Warrior è un film della crisi, evidente prodotto di una temperie come quella attuale, in cui spesso non sembrano esserci opzioni vincenti: si può solo decidere come perdere. E', altresì, un film sulla disperazione. Tutti i personaggi principali sono schiavi di un passato da dimenticare ed un presente che propone più problemi che soluzioni. Ma è anche un film di lotta, dove il ring è rappresentazione del quotidiano patire, della fatica per raggiungere i propri obiettivi, della motivazione interiore di cui abbiamo bisogno per continuare a guardare avanti.
Paddy Conlon - un Nick Nolte magistrale - è un vecchio allenatore di lottatori, alcolista sulla via della riabilitazione (si capisce che è irlandese perchè indossa una coppola di lana spessa anche al chiuso). Dei due figli e della moglie sa ormai poco o nulla. Brendan, il maggiore vive in un'altra città con la moglie e le due figlie bambine e non vuole avere più contatti col padre. Tommy, il figlio minore, è scappato di casa anni addietro con la madre. Ma Paddy è stato anche un eccezionale maestro di arti marziali per i figli: Tommy in particolare da ragazzo ha inseguito il record di imbattibilità, prima di darsi alla fuga.
Un giorno Tommy torna a casa per chiedere al padre di allenarlo per Sparta, un torneo di MMA (una disciplina di arti marziali particolarmente violenta e spettacolare). Il vincitore vincerà cinque milioni di dollari. Tommy conta di vincere la somma per devolverla alla famiglia di un suo commilitone morto in Iraq, dove Tommy - arruolatosi nei marines - ha eroicamente salvato la vita di alcuni soldati in difficoltà durante un attacco nemico.
Il figlio maggiore, Brendan, ha invece abbandonato la carriera di lottatore dopo un incontro finito male, per insegnare nel locale liceo. La crisi finanziaria lo mette in condizioni di non poter onorare il mutuo che ha contratto per pagare la casa in cui vive con la famiglia. Decide allora di riprendere a combattere per guadagnare il necessario a mantenere la famiglia.
I due passando per vicende diverse ma parallele si ritroveranno al torneo SPARTA, dove Tommy farà strada grazie alla propria rabbia e Brendan per la capacità di soffrire. Si fronteggeranno proprio nell'incontro finale, un combattimento dal quale solo uno può uscire vincitore.
Il film non si cura della verosimiglianza: i rapporti fra i personaggi sono quasi stilizzati, Tommy odia il padre per aver reso impossibile un vita normale nella gioventù e Brendan perchè preferì restare e formarsi una famiglia invece di scappare insieme al fratello ed alla madre. Paddy odia se stesso per aver rovinato la propria vita e quella dei figli a causa dell'alcolismo. Brendan afferma e si sforza di non odiare nessuno, ma non vuole avere contatti col padre e non vede il fratello da anni. Infine Tess (Jennifer Morrison, la Cameron di Dr House), mogliedi Brendan, odia Paddy e Tommy e sopratutto - comprensibilmente - odia veder combattare il marito. Il susseguirsi degli eventi fa sì che i fratelli, entrambi newcomers nelle classifiche mondiali, riescano ambedue a partecipare al torneo con i migliori sedici lottatori del mondo. Negli incontri ovviamente i più grandi atleti mondiali vengono sbaragliati da i due fratelli senza eccessivi problemi.
Ma quando mai il compito del cinema è stato quello di inseguire il verosimile? In compenso Gavin O'Connor (Miracle, Pride & Glory) si conferma regista di sentimenti forti e ci regala quasi due ore e mezza equamente distribuite fra l'illustrazione dei rapporti e delle motivazioni dei personaggi nella più lenta prima parte, per passare al torneo con un'esplosione di adrenalina e violenza ed un totale cambio di ritmo.
Tom Hardy (Black Hawk Down, Marie Antoinette, Rocknrolla, Inception) è, come direbbero i Beastie Boys, un "tough guy": una vera montagna di muscoli con deltoidi da campionato del mondo. Interpreta un Tommy segnato da un passato fatto di solo dolore. E' ormai una vera macchina da distruzione, senza sentimenti, senza rimorsi, senza pietà, e infatti è imbattibile. Non vuole ormai nulla per sè, ma desidera sottrarre almeno la famiglia del suo fraterno compagno d'armi al destino che lo ha segnato così profondamente, e abbatte con cieca violenza ogni ostacolo che si frappone fra lui ed il suo obiettivo.
Joel Hedgerton, (Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni, King Arthur, Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith) è un Brendan disperato e molto umano nello sconfinato amore per le figlie, per le quali si dimostra pronto ad andare oltre ogni limite. Non è il più forte, non è il più tecnico, non è il più pazzo. Ma forse solo lui sa davvero per cosa sta lottando.
I corpi dei lottatori si torcono e si squassano nell'ottagono con la gabbia, quasi a immagine del tormento interiore dei protagonisti. Riuscirà Paddy a riconquistare un rapporto coi figli? Riuscirà Tommy a trovare la pace nella distruzione di tutto ciò che lo circonda? Riuscirà Brendan a salvare famiglia, lavoro e matrimonio? O invece i tre sono destinati a distruggersi l'un l'altro non solo fisicamente?
E' un film di uomini veri, Warrior, in cui si mostra chiaramente come a volte ci sono problemi che non si possono risolvere parlando. Bisogna accettare di scendere nella gabbia (metaforica o reale, poco cambia) ed accettare di picchiare duro ed essere picchiati a propria volta.
E' un film di crisi e disperazione , Warrior, ma a ben guardare indica anche una via. C'è sì la lotta ed il dolore nel tentativo di raggiungere l'agognato premio; ma a che mai potrebbe servire tutto quel denaro quando tutto il resto è andato perduto?
La salvezza, ci ammonisce O'Connor non sta nel denaro, ma nella riconciliazione e nella fratellanza.
Vale per la famiglia Conlon, vale per noi. Sempre, ed ultimamente più che mai.
Le tue recensioni sono sempre estremamente curate, dettagliatissime ed avvincenti: è un vero piacere leggerle!
RispondiEliminawww.lostinunderwear.blogspot.com
Grazie Claudia! Mi fa molto piacere che ti piacciano le mie recensioni!Io, ma penso sia normale, non sono sempre soddisfatto del risultato perchè magari mi rendo conto che la trama non è spiegata al meglio o perchè mi dimentico di qualche dettaglio interessante. Però cerco di dare sempre il massimo!
RispondiEliminaMagari una volta ti chiederò aiuto per un post sulla storia dell'underwear vista attraverso la cinepresa, che ne dici?
Wow, spero di poter essere all'altezza perché in realtà sono appassionata di underwear, è una mia mania, ma da profana: non sono un'autorità in materia. Comunque volentierissimo :)))
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