Curioso come nel mondo del cinema spesso nello stesso periodo escano film sullo stesso tema, con titoli simili, o ambientati nello stesso luogo. A pochi mesi di distanza da 
Midnight in Paris di Woody Allen, 
Martin Scorsese ambienta il suo 
Hugo Cabret nella Parigi degli anni 20. Le coincidenze finiscono come prevedibile qui: Scorsese parte subito forte, la prima sequenza è un vero e proprio sfoggio di maestria. Si tratta di un "volo di mosca" che mostra  la Ville Lumière vista dall'alto per poi insinuarsi in una stazione ferroviaria sfrecciando in mezzo ai passanti. L'effetto 3D è veramente maestoso e la sequenza si conclude su uno degli orologi della stazione: attraverso uno dei numeri del quadrante si vedono gli occhi di Hugo, il nostro piccolo protagonista. La sequenza è - in senso buono - da vertigine e racchiude come in una prefazione quasi tutti i temi che il film svilupperà.
Martin Scorsese sceglie di fare un film per ragazzi, di qualsiasi età. Lo  spettatore superficiale potrebbe essere sorpreso per la distanza dai suoi temi abituali: nessun rapporto con storie "italoamericane", nè con le problematiche affrontate in altri suoi film in  costume, come 
L'età dell'innocenza o 
The Aviator; questa  pellicola celebra una sola passione ed è il cinema. Una magia che  consente a chiunque di provare ancora e ancora la sorpresa, la  meraviglia di un ragazzino per la prima volta davanti al grande schermo.  Infiniti mondi  che possono essere svelati, infinite possobilità di espressione  artistica che possono essere godute appieno solo conservando occhi privi di malizia.
La prima parte  del film presenta e contestualizza i personaggi, da metà in poi  la passione per la settima arte si fa prepotentemente spazio.
Il soggetto è tratto da un libro di 
Brian Selznick, scrittore ed illustratore statunitense, 
La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. Scorsese si fa aiutare dal grande sceneggiatore 
John Logan (sceneggiatore fra l'altro del prossimo 
Coriolano di Ralph Fiennes, oltre che dell'atteso 
007 - Skyfall)  a ridurre il testo per il grande schermo, salvando lo spirito del  romanzo. Ci troviamo a Parigi negli anni venti, Hugo (il giovane e già  professionale 
Asa Butterfield) è un ragazzino rimasto orfano che  vive clandestinamente all'interno della Gare Montparnasse, dove si  occupa della manutenzione degli orologi, tentando nel frattempo di  aggiustare un automa dotato della capacità di scrivere, unico ricordo  del padre morto in un incidente. La storia di Hugo si intreccia con  quella del signor Georges, un vecchio che gestisce un negozio di  giocattoli all'interno della stazione, che si scoprirà nascondere un  sorprendente passato. Hugo e la figlia adottiva di Georges, Isabelle, si  lanciano in un'avventura che li porterà di meraviglia in meraviglia ad  "aggiustare" i meccanismi che regolano il mondo che li circonda  attaraverso il potere dell'immaginazione e - soprattutto - del sogno.

La componente visuale è curatissima, a partire dal 3D, il migliore visto fin'ora. La neve nelle sequenze iniziali sembra cadere direttamente in sala, in più occasioni all'interno della stazione si vede il pulviscolo in sospensione dentro un raggio di luce, come accade guardando un raggio di sole da una parte buia della stanza. La scenografia della stazione è curatissima, i cunicoli e gli anfratti dove vive Hugo hanno sbuffi di vapore che sbucano da tutte le parti. Tutto concorre a (ri)creare l'atmosfera di una storia per ragazzini, dove i protagonisti sono forse troppo giovani per capire il mondo degli adulti, ma già abbastanza cresciuti per sapere come insegnare la voglia di avventura e di sorprendersi tipica della preadolescenza. Un tesoro che andrebbe salvaguardato meglio anche nell'età più matura.
Gli attori sono tutti in palla, del convincente 
Asa Butterfield si è già detto, la giovane 
Chloë Moretz è una Isabelle che rappresenta un vero e proprio archetipo femminile (di quelli che ci mettono spesso nei guai), 
Ben Kingsley regala un Georges Méliès lacerato dal suo negarsi alla propria arte, alla propria 
funzione nel mondo. 
Sacha Baron Cohen nel ruolo dell'ispettore Gustave dimostra di essere anche un attore, al di là dei geniali personaggi satirici in cui è un fuoriclasse.
Anche i ruoli dei comprimari hanno un cast straordinario, a partire da 
Christopher Lee- Monsieur Labisse, uno strano libraio; 
Jude Law, pochi momenti come padre di Hugo, 
Emily Mortimer (
Pene d'amor perdute di Branagh, ma anche 
Scream 3 e 
Match Point di Allen) è la fioraia Lisette, 
Richard Griffiths (una faccia che vi ricorderete di aver già visto) è il timido Monsieur Frick.
Il cast tecnico vanta ben 9 candidature all'Oscar, oltre a miglior film e miglior regia. Segnalo la coppia 
Dante Ferretti - 
Francesca Lo Schiavo (scenografia e arredi), e per la fotografia 
Robert Richardson, un vero maestro collaboratore fisso oltre che di Scorsese anche di Oliver Stone e Quentin Tarantino
.
A mio avviso si tratta di un vero e proprio testamento artistico: l'affermazione di una passione che dura da una vita, quasi Scorsese volesse comunicare cos'è per lui la settima arte.
Ma facendo un piccolo passo più in là, si può dire che sia anche un invito a ciascuno di noi a non abbandonare i propri sogni, ad affrontare la vita nel modo in cui il mago affronta la platea: con il gusto di stupire e divertire il prossimo. Così come il Georges Méliès di Selznick si intristisce e si amareggia quando si forza a non fare ciò per cui è nato anche ciascuno di noi è nato per sorprendere il proprio pubblico con l'esibizione del proprio talento.
Hugo, benchè giovane, si dimostra un bravissimo meccanico in grado di 
restaurare Georges, di  restituirgli la voglia di vivere, di stupire, di esprimersi che le  difficoltà della vita hanno spento in lui. Così come Hugo anche  Scorsese, forse il più 
cinephile degli autori in attività oggi,  è  impegnato nel restaurare vecchi film, nel dare nuova vita a pellicole  ed autori ormai un po' dimenticati.
Come fa dire al piccolo Hugo, ognuno è felice nel 
fare quello che deve e se a volte ce ne dimentichiamo l'augurio è che nei pressi ci sia un amico con il gusto per la riparazione che ci tolga quel po' di ruggine che inevitabilmente si forma e ci faccia tornare come bambini. Magari portandoci a vedere un film al cinema, una magia che abbiamo sempre  a disposizione!