Chi avrebbe mai detto che un uomo audace avrebbe osato portare sul grande schermo il primo, dirompente romanzo del ciclo della strampalata famiglia Malaussène? L'impresa è riuscita ad un giovane (trentatre anni) autore francese: Nicolas Bary. Il ragazzo sa il fatto suo e confeziona un film divertente e molto ossequioso verso il testo originale, che perde però la carica dissacrante che ha il romanzo.
Bérénice Bejo interpreta la "zia Julia", bellissima e svolazzante è molto meglio di come me la ero immaginata nella fantasia. Parte dell'appeal è costituito dai vestiti shabby.
Emir Kusturica, il cui lavoro di attore sembra diventare sempre più siginificativo con il passare del tempo è lo zio Stojil: anche in questo caso la fisicità aiuta. Mélanie Bernier - molto bella - è Louna, la sorella incinta; la sorellina cartomante Therese è interpretata da Armande Boulanger. Isabelle Huppert appare alla fine del film, in un ruolo che sicuramente ritroveremo se si farà il sequel.
La sceneggiatura non si addentra sui temi più scottanti del libro da cui è tratta, dove il tema del diverso è trattato con grande attenzione e umorismo. Un terreno decisamente troppo scivoloso per un film d'intrattenimento; d'altro canto il film è piaciuto a Pennac (che aveva sempre dichiarato di non voler trarre film dai suoi libri) e non si può non tenerne conto. Nicolas Bary alterna con sapienza i toni del giallo con quelli della commedia rosa. Il risultato è un'ora e mezza che scorre via fin troppo veloce, lasciando nei fan di Pennac un pizzico di rimpianto, in tutti gli altri, spero, la curiosità di leggere il libro.
Indiscutibilmente a livello artistico il film non è all'altezza del suo genitore di carta, ma è un'ottima opzione per una serata al cinema di intelligente divertimento.
2013 - Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres)
Regia: Nicolas Bary
Soggetto: Daniel Pennac
Costumi: Agnes Beziers
Musiche: Rolfe Kent
...sì! quando lo lessi ero in un momento di grande 'viaggio', sia geografico che di carriera, e le storie di Pennac le coloravo di volta in volta con le facce che mi trovavo intorno. Certo Brescia non somiglia molto a Belleville, ma qualche colore che avevo dato al libro non l'ho rivisto.
RispondiEliminaMi sono piaciuti moltissimo zia Giulia e tutti i suoi vestiti (!) e anche la bolla di ricordi da cui emergono gli orchi.