lunedì 1 ottobre 2012

My week with Marilyn - When love goes wrong, nothing goes right


My week with Marilyn è quello che nella mia famiglia si definirebbe "un film su Marilyn Monroe". La pellicola è basata sui diari di Colin Clark, un interessante personaggio della alta borghesia britannica (il padre era un noto storico, il fratello Alan fu ministro nel governo Tatcher) con il pallino del cinema.
Il film è una fiction a tutti gli effetti, ma gli eventi sono solidamente radicati nelle memorie di Clark, che si fa narratore del soggiorno inglese della Monroe nel periodo in cui girava Il principe e la ballerina con Laurence Olivier. Clark all'epoca era stato ingaggiato da Olivier come assistente di produzione ed ebbe l'occasione non solo di vedere Marilyn Monroe all'opera durante le riprese, ma anche di diventarne amico,e forse amante, scoprendo anche gli aspetti più privati della vita della star.


Dal punto di vista storiografico il film è piuttosto curato, ambienti e costumi sono ricostruiti con cura (gli abiti in gran parte non sono rifatti ex novo ma provengono dal mercato vintage) sulla base delle foto dell'epoca. Il casting stato un lavoro delicato ma il risultato è una squadra di attori eccezionali, tutti in forma smagliante.

La storia segue dunque quella della lavorazione di The prince and the showgirl, una commedia diretta da Laurence Olivier, interpretata e prodotta da quest'ultimo in associazione con la Monroe (che per l'occasione fondò la propria casa di produzione in società con il fotografo Milton Greene), la pellicola è dunque un rispettabilissimo esempio di metacinema nel quale vengono ricostruite diverse scene della commedia, oltre a mostrarci i personaggi originali dietro le quinte. Il regista Simon Curtis, al primo lungometraggio dopo più di venti anni di lavoro in TV, ci mostra una Marilyn dapprima intimorita e poi via via più disinvolta ed un Olivier molto sicuro di sè al principio che si fa sempre più rassegnato e disilluso. Nella realtà storica la Monroe era già al culmine della carriera, vera e propria star di livello mondiale, mentre Olivier era sì un gigante del teatro ma non aveva ancora raccolto al cinema il frutto del proprio immenso talento. 
Il giovane Clark si pone come un tramite tra questi due mondi così diversi, guadagnandosi la fiducia della fragile attrice americana ed aiutandola ad uscire trionfante da un'esperienza partita tutta in salita.

   


Il cast artistico è stratosferico Kenneth Branagh si prende la responsabilità di interpretare il mito Laurence Olivier, all'epoca già cinquantenne e (ancora) sposato con una Vivien Leigh (Julia Ormond, bentornata!) che dava già segni della depressione che l'avrebbe segnata per tutti gli anni della maturità. Michelle Williams guadagna per il secondo anno consecutivo la nomination agli Oscar la somiglianza fisica non è curata in modo maniacale: in alcune scene è praticamente priva di trucco. Riesce però a dare corpo a una Marilyn sempre in bilico fra la propria personalità "privata" ed  il personaggio pubblico. Dai tempi di Dawson's Creek  ne ha fatta di strada! Judi Dench è straordinaria nelle poche scene in cui compare nel ruolo di Sybil Thorndike, una delle più grandi attrici teatrali della sua epoca. Eddie Redmayne (visto in The good sheperd di De Niro) sembra più giovane di quello che è, e risulta abile nel tratteggiare il giovanotto di buona famiglia che si affaccia ad un ambiente nuovo e folle come quello del cinema.
Da segnalare anche Emma Watson che come primo ruolo dopo i vari Harry Potter sceglie di non strafare ripartendo da quello della giovane e emancipata sarta Lucy. Acconciata e vestita come meglio non si potrebbe, dimostra di avere i numeri per fare una bella carriera uscendo a testa alta dal confronto con i giganti della recitazione di cui sopra.
Una citazione anche per Derek Jacobi nel ruolo del padrino di Colin che li fa entrare a palazzo reale e per Dominic Cooper (ve lo ricordate fidanzato di Amanda Seyfried in Mamma Mia?), che interpreta un ingelosito Milton Greene.


Il cast tecnico è prevalentemente inglese e più o meno curiosamente sono quasi tutti passati da Downtown Abbey. La costumista è Jill Taylor (Full Monty, Sliding Doors, Johnny English, Match point, Scoop) ha fatto un lavoro a dir poco meraviglioso, fra capi originali e le riproduzioni dei costumi di scena di Il principe e la ballerina dimostra grande sapienza e versatilità, oltre che una maniacale cura del dettaglio. Marilyn (nel film siamo nel 1958) nelle scene "fuori dal set" è vestita con uno stile elegante ma casual di assoluta avanguardia per il suo tempo. Non sono molti i film che meriterebbero di essere visti solo per i costumi, ma se vi piace il vintage questo ne vale assolutamente la pena!
Bella la colonna sonora di Conrad Pope (Salt, i due ultimi Harry Potter and the deathly hollows) e Alexandre Desplat (una grande carriera spaziando da Twilight a Harry Potter, ma anche Il Discorso del re, Carnage, The tree of life) con al piano Lang Lang e diverse canzoni interpretate dalla stessa Williams.

         

Il "film su Marilyn Monroe", sceglie di focalizzarsi su un periodo preciso della vita della star non già per raccontarci chissà quali segreti di cui non fossimo già a conoscenza, ma per mostrarcene senza ipocrisie l'insicurezza di fondo, l'entourage che in parte la protegge ed in parte la sfrutta senza scrupolo alcuno, l'insopprimibile dicotomia fra la persona che è e quella che gli altri si aspettano che sia.
Traslando ciò che si vede sullo schermo ai giorni nostri, la vicenda assume un significato moderno: non credo che per le star del pop dei nostri giorni sia cambiato molto, penso per esempio alle vicende di una Britney Spears, lanciata dalla propria famiglia, giovanissima ed evidentemente senza rete, in un mondo che non può conoscere regole diverse da quelle dettate dall'avidità. 
Il film ha il pregio di non prendere moralmente una posizione verso nessuno dei personaggi che vi compare.
Ormai è difficile trovarlo in sala; senza essere imperdibile, chi ne acquistasse il DVD non ne resterà deluso.



1 commento:

  1. il pensiero che colpisce è che nonostante la sofferenza infinita che il circo mediatico le imponeva, probabilmente a Marilyn piaceva nutrire la sua voglia di affermarsi più di ogni cosa.
    inoltre è formidabile vedere come metabolizza la grande delusione per non riuscire a sfondare come Norma Jean, abdicando completamente a se stessa in favore del personaggio Marilyn, un po' sexy, un po' svampita, molto desiderata...

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