Puntuale ad un anno dall'uscita di Un viaggio inaspettato, arriva il secondo capitolo tratto da Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien.
Le considerazioni fatte in occasione del primo capitolo valgono ancora: Lo Hobbit letterario è un'opera introduttiva nella quale si fa la prima conoscenza con l'universo immaginato da Tolkien; al contrario l'opera cinematografica arriva successivamente al "piatto forte" rappresentato dalla trilogia de Il signore degli anelli, opera di ben maggior spessore. L'effetto rischia di essere paragonabile al brodino servito dopo il brasato: fa piacere ma in futuro ci ricorderemo più volentieri del piatto più polposo.
La durata di due ore e quaranta è forse un po' eccessiva, ma allineata con le altre pellicole della serie; il regista, svincolato ormai dalla presentazione dei personaggi può dare per assodata la conoscenza dei rapporti fra le razze e delle motivazioni personali e premere decisamente il pedale dell'acceleratore sulle scene d'azione.
La trama segue le vicissitudinidi Bilbo Baggins e della compagnia di nani capitanati dal nobile Thorin Scudodiquercia diretti alla montgna solitaria per scacciare il perfido drago Smaug dalle sale scavate nella roccia dell'antico regno nanico di Erebor. Durante il periglioso viaggio i nostri eroi si imbattono nel mutapelle Beorn (un gigantesco uomo capace di mutare il proprio aspetto con quello di un enorme orso), nel regno degli elfi silvani di re Thranduil (impersonato dall'attore Lee Pace, la cui somiglianza col cabarettista romagnolo Giuseppe Giacobazzi, basette incluse, è involontariamente esilarante). Orlando Bloom crea un curioso paradosso temporale: dieci anni dopo la conclusone delle vicende de Il signore degli anelli reinterpreta l'elfo Legolas all'interno di una vicenda che si svolge sessanta anni prima! Dopo una ulteriore avventura nella città di Pontelagolungo, finalmente l'azione si sposta nelle sale ricolme di oro dove dorme il drago Smaug. Se svegliare un cane dormiente è sconsigliabile, vi lascio immaginare quale pericolo sia ridestare un enorme rettile sputafuoco.
La sceneggiatura si prende un po' di libertà rispetto all'opera letteraria, introducendo per pura political correctness un personaggio femminile inesistente nella storia originale, l'elfa guerriera Tauriel, interpretata dalla star di Lost Evangeline Lilly. Bard - uomo aspro ma sincero e infallibile arciere che in qualche modo prefigura (o ricorda, per il pubblico cinematografico) la figura di Aragorn - è impersonato con efficacia da Luke Evans (il cattivo di Fast & Furious 6). Martin Freeman sviluppa molto bene il personaggio di Bilbo, lentamente ma inesorabilmente affascinato dal potere dell'Anello; nel complesso la prestazione di Freeman come portatore dell'Anello mi pare molto più riuscita rispetto a quella del sempre stranito Elijah Wood nei panni di Frodo.
Il drappello dei nani risulta vagamente tedioso, caratterizzati come sono attraverso i tratti della litigiosità e della diffidenza. Benedict Cumberbatch dopo aver prestato voce e figura al Negromante fa l'asso pigliatutto di vilains regalando profondità cavernose alla voce di Smaug: chi può gusti il film in versione originale.
Come e più del primo capitolo, La desolazione di Smaug è intrattenimento di alto livello, con alcune scene davvero entusiasmanti: l'attacco dei ragni e la fuga nelle botti coinvolgono e divertono. La trama si dipana agile nonostante la durata della pellicola: le licenze autoriali sono sì discutibili ma non possono disturbare davvero che i puristi e i musoni cronici. Fastidiosa invece la frettolosa troncatura finale: va bene creare aspettativa in vista dell'ultimo episodio (che uscirà a Natale 2014), però lo spettatore ha il diritto di vedere un film compiuto in sè, non martoriato dalla scritta "to be continued..."
Il 3D, grazie alla tecnica dei 48 fps di cui ho già scritto in occasione del primo capitolo, non risulta affatto fastidioso, il regista si premura anche di inserire qualche spettacolare chicca (come i calabroni che svegliano Bilbo) per mantenere sempre elevato il livello spettacolare.
I curatissimi costumi ed i meravigliosi paesaggi naturali (neozelandesi) uniti alla elevata qualità delle scene d'azione rendono La desolazione di Smaug una interessante opzione per riempire i lunghi pomeriggi vacanzieri con una bella scorpacciata di cinema e popcorn per tutta la famiglia.2013- Lo Hobbit La desolazione di Smaug (The Hobbit: The desolation of Smaug)
Regia: Peter Jackson
Scenografia: Alan Lee, John Howe, Dan Hennah
Costumi: Bob Buck, Burkes-Harding, Ann Maskrey , Richard Taylor
Nessun commento:
Posta un commento