detrattori sostengono che il film sia una sorta di lunghissimo videoclip (dura più di due ore), ricco di invenzioni visive ma di scarso impatto emotivo;  recensioni entusiastiche, invece, da parte degli appassionati del Vian scrittore. Il dubbio sulla riuscita del film, pertanto, non può dirsi sciolto.

Vian morì di infarto (era già malato prima) assistendo alla prima di un film tratto da un suo romanzo, J'irai cracher sur vos tombes, si può quindi capire con che stato d'animo un regista possa accostarsi ad un film tratto da un suo libro, io penso che a Gondry si possa concedere una chance, e sarei molto contento se anche al pubblico italiano venisse data la possibilità di vedere Mood Indigo.




2013- Mood Indigo (L'ècume des jours)
Regia: Michel Gondry
Sceneggiatura: Luc Bossi
Production design: Sthepane Rosenbaum
Costumi: Florence Fontaine

giovedì 9 maggio 2013

LAPSE


Lapse è un corto (o, detto all'antica, un mediometraggio visto che dura circa mezz'ora) pubblicato nel 2012 sulla piattaforma di condivisione Vimeo. Come spesso capita è stato prodotto da un gruppo di artisti che hanno condiviso la fede nel progetto del regista newyorchese Anthony Haden Salerno, che ne ha curato anche la sceneggiatura, il montaggio, l'audio e le musiche.
Dopo una vita passata nel mondo del cinema come regista, montatore audio e video e all'occorrenza anche attore, Haden Salerno firma la sua opera prima in cui dimostra, oltre a ottime capacità tecniche (mi sono piaciuti in particolare lo stile di montaggio ricco di flashback ed elementi onirici e l'uso delle sfocature), grande sensibilità.

La trama racconta di un "uomo qualunque" che si trova ad un punto della propria vita in cui ha perso il controllo. Si intuisce un'infanzia infelice e un rapporto con una donna che è andato deteriorandosi. Il protagonista è chiuso in se stesso e nella propria disperazione e rifiuta ogni possibile aiuto; la domanda che ci si pone durante le visione è: riuscirà a ritrovare una via verso la salvezza o si perderà definitivamente nelle proprie angosce? Per sapere come va a finire non c'è altro modo che godersi il film.

Gli attori principali sono Peter Ganim (potreste averlo visto in Tv in Criminal IntentLaw And Order e Una vita da vivere), che mi ricorda un po' Paul Giamatti, sia nella rappresentazione dell'uomo ordinario, sia per la bravura e la notevole presenza scenica; Thérèse Plummer (anche lei è comparsa in Law & Order, e anche in The Good Wife), è molto espressiva e convincente. Esordio positivo sullo schermo per John Caselli, nel ruolo del protagonista da ragazzino.

Un'opera prima ricca di personalità e passione, che sta riscuotendo un buon successo nel circuito dei festival oltreoceano. E' un piacere per me segnalarlo; in attesa che venga notato anche qualche distributore europeo il link al film è disponibile qua sotto.

Tutte le info sull'opera e sul suo autore sono invece reperibili su http://anthonyhadensalerno.com/

Director Haden Salerno and cinematographer Christopher Camp on the set

Lapse is a short film, published in 2012 on Vimeo. It was produced by a group of artists who shared the faith in the project of the NYC based director Anthony Haden Salerno, who also worked on the screenplay, editing, sound and music.

After working for years in the movies business as a director, audio and video editor and occasionally also acting, Haden Salerno signes his first work in which he shows great sensitivity in addition to excellent technical skills (I especially liked flashbacks and dreamy elements and the blurring cinematography).

The plot shows an average guy who loses grip on his life. We can imagine an unhappy childhood and a deteriorated relationship with a woman, anyway the man seeems locked in his own grief and despair and refuses any possible help. It's life, like any of us can have seen, in our family, our firends or colleagues. A question arises during the vision: will this man  find a way to salvation, or is already doomed? To find out how it ends there's no other way than watching the movie.

Actors are Peter Ganim (you might have seen him on TV in Criminal Intent, Law And Order and One Life to Live), which reminds me something of Paul Giamatti both for the interpretation of the ordinary man, and for his remarkable stage presence, Thérèse Plummer (Law & OrderThe Good Wife), is also very expressive. Positive debut on the screen for John Caselli, the protagonist as a little boy.

A movie full of personality and passion, which is obtaining success on the festival circuit in the US. Waiting for the film to be noticed even by some European distributor, it's a pleasure to spread the word: the film is available at the link below; for much complete detail on the work and the filmmaker you can visit this website: http://anthonyhadensalerno.com/




2012 - Lapse
Regia, sceneggiatura, montaggio, musiche: Anthony Haden Salerno
Fotografia: Christopher Camp
Trucco: Edward X Young
Costumi: Sammy - Prato Fine Men’s Wear, NYC


lunedì 6 maggio 2013

Viaggio sola - Be yourself


Viaggio sola è l'ultima fatica di Maria Sole Tognazzi (Passato prossimoL'uomo che ama). Sceneggiato dalla stessa regista insieme a Ivan Cotroneo e Francesca Marciano, tradisce fin troppo chiaramente l'ispirazione a Tra le nuvole di Jason Reitman, adattandolo per il pubblico italiano.


