Non è frequente su questo blog occuparsi di documentari, di quando in quando ci sono però pellicole che è un vero piacere segnalare. La Sarraz Pictures, piccola e pluripremiata casa di produzione torinese, ha organizzato una proiezione torinese di Cadenas di Francesca Balbo, giovane autrice milanese al primo lungometraggio, e non mi sono lasciato sfuggire l'occasione.
La pellicola, realizzata in tre mesi di lavorazione fra l'autunno e l'inverno del 2010, mostra il lavoro quotidiano delle addette al controllo dei passaggi a livello di una piccola linea ferroviaria locale della Sardegna che si trova in una delle parti forse meno turistiche dell'isola, a nord di Cagliari. Qui la strada ferrata, costruita sul finire dell' 800, un tempo costituiva l'unico mezzo di collegamento fra i vari paesini; la rete stradale era infatti ancora assai poco sviluppata ed i passaggi a livello si trovavano di fianco alla casa cantoniera, dove viveva tutta la famiglia del cantoniere, la cui moglie tradizionalmente apriva e chiudeva con catene (le "cadenas" del titolo) il passaggio stradale. Con l'andare del tempo e lo sviluppo del trasporto su gomma la rete ferroviaria ha perso sempre più importanza, le case cantoniere sono state via via abbandonate, ma il mestiere di casellante si è tramandato al femminile, quasi di madre in figlia. Oggi (ma sarebbe forse meglio dire: per ora) questa linea è l'unica ferrovia rimasta in Europa priva di passaggi automatizzati, e le addette al controllo del passaggio sono sempre lì, fino a dodici ore al giorno, ad attendere il transito del prossimo treno, spesso senza il conforto di un riparo adeguato.
L'ora di durata del film scorre in modo molto fluido, mostrando il quotidiano di noia, alienazione, ossessione per il tempo, ma anche la dedizione e l'esemplare senso di responsabilità di queste singolari lavoratrici.
La Balbo, peraltro, dimostra grande equilibrio nella "narrazione", senza scadere mai nel giudizio superficiale. L'approccio scelto è quello di farsi occhio per lo spettatore, a cui viene lasciato il compito di elaborare la propria opinione personale.
Nel breve dibattito che segue alla proiezione qualcuno evoca il genere western, accostamento comprensibile se si pensa alla bellezza ed all'ampiezza dei panorami ed a una natura ancora in grande parte selvaggia. Inoltre il tema della ferrovia è un classico topos del west. Nel western però la ferrovia ha sempre rappresentato il progresso, in contrasto con il romanticismo della natura incontaminata, qui invece pare che il treno sia "già passato" e le casellanti siano rimaste dimenticate a guardia di un varco dove non attraverserà più nessuno, in un compito tanto romantico quanto malinconico.
La visione della pellicola offre diversi spunti di riflessione: è una terra che lega i propri figli quasi trattenendoli con invisibili catene. Certo, le immagini mostrano una realtà molto circoscritta geograficamente, ma come sempre nel miglior cinema ciò che vediamo sullo schermo rappresenta istanze potenzialmente universali: su tutto spicca l'idea di un territorio dal quale si vorrebbe fuggire per quanto poco ha da offrire in termini di risorse ed inevstimenti, ma da cui non ci si riesce a distaccare a causa delle necessità economiche immediate, della mancanza di alternative o del radicamento in un posto che è pur sempre casa. Problemi, quindi, che sono attuali e non certo nella sola Sardegna.
Dopo la proiezione ho avuto la fortuna di poter fare qualche domanda in esclusiva a Francesca, molto paziente anche dopo essersi sottoposta ad una raffica di domande da parte del pubblico:
TTM: Da quanto tempo fai film?
FB: domanda difficile. "Fare film" prevede una consapevolezza sul linguaggio delle immagini, un'idea di impianto narrativo e una collocazione all'interno di un mercato che ho raggiunto da poco (soprattutto l'ultima cosa). Diciamo che faccio i video da un sacco di tempo, ma lavori distribuiti o comunque inseriti in un circuito di visibilita' ne ho 3, Cadenas compreso.
TTM: Come hai deciso di farne una professione?
TTM: Molto spesso chi sogna di fare cinema sogna di fare fiction, tu invece hai deciso di dedicarti al documentario, un genere nel quale è sicuramente più complicato raggiungere una certa visibilità.
FB: non ho mai sognato di fare film di finzione. Non ho mai sognato la finzione nella vita, non e' il mio stile. Quando ero alla scuola di cinema, durante il corso di fotografia il docente propose una sorta di gara: descrivere un'immagine, una sola, che evocasse qualcosa, vinceva la piu' evocativa. Io vinsi descrivendo un'immagine inquietante che avevo visto qualche giorno prima: fu molto semplice trovare nella realtà qualcosa di significativo a cui il nostro immaginario bombardato di visioni collegasse stati d'animo o riferimenti culturali. Al contrario, non avrei saputo 'inventare' qualcosa che facesse muovere i sentimenti.
TTM: Quali progetti per il futuro? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
FB: per il momento ho un biglietto per il mare :) Sono mamma single da un anno e mezzo e questo e' un grande progetto che va nutrito con tempo e passione. Ora tocca a lui!
Cadenas, ammesso in concorso al festival Visions du Réel di Nyon, è già stato presentato in 15 serate presso sale selezionate in tutta Italia.
Chi può non si perda una delle prossime proiezioni: il 18 giugno a Capalbio (Sala Tirreno), il 19 a Genova (Cinema Sivori) e a Milano (Cinema Palestrina), il 28 a Borgomanero al Cinema Nuovo.
Chi volesse trova qui il trailer
Per chi invece desiderasse approfondire in loco, magari durante le prossime vacanze, consiglio una visitina qui.
Un grazie per le foto a La Sarraz Pictures s.r.l.
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