Qualche tempo fa ho introdotto il personaggio di Harry Palmer, un agente segreto creato da uno dei produttori di 007 basandosi sui romanzi di Len Deighton e magistralmente interpretato da Michael Caine.
Prodotta ancora da Harry Saltzman, questa volta insieme a Charles Kasher, come già accaduto per il franchise di 007, la pellicola rappresenta il tentativo di industrializzazione del prodotto il cui prototipo di successo è Ipcress.
Per la storia si pesca nuovamente dai romanzi di Leighton (il libro di Funerale a Berlino precede il film di soli due anni), confermato Caine nel ruolo del protagonista, confermata anche parte della crew tecnica, fra cui l'immarcescibile Ken Adam. La regia, anello debole del primo capitolo (non per la qualità del prodotto, ma solo per i rapporti fra director e produzione) viene affidata a Guy Hamilton, reduce dal successo di Golfinger,futuro regista di ulteriori tre capitoli di 007, e - cosa ancora più importante - ex membro del servizio segreto inglese di stanza in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, esperienza che si rivela importante in diverse scene del film nelle quali Hamilton si stacca dallo script per improvvisare alcuni dettagli più "veri".
La trama è piuttosto intricata, piena di enigmi, doppi inganni e trappole. L'azione si svolge quasi interamente nella Berlino divisa in due dal muro (ricorrente il cartello YOU ARE LEAVING THE AMERICAN SECTOR, non so se per vezzo british o semplicemente perchè i segnali erano piazzati ovunque), e l'azione si fa un pochino più spettacolare: nell'universo di Palmer conta sempre più il cervello della pistola, però le rivoltelle iniziano a comparire in modo più ricorrente.
Il fascino femminile è affidato (per caso, la parte avrebbe dovuto essere di Anjanette Comer, che si ammalò all'ultimo momento) alla attrice tedesca Eva Renzi (Evelyn Renziehausen, per l'anagrafe), all'epoca poco più che ventenne, che interpreta la spia israeliana Samatha Steel. Qualche anno più tardi ritroveremo l'attrice in L'uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento.
Michael Caine è di nuovo Harry Palmer, disincantato e indisciplinato; in questo contesto non riesce a sviluppare il suo amore per la gastronomia, ma in compenso è impeganto ina lcune divertenti dispute verbali con il colonnello Stock, un pezzo grosso del KGB intepretato dall'attore austriaco Oskar Homolka, il cui personaggio comparirà nuovamente nel capitolo successivo: Un cervello da un miliardo di dollari.
Contrariamente al suo predecessore, Funerale a Berlino non ha ricevuto grosse nominations nè premi prestigiosi, che tuttavia avrebbe meritato. E' infatti una spy-story complicata e appassionante ambientata nella città che più di ogni altra è associata ad un immaginario di trame di servizi segreti di mezzo mondo, ben diretta e ottimamente recitata. Allo stesso modo di Ipcress, si tratta di una pellicola che andrebbe rivalutata e recuperata alla gloria che merita. Nel prossimo post, vi racconterò qualcosa del terzo film di Palmer, a cui seguirà un silenzio artistico di più di venti anni!
1966 - Funerale a Berlino (Funeral in Berlin)
Regia: Guy Hamilton
Scenografia: Ken Adam
Fotografia: Otto Heller
Sceneggiatura: Evan Jones
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