Ventotto anni dopo l'avventura de Il cervello da un miliardo di dollari l'agente Palmer ricompare inaspettatamente sulla scena. Certo il mondo nel frattempo è cambiato parecchio, e non si può pensare solo al dissolvimento dell'URSS: nel 1967 i Pink Floyd (con Syd Barrett ancora integro) pubblicavano il loro primo singolo Arnold Layne, la Boeing faceva decollare per la prima volta un 747 (all'epoca lo chiamavano "Jumbo Jet"), il Giro d'Italia lo vinceva ancora Gimondi. Il 1995 è invece l'anno in cui la setta fanatica Aum Shinrikyo intossicava 6000 persone nella metropolitana di Tokyo con il gas sarin (sul tema vi consiglio di leggere Underground di Haruki Murakami), la Microsoft faceva uscire Windows 95, andava online Ebay. Nel mondo della musica i Nirvana facevano la storia con il tour di Nevermind.
Insomma è un mondo diverso da quello in cui eravamo abituati a vedere Harry Palmer giocare il big game, però il vecchio e cinico agente può ancora dire la sua: dopo essere stato scaricato dal servizio segreto britannico, Palmer viene ingaggiato da un ambiguo magnate russo per ritrovare un campione di un virus letale trafugato dai laboratori e destinato alla Corea del Nord. Accompagnato dai giovani Nicolaj e Natasha Palmer, grazie all'esperienza e alla sensibilità maturate in decenni di onorato servizio, riuscirà ancora una volta a sbrogliare l'intricata matassa e portare la pelle a casa. Il mondo sarà anche cambiato ma gli squali del malaffare sembrano essere sempre gli stessi!
Michael Caine ritorna nei panni del personaggio di un Harry Palmer invecchiato ma mai domo, astuto, paziente e anche fortunato, quando serve. Nulla da dire, Caine è un Harry Palmer perfetto anche quando la produzione non è all'altezza. Jason Connery arriva qui al crepuscolo della sua dimenticabile carriera di attore. Il suo Nicolaj in diverse espressioni del volto ricorda moltissimo il padre, nel talento invece no. Mia Sara (Sarapocheiello per l'anagrafe) interpreta Natasha; noi vecchi ragazzi ce la ricordiamo al fianco di un giovanissimo Tom Cruise in Legend di Ridely Scott a cui è seguita una carriera piuttosto anonima. Michael Gambon viene sprecato nella parte di Alex il magnate russo, personaggio potenzialmente interessante ma penalizzato da un minutaggio insufficiente. Michel Sarrazin, infine, è Craig l'agente americano: un ruolo sostenuto con dignità.
Sia chiaro: a parte Michael Caine non c'è praticamente nulla che colleghi i primi tre capitoli prodotti da Harry Saltzman con Bullet to Beijing, che fra l'altro si appoggia su una sceneggiatura originale e non sui libri scritti da Len Deighton. Il film è una coproduzione anglo/russo/canadese concepita per la TV, ed in quest'ambito si tratta di un prodotto dignitoso. A me non è dispiaciuta la "solidarietà fra colleghi" che ci mostra le vecchie spie della guerra fredda tutte ormai dismesse per problemi di budget e per una sorta di obsolescenza (e invece continuano a fare grandi danni!). Il regista è quel George Mihalka divenuto famoso per lo splatter Il giorno di San Valentino e finito poi a lavorare come onesto professionista per la TV. Se la cava abbastanza bene con una bella scena di inseguimento fra motoscafi. Anche la Lada Niva che sale per la scalinata della stazione ferroviaria non è malaccio. Le musiche sono affidate a Rick Wakeman degli Yes; il doppiaggio molto penalizzante.
Il tentativo di resuscitare un personaggio così caratteristico come Palmer viene stroncato definitivamente dall'uscita di Goldeneye con un più giovane e affascinante Pierce Brosnan, che per le stesse strade di San Pietroburgo si lancia in un inseguimento alla guida di un carro armato. Forse il mondo è davvero cambiato un po' troppo!
Intrigo a San Pietroburgo, il sequel di All'inseguimento della morte rossa, viene girato subito utilizzando quasi lo stesso cast e la stessa crew tecnica, incontrerà però gravi difficoltà distributive (infatti non sono riuscito in alcun modo a reperirne una copia!): una fine ingloriosa per un personaggio che ha rappresentato il tentativo di fornire una alternativa di qualità al "solito" Bond, raccogliendo certamente meno di quanto meritasse.
Se un giorno riuscirò a vedere Intrigo a San Pietroburgo ve ne racconterò qualcosa con grande piacere!
Regia: George Mihalka
Musiche: Rick Wakeman
Costumi: Galina Nikolayeva
Sceneggiatura: Peter Welbeck
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