Margherita Buy interpreta Irene, una "ospite a sorpresa," professionista della valutazione degli alberghi di lusso, nei quali si presenta come una cliente qualsiasi, ne ispeziona diligentemente ogni aspetto del servizio riportandone le caratteristiche su una impeccabile checklist e, dopo aver effettuato il check out, si rivela alla direzione dell'albergo per discuterne insieme il rating. La vita di Irene si dipana ai quattro angoli del mondo di albergo in albergo con brevi soste a "casa". Va da sè che non c'è molto spazio per curare la vita sociale, se si eccettuano una sorella, Silvia, che è un luogo comune (madre di due bambine, sposata con un musicista, sempre attenta al quel politicamente corretto dell'alimentazione "sana" e della "cultura" che spesso tradisce un complesso di superiorità verso a chi la pensa diversamente), e Andrea, il classico "ex con cui siamo rimasti amici", che gestisce un negozio di alimentari bio (peraltro non sempre freschissimi) e che rappresenta l'unico appiglio rimasto con il mondo maschile. La crisi viene innescata da qualche problema con la sorella e da una crisi dovuta al fatto che Andrea sta per avere un figlio con una che ha conosciuto da poco e con la quale non vuole vivere, il tutto catalizzato dal fortuito incontro con Kate, un'antropologa che le apre gli orizzonti sulla parola "intimità". Dopo qualche peripezia Irene capirà come riprendere il filo della propria vita, grazie ad una nuova consapevolezza.


Margherita Buy è elegantissima, sempre vestita benissimo, e particolarmente adatta, secondo me, a rappresentare un personaggio che vive pattinando sul filo che separa la leggerezza  dalla disperazione.
Stefano Accorsi è Andrea, quello che si dice un brav'uomo, ma mai diventato del tutto adulto. Non ha particolarmente voglia di prendersi delle responsabilità, ma quando si presenta il bivio sceglie con determinazione la via giusta.
Fabrizia Sacchi (già vista insieme ad Accorsi una vita fa nel quasi inosservato ma bello Ormai è fatta) è la sorella politically correct ansiosa e pasticciona.
Gianmarco Tognazzi è Tommaso, il marito di Silvia: senza voto ma non per colpa sua. Più che recitare gioca a Farmville e si preoccupa dell cena, a parte uno sprazzo di luce nella scena nel letto con Silvia.
Lesley Manville (Segreti e bugie di Mike Leigh e un figlio da Gary Oldman) a dispetto dello scarso minutaggio magnetizza l'attenzione dello spettatore con un personaggio che è il vero perno di tutta la vicenda.


Dopo Una famiglia perfetta e - mi dicono ma non l'ho ancora visto - Amiche da morire, un'altra commedia italiana si distingue per gusto e senso della misura. Era ora! 
Film molto al femminile, piacerà probabilmente più alle donne che agli uomini.
Come tutti i lavoratori del lusso, Irene vive in un mondo che normalmente non le apparterrebbe. Quando è da sola nella sua casa piuttosto poco vissuta, cena con una busta di surgelati. Del resto lei il lusso lo valuta, non ne gode. Non è diverso, in effetti è il dito dietro cui si nasconde Silvia, quella che ha fatto (o così pare pensare) tutto "giusto": matrimonio, figli, attenzione ai grandi problemi del mondo e una totale incapacità di capire perchè tutto il mondo "a prescindere" non si comporta come farebbe lei.
E allora la risposta, pare suggerire la Tognazzi, non è nelle rivoluzioni o nell'aderire a ideali alti quanto vaghi, ma nella consapevolezza di chi siamo e nella qualità dei rapporti umani che riusciamo a tessere. Chi trova un amico, chi ha una famiglia - vera o d'adozione - non sarà mai solo, se è capace di accettarsi e di accettare il proprio prossimo per quello che è; l'unica via come cantavano i Morcheeba, is to Be yourself.




2013 - Viaggio sola
Regia: Maria Sole Tognazzi
Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Francesca Marciano
Production design: Roberto De Angelis

giovedì 2 maggio 2013

7 for all mankind - A beautiful odissey - Director's Ads



Come vi avevo già spiegato qui, la marca di (non solo) jeans 7 for all mankind collabora da tempo con James Franco, in particolare per la comunicazione web.
Quest'anno la campagna è stata particolarmente raffinata: Franco ha realizzato un film in tre episodi basato nientemeno che sulla poesia di William Blake. Il titolo è A beautiful odissey ed è un vero e proprio corto di circa tre minuti e mezzo in cui due giovani sposi devono affrontare paure e insidie per coronare il proprio amore.

La particolarità dell'operzione risiede nel fatto che l'evolversi della trama è stato deciso in modalità social attraverso la pagina Facebook di 7FAM europe. ad ogni capitolo ha fatto seguito la possibilità per i likers di scegliere alcuni elementi della sceneggiatura:

Chapter 1
quale difficoltà incontreranno gli sposini?:
  1. her dark secret love
  2. wedding day fears
  3. his poisonous jealousy
Chapter 2
la sposa chi ama veramente?
  1. the groom 
  2. the old flame
Chapter 3
come finisce la storia ?
  1. the fall of the paradise
  2. love lives on 
Voi avreste fatto le stesse scelte o avreste preferito vedere uno sviluppo della trama diverso?

In ogni caso il 25 di aprile scorso questa piccola saga ha trovato la sua conclusione con la pubblicazione su Youtube:

sia della versione scelta dal pubblico...

...che del montaggio d'autore del regista stesso:


In entrambi i casi lo stile è quello - riconoscibilissimo - del Franco regista, zeppo di sovraesposizioni, sgranature, lens flare, glamour e modelle bellissime.

Fra le due versioni io preferisco il Director's cut, e voi?


2013 - Un'odissea meravigliosa (A beautiful odissey)
Prodotto: 7 For All Mankind S/S 2013
Regia: James Franco
The Bride: Elise Crombez
The Groom: Peter Vack
The old flame: Sean Avery